venerdì 24 marzo 2006

Corriere della Sera 24.3.06
Macaluso: il partito ragionava così Andai in carcere 6 mesi per adulterio
di Antonio Garibaldi

ROMA - Emanuele Macaluso si iscrisse al Pci nel 1941, entrò nella segreteria nazionale e Togliatti c’era ancora. Le gerarchie cattoliche hanno nostalgia del Pci che votava l’articolo 29 sulla famiglia, che ne dice? «Ma non votammo solo l’articolo 29, anche l’articolo 7 che inserì i Patti Lateranensi nella Costituzione».
Furono scelte tattiche?
«Ma no! Basta pensare a ciò che scriveva Gramsci dal carcere, sul ruolo del Vaticano, sulla necessità del rapporto tra contadini del Sud e classe operaia. Il blocco sociale su cui si incentrava la strategia del partito comprendeva le masse popolari cattoliche».
Così si arrivò a demonizzare De Marchi, e la contraccezione.
«Sì, era quella la cultura prevalente nel partito. Negli anni ’50 Berlinguer indicò alle giovani comuniste l’esempio di santa Maria Goretti. Io, intanto, finivo in carcere per la prima volta, anno 1945, perché convivevo con una donna sposata. Condannato a sei mesi, reato di adulterio».
Poi il partito è cambiato.
«Il partito seguì con ritardo i cambiamenti del paese. Tenne in secondo piano i diritti civili, partecipò con cautela ai referendum su divorzio e aborto».
Perché?
«Sempre per il rapporto con le masse cattoliche, per l’attenzione dovuta alla presenza della Santa Sede».
Eppure Avvenire si lamenta.
«Le responsabilità non sono nostre. La famiglia tradizionale è stata spezzata dal passaggio della società agricola a società industriale e ora post-industriale. Non si accorge, la Chiesa, che la nascita di tante famiglie di fatto è uno stimolo per il matrimonio».
I Ds ora sono un partito laico?
«Vedo ancora molta timidezza e la causa è il rapporto con la Margherita. Su questi temi si gioca anche la creazione del Partito Democratico».