Liberazione, verso la parola fine
Lunedì la Direzione destituirà il direttore del quotidiano reputato troppo vicino alla minoranza vendoliana. A sostituirlo una doppia conduzione. Resta in ballo la possibilità che il giornale sia venduto all'editore Bonaccorsi. Domani una assemblea dei lavoratori della testata col segretario Ferrero e le sigle sindacali
Non sarà più Sansonetti a dirigere Liberazione, al suo posto verranno nominati due direttori, uno responsabile e l'altro politico, che dovranno traghettare il quotidiano del Prc nella nuova era di Ferrero e Grassi, per renderlo, come da tempo sostengono dalla maggioranza, più fedele alla linea politica del post Chianciano. L'occasione con cui sarà scritta la parola fine alla lunga vicenda è prevista lunedì, quando si riunirà una Direzione del partito in cui verrà presentata la sfiducia verso l'attuale direttore, che sarà rimpiazzato da una doppia conduzione, mentre appare sempre più consistente la possibilità che sia Bonaccorsi (editore di Left e di Alternative per il Socialismo, la prima rivista vicina all'area vendoliana, la seconda diretta da Bertinotti) a farsi carico delle difficili finanze del quotidiano.
Si chiude dunque una stagione. Non senza polemiche, rese ancor più amare da un partito diviso, con una componente, quella vendoliana, da tempo sulla soglia di uscita, pronta a lasciare Rifondazione verso altri lidi, che potrà vedere in questa ultima vicenda l'ennesima spinta ad accelerare la scissione.
Che si arrivasse a questo era ormai evidente. Le stesse dichiarazioni e le interviste rilasciate anche durante la pausa natalizia non lasciavano molti dubbi in proposito: Ferrero stanco di vedere il giornale attestato sulla linea della fedeltà ai precedenti equilibri bertinottiani, troppo vicino a Vendola e troppo distante da lui; l'ex leader massimo disposto a sacrificare-scaricare il suo rapporto con lo psichiatra Fagioli (a cui Bonaccorsi è invece ancora legato) per difendere Sansonetti e i suoi da una manovra che gli appare come un repulisti politico. Infine, lo stesso sostenitore dell'analisi collettiva che pubblicamente non esclude la possibilità di curare i gay, Vendola compreso, perché il desiderio omosessuale non sarebbe sano.
Insomma, un epilogo prevedibile che trova conferma anche nel numero odierno del giornale, su cui il quasi ex direttore ha firmato un editoriale di addio in cui difende il suo operato e stigmatizza metodo e sostanza della scelta. Una scelta, però, che gli porta anche qualche compiacimento: del tandem che prenderà il suo posto si dice infatti "abbastanza orgoglioso", mentre "una bella soddisfazione" è ciò che gli genera "l'idea che per sostituirmi ci si devono mettere almeno in due". Sansonetti per difendersi parte dalle vendite, altra pagina dolente della polemica che non ha risparmiato la giostra di cifre, spesso brandite dalle parti in causa per delegittimarsi a vicenda. Liberazione, scrive il direttore prossimo alla destituzione, "ha qualche acciacco economico, ma le vendite reggono e la diffusione è aumentata". Due le novità, spiega, che "hanno quintuplicato la sua influenza". Ovvero la scelta di mettere on-line fin dal mattino l'edizione giornaliera e la free press distribuita da marzo gratuitamente il pomeriggio. Una politica che ha condotto il giornale, in questo anno appena tramontato, a varcare il traguardo di "circa 15 milioni di copie distribuite": per Sansonetti una ragione di soddisfazione rispetto "ai 3 milioni di copie degli anni ruggenti, cioè dei primi anni del decennio".
Certo, non si naviga nell'oro, soprattutto in questi ultimi 12 mesi. Ma un giornale ha i suoi costi ed è creatura irrinunciabile per un partito che, accusa Sansonetti, non è sicuramente fonte di risparmi: "Liberazione è costata una cifra che oscillava tra il milione e i 2 milioni di euro", scrive, "cifra ragionevole per sostenere un giornale". Quest'anno però, ammette, "i dati economici sono peggiorati". Ma è lievitato il costo del lavoro e della produzione, mentre è sceso il finanziamento pubblico al settore. Detto questo, anche il Prc non è sicuramente stato fonte di risparmio: "sono lievitati anche i costi del partito (arrivando ai 2 milioni e mezzo)". Il punto è che se crisi (non solo economica) c'è, la responsabilità è da ricondurre anche alla formazione politica, esclusa dal parlamento e in calo di consenso. In Abruzzo, è l'esempio che avanza il direttore, Rifondazione alle ultime elezioni amministrative "perde il 60% del suo elettorato. Liberazione nello stesso periodo perde il 22% in edicola". Dunque a Cesare quel che è di Cesare.
Sul metodo, poi, Sansonetti è altrettanto critico. Parla della destituzione di un Cda "senza motivi", di una scelta che si configura come "un caso unico nella storia della editoria" perché per altro "decisa da una manciata di voti di maggioranza". Il riferimento è al 30 dicembre, quando è stato azzerato il Consiglio di amministrazione che aveva presentato un piano di ristrutturazione con redazione e sindacati.
Metodo e merito sono invece difesi dal numero due del Prc Grassi. La revoca del Cda di Liberazione a suo dire è stata dovuta al fatto che aveva presentato un progetto "non consono a quanto richiesto", mentre il cambiamento di direzione avverrà "sulla base del mandato del Cpn". Tutto in ordine e tutto legittimo dunque. Eppure il piano di ristrutturazione, bocciato dal partito, è difeso dal giornale perché, scrive sempre Sansonetti, prevedeva "il pareggio in 12 mesi", contraendo i costi di lavoro e produzione, oltre ad "una serie di iniziative" che avrebbero permesso "in due anni il superamento della crisi e il riassorbimento della cassa integrazione". Nelle settimane scorse anche la Fnsi è scesa in campo per criticare la decisione della segreteria di cassare il progetto, prediligendoal contrario una vendita che nel caso vedrebbe protagonista un editore, il fagiolino Bonaccorsi, che non fornirebbe troppe garanzie.
