in risposta alla lettera di Daniele De Perto, pubblicata da "Liberazione" in data 16 novembre us, citata al seminario di mercoledi scorso e già pubblicata in questo blog
Liberazione 19.11.05, p. 12
Aborto
Embrione e feto, non persone
di Giulia Ingrao
Caro direttore, leggo su "Liberazione" (16 novembre 2005) la lettera polemica di Daniele De Perto sulle affermazioni fatte dalla giornalista Barbara Palombelli durante una trasmissione di "Porta a Porta" (lunedì 14 novembre 2005) sulle cause che spingono le madri ad uccidere i figli Palombelli considera l'aborto una violenza delle madri sui propri figli fin dall'utero. Siamo più chiari, l'aborto sarebbe l'assassinio del proprio figlio da parte della madre; diciamo ancora meglio, perché sia un assassinio ci deve essere una vita umana con diritti sanciti e difesi dalla legge, ossia un individuo umano, una persona. Ritorniamo ad un problema su cui si è pure detto molto al tempo del referendum sulla legge 40. C'è una teoria scientifica ben precisa su questo argomento e ci sono testi che la espongono e la spiegano. Il feto fino alla 24° settimana non ha possibilità di vita. Accade poi una trasformazione biologica importante che permetterebbe al feto di sopravvivere, qualora nascesse, ma con gravi difficoltà. Questa possibilità è legata alla formazione della retina. Dal settimo mese in poi la possibilità di vita comincia ad essere una realtà concreta di sopravvivenza autonoma. La vita umana comincia però con la nascita, quando cioè si forma la realtà mentale, si passa quindi da una realtà puramente biologica, in continua trasformazione, ad una realtà umana che fonde il biologico e lo psichico. Quindi, prima della nascita, con l'aborto, non si uccide nessuno, l'embrione e il feto non sono persone.
Giulia Ingrao Roma