mercoledì 8 settembre 2004

differenza tra le cellule staminali

La Stampa 8.9.04
intervista
«Molte potenzialità
ancora da scoprire»
«Le cellule dal cordone ombelicale sono intermedie
Le embrionali possono sviluppare qualsiasi tessuto»
Antonella Torra

LE cellule staminali del cordone ombelicale non danno problemi etici e hanno grandi potenzialità, molto più di quelle adulte». Parola di chi le studia ormai da 30 anni: Massimo Aglietta, direttore del dipartimento clinico dell'Istituto per la ricerca e la cura del cancro di Candiolo.
Le ultime scoperte sono rivoluzionarie e promettono grandi passi avanti nella medicina: con queste cellule quali malattie sarete in grado di curare?
«Sono potenzialmente utili nel trattamento di molte malattie ematologiche e in generale delle neoplasie. Ma non conosciamo ancora tutte le potenzialità delle staminali del cordone ombelicale. Ci auguriamo e supponiamo che siano molte di più».
A quando risale la prima ricerca?
«Abbiamo cominciato nel 1975, io ero ancora studente. Dirigeva la ricerca il professor Gavosto, tra i fondatori ed ex direttore scientifico dell’Ircc di Candiolo. Già allora, nonostante una tecnologia ancora limitata, scoprimmo che nel cordone ombelicale c'erano cellule staminali progenitrici».
Quale era l'importanza di questa scoperta?
«In un periodo in cui si cominciava a decifrare come vengono prodotte le cellule del sangue dal midollo osseo e a effettuare i primi trapianti di cellule staminali, quel lavoro indicò una sorgente con grosse potenzialità. In realtà, allora non erano disponibili metodiche per sfruttare appieno queste conoscenze e quindi accantonammo il progetto».
Quando riprese?
«Negli Anni '90 i progressi della biologia cellulare e molecolare permisero di identificare e produrre i vari fattori di crescita che regolano la produzione delle cellule staminali. Finalmente avevamo gli strumenti per manipolarle ex vivo e modularne le proprietà. Riprendemmo quel filone con la professoressa Wanda Piacibello, anche lei dell'Ircc, e aprimmo una collaborazione con l'ospedale pediatrico di Torino (professori Enrico Madon e Franca Fagioli). Il progetto ha portato alla dimostrazione della possibilità di espansione in vitro delle cellule staminali. Le tecniche sono state affinate ed è arrivato il passaggio dal laboratorio all'applicazione clinica. Il risultato di Pavia è l'evoluzione di questo lavoro».
Come avete partecipato a questo «lavoro»?
«Collaboriamo da anni con Pavia e Milano anche nell'ambito di un progetto europeo, ma non abbiamo partecipato al trapianto reso noto in questi giorni».
La polemica di questi giorni è anche sui vari tipi di staminali: che differenza c'è tra quelle embrionali e quelle del cordone ombelicale?
«Queste ultime hanno potenzialità intermedie tra quelle embrionali e quelle adulte. Ma un grosso vantaggio rispetto a quelle embrionali: non pongono problemi di natura etica».
Ma quelle embrionali hanno potenzialità maggiori?
«Hanno la capacità di sviluppare qualunque tessuto dell'organismo. Quelle ombelicali o cordonali sono “rigeneratrici” principalmente dei tessuti del sangue. Ma si sta lavorando per capire quanta flessibilità si può ottenere. Inoltre sappiamo già che per il loro potenziale di automantenimento si prestano bene all'inserzione di geni specifici e, quindi, allo sviluppo di progetti di terapia genica».
Quelle meno efficaci, quindi, sono le staminali adulte?
«Sì: hanno le potenzialità di quelle cordonali, ma quantitativamente ridotte. Per ottenere gli stessi risultati ne servono molte di più. Sono già “invecchiate" e si esauriscono prima, per cui è molto difficile espanderle».