Entro il 31 gennaio l'editore di Left si aspetta l'ultima parola ufficiale, mentre domani presso via del Policlinico ci sarà un'assemblea dei lavoratori con il segretario Ferrero e i rappresentanti della Fnsi e della stampa romana. Sui nomi dei papabili direttori già impazza il toto nomine. Il più insistente vorrebbe in arrivo il ferrariano Russo Spena, il quale però ha sempre smentito. Fra i boatos più recenti si parla invece di Steri, vicino a Grassi ma anche destinato alla rivista di Ferrero. Un via vai di voci che si sommano alla preoccupazione dei lavoratori della testata che nelle scorse settimane hanno scelto più volte lo sciopero. Tante le loro domande, in primis sullo stato effettivo della trattativa di acquisto con Bonaccorsi: a che punto è arrivata? Forse più avanti di quel che si pensi, temono i giornalisti che vedono nella doppia direzione una decisione voluta per rispondere ad uno dei desiderata dell'editore di Left e Alternative. Un tendem, fanno sapere dal Cdr del quotidiano, che però contrasta con il contratto nazionale del settore.
Oggi in merito è intervenuta anche una delle firme storiche del quotidiano nonché membro del Cda sciolto, Ritanna Armeni. "Ridicola", "una pessima operazione che uccide un giornale fortemente innovatore" affossando anche "un ottimo direttore": così l'Armeni definisce l'ipotesi della doppia conduzione al posto di Sansonetti. L'editorialista non nasconde l'amarezza anche in merito al metodo scelto dalla segreteria: "il CdA di cui facevo parte è stato destituito dopo che aveva messo a punto un piano di ristrutturazione per arrivare al pareggio a fine 2009", critica l'Armeni, stigmatizzando anche la vendita che rende "ancora piu' negativa una operazione che aveva ed ha come obiettivo liberarsi di un ottimo direttore e di una linea politica fortemente innovatrice".
"Di ridicolo non c'e' proprio nulla", risponde Grassi, che invita anche la Armeni, "se volesse fare qualcosa di utile", a spiegare "quali iniziative ha proposto, nel Cda del giornale di cui faceva parte, per evitare questo disastro". Un disastro che secondo Grassi è condensabile in un solo numero: "tre milioni e cinquecentomila euro di perdite da coprire", sostiene.
inviatospeciale.com ore 14.30
‘Liberazione’ in agonia
Il declino inarrestabile del quotidiano del Prc al centro di un conflitto politico tra la maggioranza di Ferrero e la minoranza del partito.
Il prossimo 12 gennaio Pero Sansonetti dovrebbe essere destituito dalla direzione del quotidiano di Rifondazione comunista, ‘Liberazione’. La vicenda, per certi aspetti surreale, vede il giornale in una crisi finanziaria e di vendite di dimensioni spaventose, con circa tre milioni di euro di passivo ripianato dal partito nello scorso anno e non oltre 6000 copie vendute, sebbene l’organico del giornale sia molto numeroso e costoso.
Il direttore Sansonetti, quello di “Luxuria come Obama”, schierato con la minoranza del partito, ha collocato il giornale su un piano fortemente critico nei confronti della segreteriaFerrero e della linea del Prc e considera legittima la sua posizione di ‘indipendenza’, sebbene abbia sottoscritto un contratto nel quale assumeva l’incarico di dirigere un Media espressione della politica di Rifondazione.
Con lui la redazione, che nonostante un calo massiccio delle vendite, non ritiene il quotidiano in crisi. Nello scorso anno era stata avviata un’esperienza di free press, che oltre ad indebitare ulteriormente Liberazione non aveva sortito alcun effetto rispetto alla capacità comunicativa di Rifondazione.
Sulla possibile destituzione di Sansonetti si è epressa Ritanna Armeni, editorialista, ex membro del Consiglio di amministrazione del quotidiano ed in passato ’singolare’ partner di Giuliano Ferrara a La7, nel programma Otto e Mezzo, noto anche per la sua disamante faziosità e non certo orientato a sinistra.
La giornalista, un tempo addetta stampa di Bertinotti, in relazione alla possibilità di nominare un direttore politico ed uno responsabile, come è spesso avvenuto in numerosi quotidiani, ha detto: “E’ ridicola una doppia direzione e, sottolineo tre volte, ridicola: è una pessima operazione che uccide un giornale fortemente innovatore, con un ottimo direttore e dice di quali intenzioni ed intenti innovatori possa esser animata questa sinistra”.
L’Armeni sembrerebbe aver deciso di lasciare non solo il giornale, ma anche il partito, anticipando una scissione della minoranza che è nell’aria da mesi. Per nulla preoccupata dallo scarso gradimento del giornale da parte dei lettori ha, poi, aggiunto: “E come tutte le esperienze anche questa di Rifondazione, di certo di quella Rifondazione nata 14 anni fa, è, per me, finita”, sostenendo che “il CdA di cui facevo parte è stato destituito dopo che aveva messo a punto un piano di ristrutturazione per arrivare al pareggio a fine 2009″.
In realtà il piano di cui parla Armeni non è mai stato chiaro e la scelta di procedere prima dell’estate nella realizzazione della free press conteneva al suo interno vistosi errori di valutazione, strategia editoriale e marketing strategico. Immaginare un’effettiva chance di ’salvare’ Liberazione (per altro del tutto incapace di occupare uno spazio sul Web) sulla base delle indicazioni dell’attuale direzione e di un consiglio di amministrazione del quale non fanno parte specialisti appare illusorio.
