La Stampa 30 Maggio 2005
SULLA SCELTA INCIDERÀ LO SCONTRO SULLE NOZZE GAY E LA FECONDAZIONE ASSISTITA
La Spagna taglierà i fondi al clero
A fine anno scade la proroga dei finanziamenti di Stato
Gian Antonio Orighi
MADRID. Il governo del premier socialista (ed agnostico) José Luis Rodríguez Zapatero minaccia di tagliare i fondi pubblici alla Chiesa cattolica con cui è ai ferri più che corti per divorzio-lampo, nozze ed adozioni gay, clonazione terapeutica, fecondazione assistita. La spada di Damocle è stata annunciata ieri, con una intervista al quotidiano barcellonese «La Vanguardia» dal «padre di tutti i relativismi», il Guardiasigilli Juan Fernando López Aguilar, difensore a spada tratta dell'«allargamento dei diritti civili» come gli imeni omosessuali. Per capire appieno la portata alzo zero, bisogna prima ricordare che le dichiarazioni arrivano, non a caso, in un momento molto delicato: a fine anno scade l'ultima proroga della disposizione transitoria dell'attuale sistema di finanziamento ecclesiale, pattuito nell'87 tra la Conferencia Episcopal Española (Cee) e l'ex governo socialista del premier González. Allora le gerarchie religiose si impegnarano, nel giro di 3 anni, ad autofinanziarsi mediante l'apporto volontario dei fedeli via lo 0,5239% della loro dichiarazione dei redditi sulle persone fisiche. Un compromesso, però, mai rispettato negli ultimi 15 anni. Lo Stato, sia con González che con il premier popolare Aznar, ha sempre anticipato mensualmente (quest'anno 11,78 milioni di €, su 141,46 previsti per il 2005), molto più di quanto poi versavano i fedeli. E non ha mai chiesto indietro la differenza tra la somma anticipata e quella incassata. Un gap a fondo perduto pari, solo tra l'88 ed il 2002, a 450,89 milioni di €. In questo contesto, Aguilar suona la carica: «La realtà è che l'apporto dei fedeli non è sufficente, non arriva neppure al 70%. Quest'anno abbiamo sborsato 35 milioni di euro in più». E subito dopo, tuona: «L'Esecutivo e la Chiesa sanno che questa situazione non è sostenibile all'infinito. É razionale che convochiamo una negoziazione che potrebbe aver luogo quando scade l'ultima proroga, alla fine di quest'anno». Calendario alla mano però, come sottilineava 12 giorni fa il filo-socialista El País, significa che l'accordo sulla riforma del sistema di finanziamento ecclesiastico deve essere concluso prima della redazione della Finanziario 2006, nel prossimo autunno. Ma c'è di più. Il ministro alla Giustizia, da cui dipende il decisivo sottosegretariato agli Affari Religiosi, paventa anche tutta una serie di notevolissime riduzioni fiscali per i religiosi «che bisogna negoziare». Quali? Esenzione dell'Iva (concessa dall'89 contro il parere della Ue), imposte sui beni immobili, successioni, donazioni. Spiega López Aguilar: «Dobbiamo essere capaci di mettere sul tavolo queste questioni senza che si dica che ci scontriamo con la Chiesa. Non dobbiamo dimenticarci che è una situazione eccezionale della Chiesa cattolica, di cui non usifruiscono altre confessioni a cui sono costituzionalmente equiparate». Insomma, è la resa dei conti dell’Esecutivo «dei diritti civili» con la Cee. L' incitamento all' obbiezione di coscienza contro i matrimoni gay, promossa sia dal Vaticano che dalla Conferencia Episcopal è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. E la chiesa spagnola per conseguire l' autosufficenza finanziaria avrebbe bisogno di percentuale fiscale pari al 7-8% della dichiarazione dei redditi sulle persone fisiche.
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