Medicine o psicoterapia?
Una delle due cure può essere efficace quando l'altra non lo è
Il passaggio da una cura con antidepressivi alla psicoterapia, o viceversa, può migliorare i sintomi dei pazienti cronicamente depressi che non rispondono al trattamento iniziale. Lo sostiene un articolo pubblicato sul numero di maggio della rivista "Archives of General Psychiatry".
"Una parte sostanziale dei pazienti curati per la depressione non risponde al trattamento iniziale, che si tratti di farmaci antidepressivi o di psicoterapia", spiegano Alan F. Schatzberg della Scuola di Medicina dell’Università di Stanford e colleghi. Per i pazienti che resistono ai farmaci sono disponibili diverse opzioni, fra le quali il cambio di medicine, l'aumento o la combinazione dei trattamenti, e il passaggio alla psicoterapia.
Schatzberg e colleghi hanno studiato pazienti cronicamente depressi che sono stati trattati con nefazodone (un farmaco antidepressivo) o con un sistema di psicoterapia di analisi cognitivo-comportamentale (CBASP) per 12 settimane. I partecipanti nel gruppo del nefazodone ricevevano una dose iniziale di 200 mg al giorno, aumentata poi fino a un massimo di 600 mg al giorno. Quelli nel gruppo della CBASP partecipavano a due sedute settimanali nelle prime quattro settimane, e poi a una sola seduta settimanale fino al termine dello studio. A coloro che non rispondevano alle cure è stato cambiato il trattamento.
Sia il passaggio dal nefazodone alla CBASP, sia quello dalla CBASP al nefazodone ha prodotto un miglioramento dei sintomi depressivi. I tassi di risposta sono stati del 57 per cento per coloro che sono passati dai farmaci alla psicoterapia, e del 42 per cento per coloro che hanno fatto il passaggio inverso. I tassi di remissione non sono risultati significativamente differenti fra i due gruppi.
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