Ferrero aveva ventilato l’idea di vendere il quotidiano a Luca Bonaccorsi, che sembrava vicino a Bertinotti e che curava la distribuzione della rivista dell’ex leader di Rifondazione ‘Alternative per il socialismo’.
Dopo alcune prese di posizione dello psicoanalista, Bertinotti avrebbe deciso di allontanarsi da Fagioli e da suo distributore.
Bonaccorsi, proprietario di un altra rivista, ‘Left’, è anche un seguace di Massimo Fagioli, psicoanalista noto per aver definito Sigmund Freud “un imbecille che non ha scoperto nulla” e per aver messo in condizione di dimettersi tra le proteste un certo numero di direttori della sua testata.
In questo stravagante intreccio di vicende editoriali, politiche e personali si è inserito l’agonizzante quotidiano del Prc. In realtà al centro della querelle c’è la resa di conti tra maggoranza e minoranza e l’uso di Liberazione come strumento per accellerare o decellerare la crescita contraddizioni nel partito.
Adesso si vedrà come si schiererà Bertinotti, se Ferrero arrivera al ‘dimissionamento’ di Sansonetti, se la minoranza si ricomporrà nella difesa del direttore o se invece l’agonia di Liberazione non diventerà il penultimo respiro di un gruppo di persone (maggiornaze e minoranza) che hanno dimenticato i propri elettori per giocare al potere sul nulla.
Repubblica.it ore 12.12
Liberazione: Armeni, così si uccide un giornale innovatore
Il dato è tratto: il 12 prossimo Piero Sansonetti sarà sfiduciato dalla Direzione Nazionale del Prc da direttore di 'Liberazione' ed al suo posto arriveranno due direttori un politico e l'altro responsabile. "È ridicola una doppia direzione e, sottolineo tre volte, ridicola: è una pessima operazione che uccide un giornale fortemente innovatore ed una sinistra che uccide un giornale fortemente innovatore con un ottimo direttore dice di quali intenzioni ed intenti innovatori possa esser animata questa sinistra". A parlare è Ritanna Armeni, editorialista di 'Liberazione' e membro del CdA sciolto, "no, destituito", ribatte, dal leader attuale del Prc, Paolo Ferrero. La Armeni arrivata nel 1998 a 'Rifondazione Comunista' come portavoce di Fausto Bertinotti ha vissuto quindi fin dall'inizio l'avventura della 'rifondazione' progettata dall'ex-Presidente della Camera. "E come tutte le esperienze anche questa di Rifondazione, di certo di quella Rifondazione nata 14 anni fa, è, per me, finita", osserva con pizzico di amarezza la Armeni evidenziando come "il CdA di cui facevo parte è stato destituito dopo che aveva messo a punto un piano di ristrutturazione per arrivare al pareggio a fine 2009". E quel CdA e quel piano sono stati fatti sparire nel nulla, mentre avanza l'ipotesi di vendita. "L'eventuale vendita rende ancora più negativa una operazione che - conclude la Armeni - aveva ed ha come obiettivo liberarsi di un ottimo direttore e di una linea politica fortemente innovatrice con una soluzione, la doppia direzione, ridicola, ridicola, ridicola, come se politica cultura e cronaca non fossero tra loro intrecciate".Repubblica 7.1.09
Liberazione
Sansonetti: lunedì il Prc mi sfiducerà
ROMA - Il toto-direttore è già partito. Paolo Ferrero, il segretario di Rifondazione che vuole riportare Liberazione "sul solco" del partito, ha individuato la persona destinata a prendere il posto di Piero Sansonetti, il direttore ribelle. «Sarà un nome che vi stupirà», ha assicurato il segretario ai suoi, senza però svelarne ancora il volto, cosa che farà lunedì in direzione, convocata appositamente per il siluramento di Sansonetti. Potrebbe trattarsi di una donna, magari chiamata ad affiancare un nuovo direttore politico, e quindi destinata a firmare come "responsabile" il quotidiano. In pista, tanti nomi. A guidare la parte politica del giornale, secondo le voci che girano da tempo, potrebbe essere Giovanni Russo Spena, l´ex capogruppo del Prc al Senato, che però ha sempre smentito (e che, essendo anche un giornalista professionista, potrebbe fare a meno della "spalla"). Ma si parla anche di Giulietto Chiesa, ex inviato dell´Unità ed ex direttore di "Left", ma soltanto se la trattativa con Luca Bonaccorsi non dovesse andare in porto (fra i due infatti c'era stata una rottura).
Come direttora, le voci che girano vanno da Lidia Menapace, ex senatrice, ad un clamoroso quanto improbabile ritorno alla guida del giornale di Manuela Palermi, che da tempo è uno dei dirigenti di spicco del Pdci. Sansonetti, nell´editoriale che firma oggi su Liberazione insieme al vicedirettore Simonetta Cossu, prova a ironizzare: «L'idea che per sostituirmi ci si devono mettere almeno in due, ammetterete, è una bella soddisfazione...». Poi, più concretamente, indica al partito una strada che consentirebbe di uscire dall´impasse: «Credo che la cosa più ragionevole sarebbe quella di approvare il piano di ristrutturazione e iniziare la trattativa coi sindacati. Qualunque altra soluzione assomiglia molto più a un suicidio che ad altro».
