IL SEGRETARIO DI RIFONDAZIONE: BERLUSCONI DOVE PENSA DI TROVARE LA FORZA PER CONTINUARE LA SUA POLITICA?
intervista
Bertinotti: tracollo del Polo
La crisi è irreversibile
Riccardo Barenghi
«Questo è il risultato di due fattori: il vento del Sud e il crollo del blocco sociale con le radici al Nord che aveva consentito la vittoria del premier»ROMA. HA vinto due volte, Fausto Bertinotti. Ha vinto perché ha vinto le elezioni e con tutta l’Unione di centrosinistra ha sconfitto il centrodestra. E ha vinto anche perché il candidato del suo partito, che prima ha sfidato il suo alleato concorrente dell’Ulivo e poi il potente governatore della Puglia, «l’imbattibile Fitto», ha vinto a sua volta ed è il governatore della regione. «Questo è un fatto straordinario, il più significativo di queste elezioni dopo il dato generale».
«In Puglia è stata l’affermazione della democrazia partecipativa. Un popolo costituente che ha cambiato
i presupposti, gli esiti i riti della politica»
«La vittoria di Vendola dice che un dirigente della sinistra radicale
può attirare i voti anche di chi in partenza è più lontano da lui»
Partiamo però dal risultato complessivo, cos’è successo secondo lei? E soprattutto cosa succederà?
«Siamo di fronte a un tracollo del centrodestra, a una sua crisi irreversibile. Una crisi di consenso e una crisi interna all’alleanza. Non solo le destre perdono alcune regioni fondamentali, il Piemonte, la Liguria, il Lazio, la Puglia, ma perdono anche dove vincono. Nelle grandi regioni del nord, l’Unione cresce di dieci punti. Secondo me questo risultato è il frutto di due fattori: quello che abbiamo chiamato il vento del sud, le lotte di Melfi, di Scanzano, che esprimevano una fortissima domanda politica di cambiamento; e quello che chiamerei il crollo del blocco sociale che aveva consentito a Berlusconi di vincere le elezioni nel 2001, il blocco che aveva le sue radici appunto nel nord».
Un risultato che potrebbe portare all’implosione dell’attuale maggioranza di governo?
«Potrebbe, ma potrebbe anche esserci un’altra reazione, il cosiddetto stringiamoci a coorte. Ma anche se così fosse, non sarebbero più in grado di nascondere la crisi, una crisi che mi pare appunto irreversibile».
Le opposizioni chiederanno le dimissioni del governo? O almeno Rifondazione le chiederà?
«Io credo che le opposizioni debbano rispettare la correttezza istituzionale. Quindi noi non dobbiamo chiedere le dimissioni del governo perché non possiamo attribuire alle elezioni regionali un obiettivo diverso, esterno alla consultazione elettorale che si è svolta. Detto questo, Berlusconi e la sua maggioranza hanno di fronte un problema enorme. Come riuscire a governare in piena crisi economica e sociale, in mezzo a conflitti pesanti (pubblico impiego, metalmeccanici), immersi in una situazione internazionale drammatica, senza avere il consenso del Paese. Dove pensa Berlusconi di trovare la forza per continuare la sua politica? E’ evidente che questa è una situazione che rende totalmente legittima una consultazione elettorale».
Parla di elezioni anticipate?
«Non le sto chiedendo, dico che all’ordine del giorno non dovrebbe esserci chi deve o non deve guidare il governo ma quale politica bisogna fare per adeguarsi, mettersi in sintonia con quel che ha chiesto il Paese. Questo governo costituisce invece, con la sua stessa presenza, un ostacolo a questo processo. Ho sentito in tv un esponente della maggioranza, l’on. Tabacci, dire che la reponsabilità della sconfitta non è di Ghigo, Storace o Fitto ma di Berlusconi. Se lo dice lui».
Senta Bertinotti, lei è riuscito a vincere anche la sua seconda scommessa, in Puglia il «suo» Vendola ha sfidato l’Ulivo e ha vinto, ha sfidato Fitto e ha vinto. Un trionfo per lei?
«Non per me e nemmeno per Rifondazione, direi paradossalmente nemmeno per Nichi. E’ stata la vittoria della democrazia partecipativa, in Puglia ha vinto la partecipazione popolare che ha sostenuto questa corsa elettorale. Anzi di più, che ne è stata protagonista come in nessun’altra regione italiana. Diciamo una sorta di popolo costituente che ha fatto irruzione sulla scena politica, modificandola, cambiandone i presupposti, le regole, gli esiti. E’ un fatto talmente nuovo da indurre una profonda riflessione sull’esigenza di riformare il rapporto tra politica e società. Direi che il caso pugliese ci costringe a formulare un nuovo patto tra la nuova classe dirigente e il popolo».
In altre parole?
«Mettiamola così, è un fenomeno che mi ricorda l’America Latina di questi ultimi anni. Quel che è accaduto in Brasile, in Venezuela, in Argentina. Chiamiamola rinascita o forse meglio, primavera. Una stagione nuova insomma in cui i protagonisti che erano latenti, non erano visibili, emergono e incontrano finalmente un leader che riesce a interpretare questa loro emersione. Ed è un incontro che produce energia politica, scompagina le vecchie relazioni, gli schemi consolidati. Per esempio, smentisce che le elezioni si vincono al centro. La vittoria di Vendola dice il contrario, dice che un dirigente della sinistra radicale può attirare i voti anche di chi in partenza è politicamente più lontano da lui».
