lunedì 10 ottobre 2005


Su Liberazione di giovedì 6 ottobre 2005

Liberazione 6.10.05
Legge 40 e pillola abortiva: la Chiesa mostra i muscoli. Riflettiamo insieme ed elaboriamo un pensiero nuovo
Il mea culpa della Sinistra
di Giulia Ingrao
Nella morta gora in cui si muovono i nostri politici, gli elaboratori di pensiero, gli inventori di "progetti", leggere l'articolo di Ritanna Armeni (Liberazione 28 settembre) e ancora "Le donne, il capitalismo e Dio" e le inchieste su "Donne e potere" sempre su Liberazione ci apre il cuore alla speranza. Non di fermare la millenaria prepotenza, invadenza della Chiesa cattolica giustificata dall'essere la verità delle verità da rivelare al mondo. No, non è questo. Allora qual è la speranza? La trovo nei primi quattro o cinque capoversi dell'articolo dell'Armeni.

Attraverso le parole del cardinale Ruini, ribadite e rafforzate da monsignor Betori, segretario generale dell'episcopato, la Chiesa cattolica ci dice a chiare lettere quali sono i suoi precetti riguardo alla vita umana rispetto alla famiglia, alla sessualità, alla procreazione, al rapporto uomo donna, al ruolo della donna e della scienza, alla giustizia, precetti validi non solo nel privato di ciascuno ma nell'organizzazione politica e sociale affermando, direi con tono provocatorio, che se ne deve occupare e non si farà intimidire.

La Chiesa ha le sue verità sulla vita degli esseri umani, ma noi cittadini italiani noi donne e uomini che abbiamo fatto determinate scelte politiche sociali e culturali, noi di "sinistra", si domanda l'Armeni, abbiamo riflettuto, abbiamo discusso su questi grandi temi e siamo o no d'accordo con «l'idea di vita umana, di famiglia, di giustizia, di solidarietà che la Cei ci propone… quali sono le idee della sinistra su questioni che la Cei ritiene fondamentali?».

La speranza è che un giornale quale Liberazione, un partito politico quale Rifondazione siano disponibili a discutere, approfondire e confrontarsi su questi grossi problemi ed io aggiungerei sulla psichiatria, sulla malattia mentale, sulla legge Basaglia.

Noi dell'Analisi Collettiva sono più di trent'anni che riflettiamo, discutiamo, elaboriamo un pensiero nuovo che approfondisce proprio questi temi secondo le teorie nuove espresse in quattro libri dallo psichiatra Massimo Fagioli. Idee e linguaggio nuovi espressi e discussi da anni in convegni alle università di Roma, di Chieti, di Foggia e su una rivista Il Sogno della Farfalla attiva ininterrottamente dal 1992. Lavoro da fare ce n'è, è possibile, direi è urgente.

L'esperienza del referendum sulla legge 40, l'affermazione sull'embrione persona umana, il divieto di sperimentare la pillola abortiva in uso e già sperimentata da anni in molti paesi europei e altro costringono, io penso, a non aspettare, a confrontarsi con un pensiero rivoluzionario e non utopico.

Ricordo di Ritanna Armeni una appassionata riflessione e ancora incalzanti interrogativi alla Sinistra (Il diritto all'aborto è un principio, Liberazione 27 luglio 2005). Si domanda perché nella Carta dei valori dell'Unione, tra i "fondamenti" in base ai quali elaborare il programma, sia stato cancellato il riferimento al divorzio e all'aborto. Basta essere d'accordo, inutile mettere nero su bianco, la spiegazione ufficiale. «Invece ce n'era un bisogno profondo» pensa l'Armeni. «Perché la legge sull'aborto non è una legge qualsiasi, perché è un fondamento che sancisce la possibilità di autodeterminazione delle donne», ossia cancellarla è una scelta contro le donne. «Perché tanta superficialità e disattenzione?». La critica è rivolta naturalmente alla Sinistra.

Ricordo anche un'intervista a Massimo Fagioli alla vigilia del referendum del 12 e 13 giugno 2005 sulla fecondazione assistita. Fagioli parla di una legge «razzista, di una violenza mostruosa non solo sulle donne, ma sul rapporto uomo-donna» e non si limita alla difesa di un "diritto" della donna, al rifiuto di una legge incivile, ma argomenta con una teoria scientifica il suo rifiuto.

A chi gli chiede che ne pensa delle affermazione che il concepito è vita fin dall'inizio risponde: «Noi siamo arrivati con la nostra ricerca ad un punto interessante, abbiamo scoperto che nella biologia c'è un discorso di tappe continue. Se è ben accertato scientificamente in maniera assoluta che nelle prime due settimane fino al quindicesimo giorno le cellule sono indifferenziate e che poi cominciano a differenziarsi negli ormai ben noti tre foglietti embrionali evidentemente esiste una trasformazione… La trasformazione è continua ed è una trasformazione biologica, per cui non si può dare il termine di persona addirittura giuridica in nessuno degli stadi che precedono la nascita… Come la grande storia della formazione della retina alla ventiquattresima settimana. E' lì che scatta una possibilità di vita che prima non c'era».

