domenica 17 ottobre 2004

insonnia

Corriere della Sera 17.10.04
Una ricerca americana ha sostituito la psicoterapia ai sonniferi
L’insonnia? Ecco le lezioni per dormire
di GIUSEPPE REMUZZI

C’è una regola inventata nel Quattrocento: «Sex horis dormire sat est juvenique, senique; septem vix pigro, nulli concedimus octo». Ad un giovane e anche a un vecchio sei ore di sonno bastano. Sette si possono concedere a un pigro, ma nessuno dorma più di otto ore. A dispetto della Scuola Medica Salernitana (1479), oggi le persone che non dormono sono tantissime (soltanto in Italia, otto milioni, forse di più). Quasi tutti sentono un medico. Che quasi sempre dà un farmaco con cui si dorme, certo, specialmente i primi giorni, ma a lungo andare ci si abitua. Allora si aumentano le dosi. Qualcuno continua a non dormire, altri, che comunque di notte dormono male, qualche volta dormono di giorno. Fra l’altro i sonniferi danno assuefazione e certe volte disturbi anche più gravi, ma si continuano a prescrivere. Possibile che non ci siano alternative? Forse sì.
Gregg D. Jacobs, dell’Università di Harvard, si è chiesto se non si potesse «insegnare» a dormire, come si insegna a guidare, per esempio. Lui e i suoi collaboratori - il lavoro è pubblicato su Archives of Internal Medicine di questi giorni - hanno confrontato una terapia psicocognitiva (è fatta per capire i nostri comportamenti) con un ipnotico. La psicoterapia era impegnativa: quattro sedute alla settimana di trenta minuti per tre settimane, poi altre due chiacchierate al telefono per altre due settimane. In queste conversazioni si aiutavano gli insonni a capire le ragioni del loro non dormire e in più si insegnavano certe regole: non stare troppo a letto, alzarsi sempre alla stessa ora al mattino (anche se si è dormito poco). Usare la camera da letto solo per dormire (ed eventualmente per fare l’amore). Se non si dorme, alzarsi e fare qualcosa d’altro finché non viene sonno. Lo studio ha dimostrato che la psicoterapia da sola era più efficace del farmaco. Tutto risolto allora? Non è detto.
Anche se questo studio è molto ben fatto, meglio di qualunque altro studio sull’insonnia, ha dei limiti. Sono state studiate soltanto 63 persone, forse non abbastanza per trarre conclusioni definitive. Chi ha partecipato allo studio lo ha fatto in risposta ad un annuncio che c’era sul giornale (chissà, forse erano i più disponibili ad imbarcarsi in una psicoterapia e non è detto che rappresentino la popolazione generale). E poi le rilevazioni sono state fatte solo per qualche mese: è un po’ poco. Se però la psicoterapia cognitiva si dimostrasse davvero meglio dei sonniferi, i vantaggi sarebbero enormi. A cominciare dai costi, visto che oggi in Italia si spendono per l’insonnia quasi tre miliardi di euro.
Su Nature di queste settimane c’è un bellissimo lavoro: da 25 anni in qua si dorme sempre meno, ma se si dorme poco aumentano i costi sociali, diminuisce la produttività, aumentano gli incidenti (muoiono in Italia a causa di «colpi di sonno» 8.000 persone all’anno, senza contare i feriti) e aumentano le malattie (soprattutto malattie infettive e malattie del sistema immune).
Chissà se è vero che Dimitri Ivanovic Mendeleev - il grande scienziato russo -, la tavola periodica degli elementi l’ha concepita nel sonno. Forse no. Ma che dal sonno possano venire idee geniali è confermato da un altro bel lavoro pubblicato ancora su Nature, ancora quest’anno. Se è così, vale la pena di fare tutto per non mettere a repentaglio queste straordinarie funzioni del cervello. (Cominciando dall’evitare quei farmaci che, alla lunga, le possono compromettere).