Corriere 7.1.09
Sansonetti: lunedì Rifondazione mi sfiducerà
L'editoriale «La maggioranza del Prc ha deciso di cambiare il direttore di Liberazione. Ha convocato una riunione di direzione, che si svolgerà lunedì prossimo, e ha annunciato che in quella sede sfiducerà il direttore attuale, cioè mi sfiducerà, e nominerà i nuovi direttori»: lo scrive in un editoriale in edicola oggi Piero Sansonetti. Che commenta: «Sono abbastanza orgoglioso del plurale: l'idea che per sostituirmi ci si devono mettere almeno in due, ammetterete, è una bella soddisfazione...».
l'Unità 7.1.09
Sansonetti: «Lunedì il Prc mi vuole sfiduciare»
«La maggioranza del Prc ha deciso di cambiare il direttore di Liberazione», lo annuncia Piero Sansonetti in un editoriale di oggi «ha convocato una riunione di direzione per lunedì prossimo, e ha annunciato che in quella sede sfiducerà il direttore attuale - cioè mi sfiducerà - e nominerà i nuovi direttori». Due. Una proposta fatta «con ignoranza del contratto nazionale», afferma il comitato di redazione che chiede conto al segretario Prc, Ferrero: «È già awenuta la vendita senza confronto sindacale?».
il manifesto 7.1.09
Editoria
Sansonetti al Prc: fermatevi Ma il partito lunedì lo licenzia
Il Prc annuncia «nuovi direttori», redazione sul piede di guerra
«Sono orgoglioso: l'idea che per sostituirmi ci si devono mettere almeno in due, ammetterete, è una bella soddisfazione...»
nelle edicole e domani su ilmanifesto.it
Europa on line 7.1.09
Liberazione. Sansonetti, Lunedì ultimo atto
Piero ha perso la guerra
di m. la.
Lo show down è lunedì pomeriggio.
La direzione del Prc reca al primo punto dell’ordine del giorno «situazione di Liberazione, sfiducia dell’attuale direttore ed elezione dei nuovi direttori». Neanche più il rispetto delle formalità: non decide l’azienda ma il partito, punto e basta. Anzi, il segretario. Domani Ferrero incontrerà i giornalisti del quotidiano, convinti che l’affaire con il “fagiolino” Bonaccorsi sia già chiuso e pronti ad «azioni di lotta».
I nomi dei «direttori», uno “politico” e l’altro “giornalistico”? C’è chi prevede sorprese: «Resterete stupiti », dice Giovanni Russo Spena, indicato come possibile direttore politico. «No, io non sarei mai il direttore di un giornale che fosse edito da Bonaccorsi: sono anti-fagiolino da sempre», chiarisce.
L’unica cosa certa è che la guerra di Piero Sansonetti è giunta all’ultimo atto, quello della resa. Poi, liberi tutti.
Il Giornale 7.1.09
La «soddisfazione» di Sansonetti
«L’idea che per sostituirmi ci si devono mettere almeno in due, ammetterete, è una bella soddisfazione. Sono abbastanza orgoglioso del plurale...». Scelgono l’ironia il direttore di Liberazione Piero Sansonetti e il vicedirettore Simonetta Cossu, che nell’edizione in edicola oggi firmano a quattro mani l’editoriale in cui spiegano ai lettori cosa sta accadendo nel quotidiano di Rifondazione. «La maggioranza di Prc – scrivono – ha deciso di cambiare il direttore di Liberazione. Ha convocato una riunione di direzione che si svolgerà lunedì prossimo. Vedremo come andrà questa riunione. Non ho molto da dire sul merito della decisione. I proprietari, secondo la legge, sono padroni di fare quello che vogliono».
Liberazione 7.1.09
Grassi: «Tutto trasparente, portiamo avanti le decisioni»
Sfiducia a Sansonetti, arriva il doppio direttore
E' iniziato il count-down a Liberazione? Il giornale del Prc è più vicino al Prc o a Luca Bonaccorsi? Il futuro dei lavoratori è più o meno al sicuro rispetto al giorno precedente? Domande, ancora domande. Risposte: poche, ma confuse. Eppur qualcosa si muove: il Prc lunedì riunirà la sua direzione nazionale. All'ordine del giorno, due punti. Il primo: discussione sull'attuale situazione di Liberazione, sfiducia del direttore Piero Sansonetti, nomina dei nuovi direttori. Il secondo: varie. Quindi dalla settimana prossima avremo una nuova direzione. Nuova e doppia, con un direttore responsabile che, probabilmente, andrà ad affiancare un direttore politico. Un'ipotesi che rimanda istantaneamente a quella contenuta nella lettera di manifestazione di interesse inviata da Bonaccorsi a Paolo Ferrero a fine dicembre. In quella lettera si ipotizzava la doppia direzione, dopo il passaggio di proprietà, di Liberazione, con un direttore più vicino al Prc e dedito alle pagine sulla "vita di partito" e l'altro che si occupa del resto del giornale. Sorge istantanea la domanda: ma forse le trattative per la vendita di Liberazione sono molto più avanti di quanto detto negli ultimi scambi epistolari con la proprietà? Nuovo fermento in redazione e nuovo comunicato del Cdr che mette nero su bianco queste preoccupazioni e annuncia azioni di lotta se le risposte - ancora una volta - non dovessero arrivare.
Affidato il comunicato alle agenzie, a stretto giro di posta le stesse agenzie diramano una prima risposta, da parte di Claudio Grassi, numero due del Prc: «Stiamo compiendo in modo trasparente i passi che abbiamo deciso: abbiamo revocato il Cda di Liberazione, che aveva presentato un piano non consono a quanto richiesto dalla direzione del partito, e cambieremo il direttore, sulla base del mandato del Comitato politico nazionale». Poi, il capitolo "assetti futuri":«Nessuno ha venduto nulla. Non c'è nessuna novità - sottolinea Grassi - portiamo soltanto avanti le decisioni assunte, a partire dalla nomina di un direttore che sia in sintonia con la linea politica del partito. Tutto sulla base delle decisioni assunte dagli organi dirigenti del partito». Ma la domanda resta: non c'è nessuna novità rispetto a quando? A quando il segretario del Prc ci ha informato che sono in corso le "esplorazioni" per capire se la cessione delle azioni della Mrc sia possibile o meno? E, dato che la proposta di Bonaccorsi conteneva una scadenza (il 31 gennaio) per firmare l'accordo, in questo lasso di tempo non ci sono novità in merito? E perché allora questa decisione della doppia direzione?
