sabato 5 marzo 2005

due casi

La Provincia 5.3.05
Uccise uno psicologo, si riapre il caso Geoffroy Aveva detto che si sarebbe fatto giustizia da solo

MILANO Tre anni prima di uccidere aveva detto che «si sarebbe fatto giustizia da sè». E forse se quelle parole allora pronunciate dall'ex psichiatra Arturo Geoffroy agli agenti di polizia fossero state prese in maggior considerazione si sarebbe potuta evitare una tragedia: la morte dello psicologo Lorenzo Bignamini. È quel che sostiene il legale di un ex dirigente di una Ussl di Milano. M. D., che nell'estate del 2000 venne per ben due volte aggredito e malmenato da Geoffroy, e che ora vede la querela presentata a suo tempo per lesioni finire con una richiesta di archiviazione. L'ipotesi-denuncia è stata messa nero su bianco in una lettera firmata dall'avvocato milanese e inviata al pm Gianluca Prisco. Il magistrato oltre a chiedere l'archiviazione del fascicolo per lesioni (alla quale non ci sarà opposizione), insieme al collega Gianni Narbone è titolare delle indagini per la morte di Bignamini, ucciso a coltellate l'8 agosto del 2003 a Milano dall'ex psichiatra arrestato 5 giorni dopo sulla passeggiata a mare di Camogli, in Liguria. Il legale di M. D., ha constatato «in qualità di cittadino, prima che come avvocato, che l'omicidio commesso dal Geoffroy (...) avrebbe forse potuto essere prevenuto, ed evitato, se la querela presentata dal mio assistito (...) avesse avuto un seguito, con l'esame dei testimoni delle aggressioni espressamente indicati». L'avvocato sottolinea inoltre che già nella querela presentata tre anni prima del delitto l'ex psichiatra aveva detto che «ritenendosi vittima di ingiustizia, si sarebbe fatto giustizia da solo, cosa che poi ha pensato di fare, uccidendo». Per questo delitto l'udienza preliminare è fissata per il 14 marzo davanti al gup Clementina Forleo, dopo una sospensione del processo di nove mesi: poco più di un anno fa Geoffroy, ora nell'ospedale psichiatrico giudiziario di Aversa, era stato dichiarato incapace di intendere e volere e pericoloso. Ma lo scorso ottobre, una nuova perizia aveva accertato che le sue condizioni psichiche erano migliorate: semi-incapace di intendere e volere e in grado di stare in giudizio.

La Provincia 5.3.05
l'intervista a «Panorama» Pubblichiamo alcuni stralci delle dichiarazioni rese al newsmagazine tramite i suoi avvocati
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«Ho firmato una confessione, però devo puntualizzare due cose. Innanzitutto mentre scrivevo ero in uno stato confusionale. E poi per la stesura di quel memoriale è stata decisiva la presenza di un maresciallo dei carabinieri che mi ha detto che se non avessi collaborato mi avrebbero dato trent'anni di galera. La verità è che quelle mie dichiarazioni sono state, secondo me, in gran parte pilotate». Si rende conto che sta ritrattando? Così rischia di peggiorare la situazione. L'unica cosa che ricordo di quei morti, di cui non ho mai fatto i nomi, riguarda l'ultima persona che dicono avrei ucciso (la signora Maria Cristina, 99 anni, ndr). Ho in mente un diverbio con i parenti. (...) Voleva suicidarsi? Senza una ragione particolare, una notte sono scesa al piano inferiore della villetta dove vivevo con il mio convivente e ho cercato di iniettarmi aria in vena (...) Sentivo un gran senso di vuoto. In precedenza ero andata a sbattere volontariamente con l'auto contro un muro. Altre volte mi sono ferita da sola. Lei è stata anoressica, depressa grave (...) autolesionista. Ha trovato una spiegazione? Non mi sono mai accettata, nè fisicamente nè mentalmente. Non sono mai stata in pace con me stessa. Ancora oggi mi vedo grassa e sono complessata. Vorrei cambiare la mia testa e i difetti fisici che mi fanno vivere male. Credo di avere grossi problemi psichici. Torniamo ai morti... (...) nel memoriale che ho consegnato alla procura ho inventato molte cose, come il numero dei pazienti a cui avrei causato l'embolia. Lei inizialmente ha confessato cinque delitti, gli inquirenti gliene contestano molti di più. E non mancano le testimonianze a suo sfavore. Durante gli interrogatori al Sant'Anna mi leggevano le deposizioni dei miei colleghi. Una diceva che quando morì un paziente a me assegnato rimasi tranquilla sulla porta della cucina a bere il caffè. Non mi riconosco in questo ritratto: sul lavoro facevo il mio dovere, ero iperattiva. E' vero che conservava i necrologi di alcune vittime e che aveva come portachiavi una piccola bara? In uno dei miei libri hanno trovato il necrologio di una mia zia che è morta nel giugno dello scorso anno. Il portachiavi era solo una cosa scherzosa, così per ridere. Che cosa provava quando vedeva soffrire qualcuno in ospedale? Soffrivo anch'io (...) Che cosa le manca della vecchia vita? Sarò banale, ma mi mancano gli affetti, i miei gatti, il cane. A pensarci mi vengono le lacrime agli occhi. Se potesse tornare indietro, che cosa non ripeterebbe, oltre ai delitti? Probabilmente il matrimonio. Lei si è sposata giovane... Avevo 24 anni, cercavo una via d'uscita, una scappatoia. Volevo andar via di casa, essere indipendente. Ha detto che si è sposata per scappare di casa. Che ricordi ha dell'infanzia' Ho dei flash. Sono sempre stata attaccata a mio padre e dicevo che da grande lo avrei sposato. Nei confronti di mia madre avevo un senso di angoscia, anche perchè lei ripeteva continuamente che voleva morire. E io avevo paura che succedesse veramente. Quando dormivo nel suo letto, controllavo che respirasse, per paura che fosse morta, che avesse attuato ciò che minacciava. Altri brutti ricordi? Mi viene in mente un episodio di quando avevo circa cinque anni. Un fatto che mi ha segnata e di cui solo successivamente ho compreso il significato. Un pomeriggio stavo giocando con un bambino del mio palazzo. Quel giorno il nonno del mio amichetto ha fatto in modo che lo toccassi nelle parti intime. Le attribuiscono quasi lo stesso numero di delitti di Donato Bilancia, il serial killer con il record di omicidi nella storia criminale italiana. Questa cosa mi fa stare male. Non mi sento come lui. Almeno si riconosce nella definizione di «infermiera killer»? Esistono due Sonya. La vera non è quella raccontata da voi giornalisti. I maligni hanno detto che sarebbe stata licenziata dalle suore della clinica Valduce perchè faceva girare la testa a troppi dottori. Non è assolutamente vero. Mi hanno costretta a dare le dimissioni perchè sapevano che avevo vinto il concorso al Sant'Anna.