Il Tempo 17 Maggio 2005
I giovani bevono troppo?
L. Simone Sica
I giovani oggi bevono troppo? La domanda ricorre di frequente sia nei dibattiti degli operatori di settore che nei discorsi comuni, indotta dalla notevole "visibilità" che assume il comportamento di consumo da parte dei giovani. I luoghi e le modalità di socializzazione giovanile hanno infatti subìto negli ultimi decenni notevoli impennate con una crescita esponenziale delle tendenze aggregative, l'allentamento dei vincoli familiari, l'abbassamento dell'età così detta "adolescenziale" ed una diversificazione di quelli che vengono (o venivano?) definiti i "riti di passaggio" da una fase e l'altra del ciclo vitale. Ovunque, infatti, anche nel più remoto paese della provincia molisana, sono bar, pub e birrerie o discoteche e quant'altro, luoghi ove normalmente si consumano bevande alcoliche. In che quantità? Difficile definire il "troppo" iniziale se non si introducono, oltre alla quantità, variabili quali la "problematicità" del consumo, la modalità di consumo e le stesse variabili psico-sociali. Ebbene, considerato che dal punto di vista biologico, oltre che psicologico, gli adolescenti sono comunque più sensibili ai rischi legati alcool, la risposta potrebbe essere: "Sì, una parte di giovani e adolescenti, specie maschi, ha un consumo a medio-alto rischio". Che fare allora? Appellandoci semplicemente al buonsenso e all'osservazione che deriva dalla quotidiana esperienza nelle aule scolastiche, riteniamo che il complesso fenomeno della dipendenza da alcool debba richiedere interventi, ad un tempo, più specifici per le situazioni a rischio e più globali, precoci e continui in generale, interventi in cui si mobilitino risorse molteplici che non possono limitarsi solo alla scuola. Scuola, peraltro, che non può darsi obiettivi di sostegno all'auto-stima dei ragazzi o di educazione valoriale o di formazione per l'assunzione di decisioni solo in forme sporadiche e vincolate a programmi educativi specifici quali quelli sull'uso di sostanze. Distinguere pertanto tra obiettivi di formazione culturale all'uso di sostanze e obiettivi di prevenzione della dipendenza è premessa indispensabile per lo sviluppo di interventi sia nella scuola che al di fuori di essa. E' dunque necessario puntare ad offrire ai ragazzi strumenti per riflettere sul valore delle sostanze nel proprio gruppo e nella società, strumentare per discutere ed esprimere le proprie posizioni sull'uso di sostanze, strumenti per leggere ed analizzare la comunicazione sociale sul tema per sfatare stereotipi e tabù, paure e false sicurezze. Ma questo, forse, dovremmo farlo, insieme ai ragazzi, anche noi adulti.
Il consumo di alcool, molto diffuso tra tutte le fasce di popolazione, inizia quasi sempre e volentieri in età giovanile, come dimostrano molti studi ed anche i dati del Servizio Dipendenze Patologiche del Distretto socio-sanitario di Venafro. Si inizia proprio nell'adolescenza: spesso si utilizza tale sostanza per stare al centro dell'attenzione nel gruppo di amici o per avvicinare semplicemente una ragazza. Di solito l'età in cui si inizia a bere birra o a farsi un bicchiere di vino è 14-15 anni; alcuni più precoci sono avvicinati all'alcool dalla famiglia stessa, essendo l'alcool un alimento-elemento fortemente radicato nella cultura e nelle consuetudini. Proprio in quell'età i ragazzi cominciano a chiedere birra al bar, il sabato sera si spostano nei pubs e con il tempo diventa un'abitudine. Infatti ci vuole poco per passare da un normale consumo di alcool al suo abuso ed è un fattore abbastanza pericoloso perché esso favorisce comportamenti normalmente repressi. E' chiaro che i giovani arrivano ad assumere atteggiamenti molto disinibiti ed euforici, sembrando agli occhi degli altri coetanei più spigliati e simpatici, ma rischiando spesso anche la vita alla guida di un auto. Infatti in circa la metà degli incidenti stradali l'alcool è la causa principale, in particolare al sabato sera, all'uscita da locali e discoteche. I ragazzi assumono grandi quantità di vino, birra, cocktails specie durante le feste, quando - in tanti - diventa piacevole il primo bicchiere, cui seguono altri che servono a movimentare la serata e a garantire il divertimento (insieme a musica assordante e - purtroppo - non di rado all'assunzione di altre sostanze psicoattive). Stare in compagnia, tuttavia, non reputo essere l'unico fattore che induce a bere perché ormai, attraverso i mass-media e la distribuzione incontrollata dell'alcool, esso ha raggiunto una enorme diffusione in tutti i ceti sociali. Per esempio, in Italia l'alcool è una sostanza assolutamente legale, che si può comprare senza alcuna restrizione, quindi è facile da parte dei giovani avere a disposizione tutte le sostanze alcoliche. Ritengo dunque sia importante affrontare questo argomento nella scuola e con persone esperte in questi problemi. Spesso infatti si pensa di sapere già tutto di ogni cosa, quando in realtà si scopre di conoscerne - come per l'alcool - solo il nome. E' da qui, se si vuole, che ha inizio la reale considerazione nei confronti di una sostanza, che si ritiene erroneamente meno nociva di quelle abitualmente considerate tali dai giovani (droghe).
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»