Giovedì 8 dicembre è prevista al nostro giornale un'assemblea plenaria dei lavoratori di Liberazione con il segretario Paolo Ferrero. All'incontro prenderanno parte anche i rappresentanti sindacali di Fnsi e Stampa romana. Il nostro direttore Piero Sansonetti è dunque sfiduciato e avete modo di leggere in prima pagina le sue riflessioni al riguardo. A noi, giornalisti e giornaliste che da anni - anche più di 14 anni in alcuni casi - contribuiamo a fare questo giornale e a farlo nel migliore dei modi possibile, restano ancora tante domande inevase. Fino a quando ancora?
Liberazione 7.1.09
Comunicato del Cdr di Liberazione
Dopo aver subito ieri (lunedì, ndr) un'azione di killeraggio mediatico che ha preso in ostaggio la redazione di Liberazione stravolgendo l'esito dell'assemblea e diffondendo presunte deliberazioni mai prese, oggi (ieri, ndr) apprendiamo che la Direzione nazionale del Prc è stata convocata per il giorno 12 gennaio con al primo punto all'ordine del giorno, citiamo letteralmente, "situazione di Liberazione, sfiducia all'attuale direttore ed elezione dei nuovi direttori".
Questa notizia ci giunge all'antivigilia della programmata assemblea di confronto delle lavoratrici e dei lavoratori del quotidiano, affiancati per quanto riguarda i giornalisti da Fnsi e Stampa romana, con il segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero. Assemblea che doveva essere il momento più aperto e discorsivo del ripristino del confronto sindacale da parte del partito proprietario del giornale, dopo l'improvvisa sospensione del percorso di trattativa già avviato, la bocciatura del piano di ristrutturazione già formalmente trasmesso al sindacato tramite la Fieg e l'annuncio da parte dello stesso segretario del Prc della presenza di una lettera d'interesse d'un editore, poi rivelatosi Luca Bonaccorsi, all'acquisto della maggioranza delle azioni della società editrice.
Ora nella convocazione della Direzione del Prc per lunedì prossimo l'annuncio della "nomina dei nuovi direttori", in seguito alla "sfiducia all'attuale direttore", richiama oggettivamente il contenuto di quella stessa lettera d'interesse dell'editore Bonaccorsi, laddove con ignoranza del contratto nazionale di lavoro giornalistico propone per Liberazione due direttori, uno "politico-editoriale" nominato dal Prc e l'altro "responsabile" nominato dall'acquirente.
Chiediamo al segretario Ferrero di chiarire immediatamente se questa coincidenza esiste e se dunque la decisione della vendita della maggioranza delle azioni della Mrc Spa è stata di fatto già assunta, oppure di smentirlo con altrettanta nettezza. Nel primo caso, dovremo considerare l'esigenza del confronto sindacale e con le lavoratrici e i lavoratori evidentemente evasa.
Sulla base della risposte alla nostra richiesta di chiarificazione, o di un eventuale silenzio, decideremo nelle prossime ore l'indizione delle azioni di lotta già affidateci dall'assemblea delle giornaliste e dei giornalisti.
Il Comitato di Redazione di Liberazione
Liberazione 7.1.09
La verità su Liberazione: nel 2008 abbiamo «quintuplicato» la diffusione
di Piero Sansonetti e Simonetta Cossu
La maggioranza del Prc ha deciso di cambiare il direttore di Liberazione . Ha convocato una riunione di direzione, che si svolgerà lunedì prossimo, e ha annunciato che in quella sede sfiducerà il direttore attuale e nominerà i nuovi direttori. Sono abbastanza orgoglioso del plurale: l'idea che per sostituirmi ci si devono mettere almeno in due, ammetterete, è una bella soddisfazione...
Vedremo come andrà questa riunione di Direzione. Non abbiamo molto da dire sul merito della decisione. I proprietari, secondo la legge, sono padroni di fare quello che vogliono. E lo fanno coi mezzi che ritengono giusti e adeguati. Compreso - come è successo nel nostro caso - la destituzione senza motivi di un intero consiglio di amministrazione (è un caso unico nella storia dell'editoria) decisa con una manciata di voti di maggioranza.
Per quel che ci riguarda, ci limitiamo a presentare un bilancio sull'anno che si chiude. Sappiamo che oggi Liberazione è un buon giornale, autorevole, che gode di una notevole considerazione, che pesa nel mondo politico, sappiamo che è una delle poche cose di prestigio restate a sinistra, che ha un'ottima redazione, molti collaboratori di qualità, moltissime idee, ha capacità di pensiero, di battaglia e di informazione. E questo è il frutto di molti anni di lavoro, guidato da diversi direttori tra i quali citiamo solo i due più importanti: Lucio Manisco, che lo ha guidato ai primi passi, e il grande Sandro Curzi.
Ora però parliamo del 2008, che, in Italia, è stato l' annus horribilis della sinistra. In questo annus horribilis , Liberazione , per fortuna, ha resistito. Ha qualche acciacco economico, ma le vendite reggono e la diffusione è enormemente aumentata. Nel 2008 abbiamo venduto in edicola più o meno le stesse copie del 2007 (risultato francamente clamoroso, visto che tutti gli altri giornali hanno perso copie e visto che il partito di riferimento, e cioè il Prc, è stato ridotto ai minimi termini).
