La Cei rifiuta l'accusa di ingerenza nella politica italiana. Ci sarebbe motivo per rispondere che finora così non è stato, ma preferiamo credere che questo sia un impegno per il futuro. Riafferma "il proprio diritto-dovere di intervenire su temi di grande rilevanza come la vita umana, la famiglia, la giustizia e la solidarietà" e ci sembra giusto che lo faccia.
citato ai seminari:
la sinistra ha bisogno della teoria
l'editoriale:
La sinistra faccia ingerenza sulla Chiesa
di Ritanna Armeni
Sgomberato il campo da questi equivoci resta però di fronte a noi il problema più grande: siamo d'accordo con l'idea di vita umana, di famiglia, di giustizia e di solidarietà che la Cei propone? O meglio: fino a che punto la sinistra è d'accordo con quanto la Chiesa va dicendo? E quando non è d'accordo, quali sono le sue idee su questioni che la Cei ritiene fondamentali?
Non possiamo non constatare su queste questioni da molti anni un grande vuoto e un silenzio che neppure i fischi, neppure le affermazioni orgogliose di laicità, neppure le accuse di ingerenza riescono a colmare. Perché la sinistra - a sinistra - si dice molto poco, si sperimenta ancor meno e soprattutto si ha timore ad affrontare fuori dagli schemi, magari con qualche errore, ma con più creatività ed impegno i grandi temi di una nuova etica.
Se ne ha un tale timore che si preferisce non vedere. Non si vede ad esempio che sulla vita c'è oggi un movimento di opinione molto vasto che comprende cattolici, ma anche laici, femministe critiche ed ecologisti convinti. Questo movimento, che ha fatto la sua prova generale nel giugno scorso al referendum sulla legge 40, non si limita a difendere l'embrione, ma difende la vita in tutti i suoi aspetti. La difende dall'eutanasia, la difende dal progresso scientifico che può manipolarla fino ad arrivare alla clonazione dell'essere umano, la difende da una medicina che si può arrogare il diritto di un intervento sul corpo umano. La vita è "natura" da difendere fino in fondo, senza cedere a nessun relativismo etico, rispetto ad una la cultura che pretende di modificarla. Da qui deriva l'opposizione alla fecondazione assistita, all'aborto, a qualunque istituto che scardini la naturalità della famiglia, alla contraccezione.
Questo movimento col referendum sulla legge 40 ha vinto. Ha vinto non solo perché c'è stata l'ingerenza della Chiesa (e c'è stata), non solo perché il mondo cattolico ha ritrovato un'unità come non si era verificata da decenni, non solo perché l'opinione pubblica non era stata abbastanza informata ma perché sui temi della vita, della famiglia e della donna, nonché sul modo nuovo in cui questi temi vengono declinati dalla bioetica non ha trovato nessuno che gli si contrapponesse realmente. Che riuscisse a declinare di nuovo la figura della donna nella procreazione, i compiti della scienza in un mondo che può facilmente rimanerne vittima, la funzione della famiglia e i suoi limiti. E anche i rapporti fra i sessi, quello fra le generazioni, il valore dei sentimenti. Che in una parola riuscisse a disegnare un mondo, una società diversa e migliore di quella in cui viviamo non solo nelle strutture economiche e nei rapporti istituzionali, ma anche nella definizione della vita degli uomini e delle donne e dei rapporti fra di loro.
So benissimo che non è facile. Anzi è difficilissimo. So però che non è impossibile perché in altre epoche storiche questo è stato fatto. Negli anni settanta si è rimessa in discussione non solo l'organizzazione del lavoro, ma l'intera struttura sociale, il rapporto fra genitori e figli, quello fra uomo e donna fino a scavare nei sentimenti più nascosti, nella sessualità maschile e femminile.
So anche che una sinistra che non si ponga questo problema offre molto poco. E' ristretta, si chiude in un economicismo senza immaginazione, offre forse "il pane" o la prospettiva di ottenerlo, ma "le rose"? Il gusto di pensare ad una società in cui anche la nostra vita personale possa migliorare, i sentimenti possano esprimersi meglio, le gabbie delle costrizioni, quelle familiari, quelle patriarcali possano essere distrutte?
So, infine, che se questo non si costruisce, anche senza alcuna ingerenza da parte della Cei, vince un altro mondo, quello che ha già vinto negli Usa con l'ideologia neoconsevatrice, che predica Dio, Patria e Famiglia. Perché nel vuoto e nell'incertezza vince chi una proposta riesce a farla, chi sa leggere quella incertezza sa indirizzarla verso un modello diverso di rapporti sociali, affettivi, sessuali. Chi sa contrapporre modello a modello, ma anche immaginario ad immaginario, valore a valore. E allora una proposta: crediamo ai vescovi quando dicono di non volersi ingerire e facciamo noi ingerenza sulle questioni che loro pongano. Interveniamo noi sulla famiglia per dire che quella tradizionale può fare e ha fatto molto male, sulla donna per rivendicare fino in fondo la sua liberazione dal suo destino biologico, sulla scienza per definirne progetti e limiti. Diciamo che i rapporti fra persone e fra i sessi possono diversi e migliori di quelli che la società ha finora codificato e accettato. E' difficile, ma non impossibile.