mercoledì 15 dicembre 2004

la Resistenza a Roma

Repubblica Cronaca di Roma 15.12.04
Ecco gli eroi ignoti della Resistenza
Trovate per caso le foto della rivolta anti-tedeschi. Ora sono in mostra
RENATA MAMBELLI

Questa storia inizia con un bambino che insieme a un cuginetto sta giocando alla guerra, puntando il suo fucilino di legno da una finestra. Sono passati sessantun anni e la conclusione della storia è una raccolta di più di sessanta istantanee inedite che raccontano la battaglia di Roma, dopo l´armistizio, dal 9 al 14 settembre, e che dal 21 dicembre saranno in mostra al Museo di Roma in Trastevere, per iniziativa dell´assessorato alle Politiche culturali. Una mostra eccezionale, che getta una nuova luce su quei giorni confusi e dolorosi. Ma torniamo a quel bambino che ha scelto il momento sbagliato per giocare. Di corsa arriva il padre e gli ordina di smettere: giù per strada, in via Bolzano, proprio sotto quella finestra, i tedeschi stanno disarmando i soldati italiani della divisione Piave e qualcuno potrebbe vedere quella canna di fucile e prenderla per un´arma vera. È il 9 settembre del '43 e così, alla chetichella, sta iniziando la battaglia di Roma.
È per quel ricordo d´infanzia che Massimo Mortari, negli anni '70, si ferma a guardare una foto sulla bancarella di un rigattiere, a Viterbo. L´istantanea fissa la sua casa, sullo sfondo, quella finestra e, davanti, l´obiettivo della macchina da presa ha colto le figure interdette e dolenti dei soldati della Piave, rastrellati dai tedeschi. Mortari raccoglie quel fascio di vecchie fotografie, le compra, le ripone. E se ne dimentica. Pochi mesi fa le ritrova e capisce che cosa si trova in mano: molto più di un ricordo personale, ma la documentazione drammatica di quelle tragiche giornate, la cronaca fotografica dell´occupazione militare da parte dei tedeschi della città che avrebbe dovuto rimanere "aperta" e invece fu costretta ad arrendersi dopo cinque giorni che costarono 700 vite umane. Gente che non volle consegnarsi ai tedeschi e scelse di combattere per il proprio onore e per la propria bandiera, non solo davanti a Porta San Paolo, come tutti sappiamo, ma anche per le strade del quartiere Trieste, alla stazione, al Viminale, davanti alla sede dell´Eiar.
Le foto ora in mostra documentano quella resistenza, la riportano alla ribalta, le danno di nuovo consistenza di volti e di espressioni, di corpi e di luoghi. Vediamo per la prima volta che faccia aveva il professor Persichetti del liceo Visconti, mentre discuteva a Porta San Paolo il da farsi con i soldati che perplessi e preoccupati aspettavano ordini. Tra qualche ora lui e quei soldati saranno morti: l´istantanea li coglie nel momento più importante della loro vita, quello decisivo. E questo vale anche per quegli uomini seduti per terra in attesa degli eventi, guardati a vista dai militari tedeschi, disarmati, cupi: non sanno che per loro si sta aprendo la strada del lager, ma pure sembrano ben convinti che quello è un momento fatale, in cui si decide la loro sorte.
Chi ha scattato queste foto? Di chi era l´occhio dietro l´obiettivo? Difficile rispondere dopo tanto tempo. Probabilmente uno o più fotografi professionisti, forse fotoreporter di giornali del tempo. Oppure informatori, collaborazionisti. Chiunque sia stato, poteva muoversi in un campo e nell´altro: immortala, con due scatti quasi identici, sia la resistenza degli italiani dietro a un cannone, sia l´attacco dei tedeschi dietro un altro cannone, molto più potente del primo. Scatta foto ai vinti e ai vincitori, imparziale. Riprende anche le immagini dei giornali dell´epoca, dei manifesti, delle scritte sui muri. Fotografa foto già stampate. Raccoglie, archivia. Consegna ai nostri occhi particolari che oggi assumono un´importanza eccezionale, rende ragione a martiri sconosciuti, a gente senza nome che non ha lasciato traccia dietro di sé, se non questo sguardo intenso che oggi ci fissa dalla carta.