Ma il risultato eccezionale lo abbiamo realizzato fuori dalle edicole. Perché nel corso di questo anno appena concluso, Liberazione ha introdotto due novità che hanno quintuplicato la sua influenza. Innanzitutto mettendo on-line il giornale sin dal mattino (è l'unico giornale italiano che lo fa) e in questo modo acquistando alcune decine di migliaia di lettori al giorno su internet (più di quelli che lo comprano in edicola). E poi con la free-press, che è stato un esperimento straordinario e di grande successo. La free-press è l'edizione pomeridiana di Liberazione , che produciamo da marzo, e distribuiamo in 100 mila copie al giorno tra Roma e Milano. Ne abbiamo realizzati circa 120 numeri (dal lunedì al giovedì con interruzione estiva) diffondendone più o meno 12 milioni di copie. Questo vuol dire che il giornale quest'anno ha distribuito circa 15 milioni di copie, contro i tre milioni di copie degli anni ruggenti, cioè dei primi anni del decennio, quando i giornali (e i partiti di sinistra) andavano a gonfie vele. Quintuplicare la propria diffusione in anni di crisi nera non è un cattivo risultato (senza tenere conto delle decine di migliaia di lettori via internet) e credo che sia il segreto del forte aumento della nostra influenza nella vita politica.
Queste cifre ve le abbiamo fornite anche per por fine alle continue polemiche sulla crisi di Liberazione , alimentate da molte parti e che oltretutto producono danni economici notevoli al giornale, che noi vorremmo fermare. Danni, perché si rende più difficile la raccolta della pubblicità e danni perché le voci offrono alimento alle campagne di boicottaggio del giornale. Talvolta a fornire cifre disastrose su Liberazione sono addirittura i dirigenti del partito. E questo non va bene, ed è anche abbastanza paradossale. Io sono molto vicino al partito e alle sue difficoltà politiche ed elettorali, però penso che in ogni polemica, anche nelle polemiche interne, bisognerebbe mantenere il senso della misura e della realtà. Voglio dire: stiamo ai dati certi. Per esempio ai risultati elettorali più recenti, quelli dell'Abruzzo. Il Prc passa dai 36.000 voti del 2005 ai 15.000 voti raccolti alle regionali di dicembre. Perde circa il 60 per cento del suo elettorato. Liberazione nello stesso periodo perde il 22 per cento in edicola e in compenso guadagna il 400 per cento con la diffusione della free-press. E' ragionevole che il partito rimproveri a Liberazione un cattivo risultato? Vedete un po' voi…
Detto questo, non possiamo nasconderci che un problema c'è ed è drammatico. Il problema economico. Liberazione è sempre costata al partito una cifra che oscillava tra il milione e i due milioni di euro. Cifra considerata ragionevole per sostenere un giornale che comunque offriva molta visibilità al Prc e stimolava il suo dibattito e la sua crescita culturale e politica. Quest'anno i dati economici sono peggiorati. E' vero che Liberazione ha aumentato il suo peso politico, ma sono lievitati anche i costi per il partito (arrivando ai due milioni e mezzo). E' lievitato il costo del lavoro, è sceso il finanziamento pubblico, sono aumentate le tasse e i costi industriali. E per di più questo è accaduto mentre il partito - per via dell'insuccesso elettorale - ha visto ridursi notevolmente le risorse economiche a sua disposizione. Per questo urge un piano di ristrutturazione e di risanamento economico del giornale, e poi anche di rilancio. Il Prc non può più pagarsi il giornale.
Abbiamo preparato in effetti un piano di ristrutturazione, insieme al vecchio consiglio di amministrazione (deposto il 30 dicembre per decisione, non molto motivata, del Prc) e insieme al presidente Sergio Bellucci. E' un piano che prevede il pareggio in 12 mesi. Attraverso una riduzione del costo del lavoro e dei costi industriali. E che prevede poi una serie di iniziative di rilancio che permettano, in due anni, il superamento della crisi e il riassorbimento delle casse integrazione. Il piano, per ragioni ancora non precisate, non è piaciuto alla maggioranza del Prc, che lo ha bocciato e ha prospettato l'idea di affidarsi ad un editore esterno, che però - a giudizio nostro e del sindacato nazionale giornalisti - non dà garanzie. L'editore in questione ha detto di essere interessato a Liberazione perché ha un piccolo deficit e un grande finanziamento pubblico (dunque questa tesi del deficit insopportabile un po' si smonta da sola…). Che fare per uscire dall'impasse? Credo che la cosa più ragionevole sarebbe quella di tornare sulle proprie decisioni, approvare il piano di ristrutturazione e iniziare la trattativa coi sindacati. Qualunque altra soluzione assomiglia molto più a un suicidio che ad altro. Ci sono ancora quattro o cinque giorni per ragionare. Possono essere sufficienti.
Liberazione 7.1.09
Liberazione, giornale per una sinistra moderna
Caro Massimo Fagioli io sarò pure scissa ma lei non capisce...
di Anna Paola Concia
Vengo da qualche giorno con fidanzata, fratelli e nipoti. E si, strano ma vero, caro Fagioli, anche noi omosessuali siamo così banalmente normali. Contrariamente a ciò che ci attribuisce nella sua intervista su Repubblica (domenica scorsa)proviamo desiderio, però non sempre facciamo sesso sui lampadari. E facciamo Natale in famiglia (perché siamo una famiglia) e ci facciamo i regali, giochiamo coi nipoti che ci vogliono bene. E quando quei nipoti chiedono "chi è Ricarda"? viene risposto loro: la fidanzata di zia Paola. Punto.