Il discorso fu ampliato ed approfondito in un dibattito alla Fiera della piccola editoria, "Più libri, più liberi" del 10 dicembre 2004 a Roma per la presentazione del cinquantaduesimo numero della rivista Il sogno della farfalla e del libro sull'incontro dell'Analisi collettiva con Fausto Bertinotti e Pietro Ingrao sul tema della non violenza, organizzato dalla libreria romana Amore e Psiche (Analisi collettiva, Incontri, 5 novembre 2004. Nuove Edizioni Romane).

Pensieri nuovi sul significato di "vitalità", sulla realtà umana come fusione tra biologico e psichico, sulla derivazione della realtà mentale umana dal biologico umano che si basano sulla teoria della nascita di Massimo Fagioli (Vedi Il sogno della farfalla, n. 2, aprile 2005).

Il "vuoto", la mancanza di voci della Sinistra su temi così importanti sono "timidezza", «alleanza con la destra» come si domanda Ritanna Armeni, oppure mancanza di reale conoscenza, un vecchio modo di pensare, incapacità di confrontarsi, rinuncia alla ricerca?

Piero Sansonetti nell'editoriale del 29 settembre cita il giornale Libero (28 settembre) che titola "Non è che sono le donne a farsi molestare? " e precisa «se una signorina riceve molestie, vuol dire che lei ha dato lo spunto. Vogliamo prendercela con il provocatore che ha pure le sue esigenze sessuali - e bisogna capirle - o con chi le provoca?». Si domanda Sansonetti come può accadere un tale balzo indietro nel linguaggio e nel pensiero e insiste «ce lo dobbiamo chiedere seriamente e capire». Una risposta c'è già nelle parole di Ritanna Armeni. «Non possiamo non constatare su queste questioni da molti anni un grande vuoto e un silenzio che neppure i fischi, neppure le affermazioni orgogliose di laicità, neppure le accuse di ingerenze riescono a colmare».

Dunque problemi veri e grossi ci sono, ma pensare di polemizzare con la Chiesa, la stupidità, la disonestà e uscirne vincitori senza avere una teoria, idee chiare sulla realtà umana, mi sembra una strada sterile, una fatica inutile. E' più semplice e comodo fare un atto di fede, non pensare ma credere. «… Si dice molto poco, si sperimenta ancora meno» dice l'Armeni nel suo articolo e suggerisce implicitamente la strada della ricerca, del confronto per «disegnare…una società diversa e migliore di quella in cui viviamo non solo nelle strutture economiche e nei rapporti istituzionali ma anche nella definizione della vita degli uomini e delle donne e dei rapporti tra loro».

Si sente oggi il bisogno di un cambiamento radicale che, a mio parere, non può riguardare solo l'organizzazione economica della società, è chiaro che le disuguaglianze le contraddizioni vanno modificate, ma le esperienze già fatte ci dicono che ciò non basta. Ritorna il discorso della centralità dell'uomo, ma se la donna e l'uomo rimangono questi sconosciuti, se nulla si sa o si cerca sulla realtà umana che è fusione di realtà mentale e realtà materiale, se non ci si oppone alla cultura dominante con un pensiero nuovo sulla sessualità, sul rapporto uomo-donna, sulla violenza non solo fisica, ma mentale e di pensiero, sul concetto etico di onestà, sarà sempre più difficile iniziare ad operare per "cambiare il mondo, cambiare la realtà" come ci piace dire.

Dopo le due giornate di sciopero dei giornalisti ho di nuovo sotto gli occhi Liberazione e di nuovo la sento dalla mia parte e mi trovo a sottoscrivere le parole indignate, l'allarme che leggo nell'importante articolo di Rina Gagliardi "Accettiamo la sfida del papa". Non sto a ripetere quello che la Gagliardi ha detto tanto bene, ribadisco che assistiamo ad una "presa di potere", ad una imposizione della Chiesa cattolica, che ci riporta "ad un'epoca premoderna", all'Inquisizione, ai roghi per le presunte streghe.

Rifletto sul titolo, "Accettiamo la sfida del papa", e sulle ultime righe: «La forza di Ruini e di Ratzinger… sta nella loro capacità di proporre un pensiero forte, una terapia autoritaria contro il vuoto… e noi?». Rifletto sull'articolo di Lea Melandri "La religione e i vuoti della politica" in cui l'autrice lega il risveglio religioso alla crisi della politica che «sconta la sua separatezza storica dalle esperienze che sono forse più legate alla persona al privato», mi sembra che qui il discorso si sposta sulle donne specie in tema di sessualità, procreazione, identità femminile.

Non si tratta di accettare la sfida, perché non c'è possibilità di confronto; tanto per toccare un tasto dolente, va rifiutata qualsiasi proposizione che l'identità libera di una donna sia contro la vita, che nonne, mamme, sorelle e amiche che hanno abortito siano "assassine" perché sappiamo scientificamente che il feto solo dopo i sette, gli otto mesi, passa da una potenzialità alla possibilità della vita.

La ricerca, il confronto, la conoscenza questo ci deve interessare; se non ci sono idee, se non c'è ricerca, se non si ha una teoria sulla complessità della realtà umana, sulla mente umana, non "si perde" ma si vive male, ci si deprime, ci assoggettiamo a quel pensiero a quella violenza invisibile che ci vuol fa credere che gli uomini sono "naturalmente perversi", perciò non possono essere lasciati liberi di gestire la propria vita.