stessa pagina
In 5 giorni l'Italia voltò pagina
lo storico LUCIO VILLARI

Fa parte del patrimonio culturale e politico degli italiani l´inizio del Risorgimento nazionale: furono le Cinque Giornate di Milano del 1848. Gli insorti combatterono contro gli austriaci ma, alla fine, fu una battaglia perduta. E perduta fu pure un´altra battaglia: le cinque giornate di Roma, dal 9 al 14 settembre 1943. Ma, come un secolo prima, qui, dalla lotta contro i tedeschi prese l´avvio la Resistenza e si scrissero le prime pagine di storia dell´Italia nuova. Non è affatto retorico dire queste cose e ricordare quei momenti drammatici che Roma e i romani vissero. Anzi, oggi una fortunata scoperta permette di ricostruire visivamente alcuni episodi cruciali della difesa di Roma dopo la proclamazione dell´armistizio, avvenuta attraverso la radio, alle 19.30 dell´8 settembre. Alcune decine di fotografie inedite, scattate non si sa da chi (un cronista? un soldato tedesco? un civile italiano amico dei tedeschi?), restituiscono lo scenario autentico di quelle ore tragiche di una tarda e afosa estate.
Le poche immagini esistenti di quegli avvenimenti avevano sempre mostrato i nostri granatieri che, a Porta San Paolo, insieme con molti civili, cercavano eroicamente di contendere il passo alle truppe scelte del maresciallo Kesselring che penetravano a Roma da via Ostiense. Il fortuito ritrovamento di queste sconosciute immagini, ci permette invece di conoscere momenti mai prima documentati della progressiva occupazione di Roma e del controllo da parte dei tedeschi di quartieri diversi della città: corso Trieste, Prati, Trastevere, piazza del Popolo, l´Esquilino (con l´occupazione del palazzo del Viminale) e la sede dell´EIAR, in via Asiago. Era il luogo, quest´ultimo, da dove il maresciallo Badoglio aveva annunziato agli italiani la firma dell´armistizio.
Grazie all´assessorato alla Cultura di Roma e al Museo di Roma e alla casa editrice Il Parnaso, questo straordinario documento storico è ora a disposizione di quanti credono che i settecento caduti della battaglia di Roma, militari e civili affratellati da un forte sentimento patriottico, siano i primi martiri del secondo Risorgimento. Il valore struggente di queste fotografie è anche nel fatto che non vi sono scene di morte né di violenza: è come se in esse serpeggiasse un sentimento di stupore, di paura, di strana angoscia, ma anche l´emozione di una dignità da riscoprire e da difendere. Ad ogni costo.

L'Unità Cronaca di Roma 15.12.04
Al museo di Roma in Trastevere
I NAZISTI A ROMA: LE IMMAGINI INEDITE
In mostra 63 scatti del settembre 1943
di Beatrice Nencha

Un bambino guarda due ragazzi in bici, che a loro volta fissano un paio di blindati tedeschi mentre attraversano una spettrale Piazza del Popolo. Da un'altra parte della città, a via Asiago, un presidio italotedesco sta per occupare la sede dell'Eiar, l'antenata della Rai. Mentre, sempre nella capitale, si aggira compiaciuto il federmaresciallo Rommel, nominato Comandante in capo delle Armate tedesche in Italia all'indomani del 25 luglio. Sono alcuni dei momenti fissati da 63 immagini, molte delle quali inedite, esposte nella mostra "La battaglia di Roma, 9-14 settembre 1943" (e nel libro-catalogo omonimo, che raccoglie anche la preziosa testimonianza d'epoca del giornalista Paolo Monelli) ospitata dal 21 dicembre al Museo di Roma in Trastevere. Artefice della scoperta un collezionista appassionato di Seconda guerra mondiale, Massimo Mortari, che negli anni '70 ha acquistato questi scatti (dimenticati per anni in un cassetto e oggi donati all'Archivio fotografico del Comune di Roma) in una rigatteria di Viterbo: "Mi avevano colpito perché, in una delle foto, ho riconosciuto due palazzi di via Santa Costanza costruiti da mio padre nel '39 e dalle cui finestre ho assistito, da bambino, al rastrellamento della divisione Piave, accampata a piazza Istria, ad opera dei parà tedeschi". E' la stessa scena ripresa dell'oscuro fotografo (probabilmente un tedesco o un collaborazionista) autore di queste istantanee, che non si limita a immortalare l'espressione impietrita e i volti contratti dei nostri soldati, ma arricchisce la propria documentazione con le scritte che iniziano ad apparire sui muri della capitale ("Abbasso il re traditore"), i volantini diffusi dal comando tedesco e dalle autorità italiane, oltre alle prime pagine dei giornali. "Sono immagini storiche involontarie e anche da questo deriva il loro fascino", spiega Lucio Villari, docente di storia contemporanea all'Università di Roma Tre. Che aggiunge: "Sono testimonianze preziose dato che in genere circolano solo immagini di Porta San Paolo, come se quello fosse stato l'unico atto di resistenza nella capitale. Al contrario queste foto, tra cui quella della guarnigione del Viminale disarmata dai tedeschi, dimostrano come si possa parlare a pieno titolo delle "cinque giornate di Roma" che, anche se finirono male come quelle di Milano del '48, hanno alimentato il senso di rivolta contro l'occupatore straniero. Testimoniando, dagli scontri immortalati sull'Ostiense, sulla Laurentina e fino alla stazione Termini, come l'Italia sia cambiata proprio a partire da queste date.
L'esposizione, patrocinata dall'assessorato alle Politiche culturali del comune di Roma, è per l'assessore Gianni Borgna un "ideale completamento, nello stesso spazio espositivo, di quella in corso intitolata "La Roma del Luce", che si conclude alla vigilia dell'Armistizio. Mentre questa mostra approfondisce il periodo più oscuro dell'occupazione tedesca, che durò fino al giugno del '44". Una pagina tra le più drammatiche della nostra storia rievocata in "Roma città aperta" di Rossellini. A cui si aggiungono ora queste foto, conclude Villari, "che sono un richiamo all'obbligo e al compito di ricordare".