La sua intervista, caro Fagioli è un meraviglioso esempio di distruttività. In Italia non ci facciamo mancare niente, non ci basta la guerra tra gli israeliani e i palestinesi: anche gli uomini politici italiani, in particolare in questo momento, ahimè, quelli di centro sinistra, hanno un istinto bestiale alla guerra fratricida. Che non sia anche questa una pulsione all'annullamento caro Fagioli, che dice? Lei che è così esperto di queste cose, invece di dire delle benemerite sciocchezze sulla autodistruttività degli omosessuali, perché non analizza un po' la distruttività della sinistra italiana? Non so quanto ce ne avvantaggeremmo tutti, ma almeno parlerebbe di qualcosa di vero, di concreto e, forse, chissà, potrebbe essere un piccolo contributo alla ricerca di una via d'uscita alla difficile situazione in cui versa la sinistra. Una questione che mi sta a cuore, come a tante e a tanti. Anche a quelli che non sono solo comunisti, ma magari anche cattolici e omosessuali. Sa Fagioli, sono una lesbica di sinistra ma sono nel Pd, per lei sarò scissa anch'io, invece non ci vedo nessuna contraddizione. Credo che nella vita una delle cose più affascinanti sia quella di tenere insieme i diversi pezzi di sé, e avere la forza, il coraggio e la curiosità di riuscire a mescolarsi con chi è diverso da te. Diverso: che brutta parola… lei che fa tanto il comunista vorrebbe che fossimo tutti etichettati, residenti in tante rassicuranti e non comunicanti caselle: comunisti, cattolici, omosessuali da curare. Nessuno deve mescolarsi con gli altri, ognuno attaccato come i "rospi alle sassate" a queste belle certezze adamantine che fanno parte ormai della preistoria. E se al mondo in questo modo non riusciamo più a dare risposte, chissenefrega. Tanto noi siamo marginali e ci piace tanto. Perché siamo snob, comunisti e ed elitari ma ci occupiamo del "popolo". Che forse non abbiamo mai visto e conosciuto, perché non sappiamo cosa vuol dire tirare la carretta, ma ci piace parlarne e dire che un giornale come Liberazione si deve occupare di cose serie mica di Luxuria, come dice Ferrero!!!! (che, ricordo sommessamente, appena Vladimir ha vinto L'Isola dei Famosi non la ha fatta neanche rientrare in Italia e la aveva già candidata alle europee. Poi quando giustamente Luxuria gli ha risposto: no grazie, allora Vladimir è diventata una cosa frivola: ma forse questo bel pezzo di teatro lei se lo è perso). Mi scuserà signor Fagioli se interloquisco con lei, ma mi ha dato così tanti spunti, che non posso farne a meno. E mi aiuta a dire molte cose sull'omosessualità e su quello che sta succedendo a Liberazione . Le cose stanno insieme, perché quello che lei pensa di migliaia di omosessuali e transessuali italiani ha a che vedere con quello che dice contro Sansonetti. Quando lei afferma che il desiderio è solo nel rapporto uomo-donna, forse lei non sa cosa sia il desiderio. Lei non sa cosa voglia dire vivere da eterosessuali e desiderare una persona del tuo stesso sesso. Non lo sa e non glielo auguro, francamente. Vengo da otto anni di psicoanalisi freudiana, una esperienza meravigliosa che mi aiutato a vivere la mia omosessualità serenamente e a stare dove sta il mio desiderio. Ma certo, la mia psicoanalista è una donna di questi tempi.
Essere di questi tempi, ecco, è questa la questione. E' questo, secondo me, lo sforzo che hanno fatto Sansonetti e la sua redazione: cercare di ripensare la sinistra nella modernità. Non abbandonare niente di se stessi ma guardare al mondo, mutato e mutante, cercando di dare risposte nuove. E fare una cosa fondamentale: tenere insieme diritti sociali e diritti civili, senza un ordine di priorità. Le società del futuro sono le cosiddette "società inclusive", quelle che valorizzano il ruolo delle donne e tengono insieme i vecchi e i nuovi soggetti della cittadinanza, cioè omosessuali, immigrati e giovani. Quelle società sono più ricche economicamente e socialmente. Come costruire queste società? E' di questo che dovrebbe occuparsi una sinistra moderna per tornare ad essere protagonista di questa nostra società disastrata. Lo dico con il cuore in mano, uscite, usciamo da quel desiderio così autoconservativo di voler parlare solo a noi e di noi stessi: parliamo a tutti e cerchiamo di non credere più di essere i portatori della verità. La verità non esiste se non nella costruzione quotidiana di una vita migliore per tutti, nessuno escluso.
*Deputata Pd
Liberazione Lettere 7.1.09
Caro direttore, vogliamo esprimerti la nostra critica
Caro direttore di "Liberazione", compagno Piero Sansonetti, siamo un gruppo di comunisti assidui lettori del tuo giornale. Vogliamo, quindi, esprimerti con rispetto ma con fermezza la nostra critica ed insoddisfazione per i i tuoi attacchi giornalieri all'attuale maggioranza del partito della Rifondazione Comunista. Certo, aderiamo ad una prospettiva politica diversa dalla tua, ma chiediamo comunque rispetto per le nostre posizioni. Noi non siamo omofobi, crediamo che l'emancipazione della classe lavoratrice comporterà un movimento generale di liberazione ed emancipazione. Da decenni siamo vicini al popolo palestinese e soprattutto oggi ne appoggiamo la lotta di resistenza contro l'attacco che sta subendo dall'esercito israeliano. Siamo contro tutte le politiche imperialistiche e per la liberazione ed autonomia dei popoli. Non siamo d'accordo con il Presidente Napolitano quando, nel suo messaggio di fine anno, parla della necessità di creare uno spirito di concordia per superare una crisi economica di cui noi non siamo i responsabili. Forse per te, direttore, questo modo di ragionare è antiquato, ma le nostre posizioni hanno diritto di cittadinanza e di espressione sulle pagine di "Liberazione". Per tanto, caro Piero, permetti anche a noi comunisti di dire la nostra sul nostro giornale. Un tempo, molti anni fa, si diceva: «veniamo da lontano e andremo lontano». Ci piace pensare e lo crediamo fortemente che queste parole abbiano un importante significato e che possano rappresentare un punto di riferimento per chi in questo momento sta subendo le ingiustizie del capitalismo.