Vendola come Lula insomma?
«Forse più come Chavez. Anzi no, a lui quel piglio un po’ militarista non gli si addice. Direi che ricorda di più l’argentino Kirchner.
Dopo questo cappotto dell’Unione, le primarie su Prodi sono ancora necessarie?
«Come è noto io non le ho chieste, ho sempre messo l’accento sul programma, anche per le primarie. Se dunque non ci fossero, certo non mi strapperei i vestiti ma se ci fossero, io comunque ci sarò. Perché tutto ciò che aggiunge partecipazione, va bene, è giusto. Questa è la lezione pugliese».
AGI.it
REGIONALI: BERTINOTTI, PRIMARIE? INSISTO, NON LE CHIEDIAMO NOI
Roma, 4 apr. - Il risultato delle elezioni regionali con la vittoria dell'Unione rende inutili le primarie del centrosinistra? "Non so perché le renderebbe inutili - risponde ai giornalisti Fausto Bertinotti - in ogni caso insisto: noi non abbiamo chiesto le primarie, le primarie sono state proposte da Prodi, le abbiamo fatte in Puglia e hanno dato ottima prova di sè. Aspettiamo - conclude - e qualunque sia la decisione per noi va bene". (AGI)
Il Mattino 5.4.05
L’INTERVISTA
a Fausto Bertinotti
LUCIANO PIGNATARO
Il problema principale di Bertinotti ora è di gestire politicamente, con attenzione, la vittoria elettorale, forse il suo più significativo successo politico della lunga gestione dopo la caduta del governo Prodi. «C’è una nuova aria di cambiamento nel paese. Il primo dato assoluto e inequivocabile di queste elezioni è che segnano un grave smacco per il governo e le sue politiche liberiste di smantellamento dello stato sociale». Quest’aria di cambiamento nasce anche dal Sud dove il centrosinistra ribalta risultati che sembravano consolidati da sempre? «Sicuramente è il vento del Sud a spingere per il cambiamento. Non è un fenomeno di questi ultimi giorni, ma il risultato di numerosi episodi di partecipazione popolare che indicavano nuovi bisogni. Melfi, Scanzano, Acerra sono alcune tappe della nascita di un nuovo meridionalismo. Non a caso Berlusconi aveva messo il silenziatore alla parola Sud dopo aver fatto il pieno elettorale». Incassate anche il risultato di Nichi Vendola in Puglia dopo aspre polemiche. «Siamo i protagonisti della nuova primavera. Al di là del risultato finale, abbiamo chiaramente dimostrato che non bisogna avere leader moderati e riformisti per poter essere competitivi contro la destra». Eppure questa rincorsa spasmodica al centro moderato, presunta maggioranza degli elettori, sembra essere il dogma attorno al quale si è costruita da sempre l’alleanza tra le forze del centrosinistra. Come mai? «Sì, un luogo comune smentito dai fatti. In realtà la gente ha un profondo bisogno di cambiamento, bisogna saperlo interpretare e questo è il compito di una forza progressista. Quando maturano le lotte nelle piazze e la gente si abitua a discutere tutti i luoghi comuni della politica saltano e si prende atto della realtà che cambia» Comunque per Vendola si sono mossi tutti. «Le forze dell’Unione si sono mobilitate con grande motivazione a favore di una candidatura come quella di Nichi e della coalizione che l’ha sostenuta, si sono spese al massimo. Abbiamo la consapevolezza di aver costruito una partecipazione in questa regione come raramente si è registrato». Il vento del Sud punisce l’asse Berlusconi-Bossi-Tremonti? «Non solo, è la sonora bocciatura della politica del governo». Secondo lei in che cosa il governo Berlusconi ha veramente deluso l’elettorato? «In tutto. Non c’è questo o quell’aspetto da sottolineare perché il rigetto è totale. Guardi, è lo stesso motivo per cui avevano vinto loro: non per un tema specifico, ma solo perché agli occhi di tanti il liberismo sfrenato sembrava essere la soluzione alle difficoltà del paese. I fatti hanno dimostrato invece che la ricetta è pessima. Gli italiani non ne vogliono sapere più parlare. Non dimentichiamo la partecipazione alla guerra in Iraq con i drammi vissuti dal paese e lo stravolgimento della Costituzione fatto sotto il ricatto della Lega». L’avanzata del centrosinistra è omogenea? «In tutte le regioni crescono in percentuali le adesioni per il centrosinistra mentre le destre arretrano, in qualche caso clamorosamente. Una perdita di consenso per le politiche del governo dovuta al vento di cambiamento molto forte. Dal punto di vista politico il responso di queste elezioni è inequivocabile: le forze della maggioranza perdono e quelle dell’opposizione vincono». Crede che il silenzio elettorale dopo la morte del papa vi abbia favorito? «No». Farete anche quelle per il candidato premier? «Noi non abbiamo chiesto le primarie che sono state proposte da Prodi. Le abbiamo fatte in Puglia e hanno dato ottima prova di sè. Aspettiamo e qualunque sia la decisione per noi va bene».