sabato 30 aprile 2005

la biologa RAFFAELLA NICOLAI
citata sul Corriere della Sera del 24 Aprile

Corriere della Sera 24.4.05
Il filosofo Berti: sì alla ricerca, ma andava aggiunto il divieto di produrne altri embrioni
Lite sul parere dei Lincei


MILANO - Era inevitabile. Il «sì» dei Lincei alla ricerca sulle cellule staminali embrionali (58 voti favorevoli, otto contrari e quattordici astenuti) ha suscitato perplessità e reazioni polemiche. Dentro e fuori l’Accademia. Carlo Casini, presidente del Movimento per la vita, è il più duro. Dice: «Il testo sembra avere lo scopo di influire sull’opinione pubblica e non di promuovere la scienza». E parla di «strategia unitaria dei referendari». Anche Riccardo Pedrizzi (An), presidente della Consulta etico religiosa, prende le distanze: «Il documento non è condivisibile. La proposta di usare gli embrioni già prodotti e crioconservati, con l’argomentazione che altrimenti sarebbero destinati a morte certa, parte da un presupposto sbagliato. Non è vero: quegli embrioni si potrebbero adottare». Il tema divide gli accademici. Più di quanto non dica l’esito della votazione, difficile e tesa, come quando tra i presenti è volato un «nazisti!». «Non c’ero, mi trovavo a Catania per un convegno. Ma certamente non avrei votato un documento senza una indicazione precisa scritta e inequivocabile sul divieto di produrre in futuro embrioni destinati alla ricerca. L’epiteto nazista? Non approvo questi eccessi, accuse di questo tipo non rientrano nelle mie abitudini», spiega Enrico Berti, professore di Storia della filosofia all’Università di Padova. E Paolo Prodi, docente di Storia moderna all’ateneo bolognese, ammette: «Non ho potuto partecipare alla votazione. Ma il discorso sull’uso o meno degli embrioni diventa tecnico e molto limitato. Il tema centrale, di interesse per tutti, è quello della vita stessa». Giuseppe Zerbi, ordinario di Scienza e tecnologia dei materiali al Politecnico di Milano, è uno degli otto «no». «Io ero presente - dice - e ho votato contro il documento sulle cellule staminali ricavate dagli embrioni congelati. Ho detto no a un testo blindato e ambiguo che non tutela l’essere vivente».
Ciascun no ha motivazioni articolate e precise. Enrico Berti parla dal punto di vista filosofico. Spiega: «Acconsento in linea di principio, per fini scientifici e terapeutici, all’uso degli embrioni già esistenti e dei quali si sa con certezza che non potranno mai essere messi nelle condizioni di potersi sviluppare. Sarebbe senza senso opporsi». Però: «L’impiego di embrioni umani per scopi diversi dallo sviluppo e dal bene degli embrioni stessi contraddice un principio fondamentale dell’etica kantiana: "Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona sia in quella di ogni altro uomo, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo". E l’embrione è in potenza una persona».
Il sì degli accademici di fatto arriva a poche settimane dall’appuntamento referendario del 12 e 13 giugno, quando gli italiani saranno chiamati a rispondere ai quattro quesiti sulla legge che regola la procreazione assistita. E, letto dai referendari, l’intervento dei Lincei appare di sostegno. Così Marco Cappato, segretario dell’associazione Luca Coscioni, assicura: «Il voto dell’altroieri è un pronunciamento di buon senso. Una conferma della distanza tra la gran parte della comunità scientifica e il legislatore che ha partorito la legge 40. Gli accademici hanno sottolineato con semplicità la contraddizione di una legge che, sacralizzando l’embrione, preferisce che i trentamila embrioni soprannumerari esistenti oggi in Italia marciscano nei congelatori, piuttosto che essere utilizzati per cercare la cura contro malattie».
Per la biologa Raffaella Nicolai la presa di posizione dell’Accademia rispecchia in pieno «l’evidenza scientifica e anche medica: l’embrione non è persona umana». Su questo, però, tra gli accademici non c’è unanimità.


il documento
dell'Accademia dei Lincei:


ansa.it Venerdì 22 Aprile 2005
STAMINALI: LINCEI, SI' A USO EMBRIONI ABBANDONATI

(ANSA) - ROMA, 22 APR - Sì dall'Accademia dei Lincei all'uso degli embrioni congelati in sovrannumero per ottenere cellule staminali a fini di ricerca. E' quanto emerge dal documento sulle cellule staminali approvato oggi nell'adunanza delle Classi riunite dell'Accademia con 58 voti favorevoli, 8 contrari e 14 astenuti.
''L'Accademia Nazionale dei Lincei - si legge nel documento - si augura che sia evitata la perdita o l'eliminazione, invece dell'utilizzazione, degli embrioni soprannumerari congelati attualmente esistenti, e che il Parlamento approvi rapidamente leggi che consentano, in condizioni severe, controllate e protette da abusi, la donazione dei suddetti embrioni soprannumerari''. Secondo gli esperti dei Lincei ''verranno in tal modo accresciute le conoscenze scientifiche e, di conseguenza, alleviate le gravi sofferenze prodotte dalle malattie degenerative''.
Nel documento, in tre punti, si rileva che ''non è ancora noto in quale misura le cellule staminali derivate dai tessuti adulti e dai cordoni ombelicali potranno sostituire, in tutto o in parte, quelle derivate dalle cellule fetali ed embrionali'' e che ''in seguito alle critiche sviluppatesi in numerose sedi, la ricerca con le cellule staminali derivate da embrioni soprannumerari congelati è oggi di fatto vietata in Italia''. Ma secondo gli accademici ''esistono tuttavia validi argomenti in favore della rimozione di tali divieti''.
In primo luogo, si osserva nel documento, il divieto dell'uso degli embrioni congelati ''non sembra giustificabile dal momento che gli embrioni in questione sono comunque destinati a essere eliminati, e che lo scopo dell'uso e' quello di curare le malattie e cioe' di diminuire le sofferenze umane''. Inoltre gli studiosi osservano che il no alla sperimentazione con cellule staminali derivate da embrioni soprannumerari ''e' in conflitto con due dispositivi gia'esistenti nella legislazione italiana relativi all'interruzione della gravidanza e alla vendita, dietro prescrizione medica, della cosiddetta ''pillola del giorno dopo''. In terzo luogo il documento rileva che la Convenzione di Oviedo approvata dal Consiglio d'Europa nel 1997 e ratificata dal Parlamento italiano nel 2001 vieta la produzione di embrioni umani esclusivamente a fini di ricerca, ma non la produzione di embrioni a fini fecondativi nè il loro uso a fini di ricerca di base ''nel caso il fine fecondativo divenga superfluo e gli embrioni siano destinati alla eliminazione''.
Il terzo punto del documento riguarda, infine, le ricadute positive della ricerca sulle cellule staminali e della medicina rigenerativa in generale per la terapia di malattie degenerative come quelle cardiovascolari e autoimmuni, diabete, osteoporosi, tumori, morbo di Alzheimer e di Parkinson.(ANSA).
______________________________________