Giorgio Lindi, Letizia Lindi, Sergio Angeloni, Nando Giannarelli, Massimo Gianfranceschi, Maria Rasetto, Elena Vatteroni, Iacopo Simi, Stefano Carlesi, Giulia Severi, Romeo Buffoni via e-mail
I LANCI DI IERI SERA SULLA RETE:
ilsalvagente.it 6.1.09 20.45ALTRI ARTICOLI SU ALTRI TEMI:
Sansonetti: ''Due direttori per Liberazione? Che orgoglio''
La Direzione Prc di lunedì prossimo dovrebbe licenziare il direttore e fare 2 nomineQualcosa si muove a Liberazione. Piero Sansonetti, direttore del quotidiano di Rifondazione comunista, e la vicedirettrice Simonetta Cossu hanno costituito, oggi, una Società di giornalisti che intende rilevare la gestione del giornale.
La conferma arriva proprio da Piero Sansonetti, che spiega che fin da domani si darà da fare per stendere lo Statuto e allargare la società ai giornalisti e ai collaboratori del quotidiano di Rifondazione. E anche ad altri che, eventualmente, vorranno farne parte.
Sansonetti sembra ottimista sui risultati dell'iniziativa. "Ho preso contatto - dichiara a ilsalvagente.it - con un gruppo di imprenditori che si sono detti interessati a Liberazione. Ho quindi mandato una lettera a Sergio Boccadutri, amministratore unico del quotidiano e tesoriere di Rifondazione, manifestando l'interesse ad acquistare il giornale e chiedendo che gli acquirenti possano avviare una Due diligence".
Com'è noto, la Due diligence è una verifica dei conti che si effettua prima di un'offerta economica per acquisire un bene o un prodotto.
La proposta lanciata da Sansonetti affianca, quindi, quella di cui si è parlato nei giorni scorsi e che tante polemiche ha suscitato, avanzata dall'editore Luca Bonaccorsi, sponsorizzato dallo psichiatra Massimo Fagioli.
Ora sul campo ci sono due offerte contrastanti e il segretario di Rifondazione, Paolo Ferrero, si trova di fronte a un problema inatteso: che ci fosse una "folla" di possibili compratori di Liberazione non era stato messo, infatti, nel conto.
Ma Rifondazione vuole andare avanti
Ma non sembra che ci siano spazi per una trattativa. Rifondazione intende procedere col piano di ristrutturazione già annunciato. Ironico il commento di Piero Sansonetti: "La maggioranza del Prc ha deciso di cambiare il direttore di Liberazione. Ha convocato una riunione di direzione, che si svolgerà lunedì prossimo - fa sapere Sansonetti - e ha annunciato che in quella sede sfiducerà il direttore attuale - cioè mi sfiducerà - e nominerà i nuovi direttori.
Sono abbastanza orgoglioso del plurale: l'idea che per sostituirmi ci si devono mettere almeno in due, ammetterete, è una bella soddisfazione. Vedremo come andrà questa riunione di Direzione.
Non ho molto da dire sul merito della decisione. I proprietari, secondo la legge, sono padroni di fare quello che vogliono. E lo fanno coi mezzi che ritengono giusti e adeguati. Compreso - come è successo nel nostro caso - la destituzione senza motivi di un intero consiglio di amministrazione, è un caso unico nella storia dell'editoria, deciso con una manciata di voti di maggioranza".
E' questo l'editoriale di domani su 'Liberazione' firmato dal direttore Piero Sansonetti e dalla vicedirettrice, Simonetta Cossu. "La cosa più ragionevole da fare è - dicono - tornare sulle proprie decisioni, approvare il piano di ristrutturazione ed iniziare la trattativa coi sindacati: ogni altra soluzione (come la vendita) assomiglia molto piu' a un suicidio che ad altro. Ci sono ancora 4-5 giorni per ragionare. Possono esser sufficienti".
La replica della maggioranza di Rifondazione
"Stiamo compiendo in modo trasparente i passi che abbiamo deciso: abbiamo revocato il Cda di Liberazione, che aveva presentato un piano non consono a quanto richiesto dalla direzione del partito, e cambieremo il direttore, sulla base del mandato del Comitato politico nazionale": Claudio Grassi, numero due di Rifondazione comunista e responsabile dell'organizzazione del partito, conferma la decisione di andare avanti sulla strada del licenziamento del direttore di Liberazione, mettendo avanti "il risanamento della grave situazione deficitaria del quotidiano del Prc e il preoccupante calo di copie vendute" (più che logico, visto il recente andamento elettorale di Rifondazione).
"Nessuno ha venduto nulla. Non c'è nessuna novità - sottolinea Grassi - portiamo soltanto avanti le decisioni assunte, a partire dalla nomina di un direttore che sia in sintonia con la linea politica del partito. Tutto sulla base delle decisioni assunte dagli organi dirigenti del partito".
Grassi conferma che la direzione di Rifondazione, convocata per lunedì 12 gennaio, deciderà il nome del nuovo direttore. Tra le ipotesi che si fanno, non viene escluso che al direttore garante della linea politica possa eventualmente essere affiancato un direttore responsabile, giornalista professionista, come previsto dalle norme in vigore.
Le puntate precedenti: lo scontro con Ferrero
Sansonetti non ci sta a lasciare il campo, come vorrebbe il segretario del partito Paolo Ferrero. "Mi fa piacere e molto", così accoglie la notizia, riportata oggi da Repubblica, del "divorzio" di Fausto Bertinotti dallo psichiatra Massimo Fagioli, che qualche giorno fa lo ha definito "bambino del '68, malato di mente". Fagioli sarebbe anche l'ispiratore dell'offerta dell'editore Luca Bonaccorsi, per rilevare il quotidiano.
Piero Sansonetti è entusiasta della presa di posizione di Bertinotti: "Non ho mai avuto alcun dubbio su di lui, lo conosco bene". E intanto lavora alla proposta d'acquisto della testata. "Sto preparando la mia offerta, ci sto lavorando - spiega - perché sia economicamente valida e rappresentativa dei giornalisti: così da essere alla pari con quella di Luca Bonaccorsi".
Insomma, "darò battaglia fino di fondo", conclude Sansonetti. In un'intervista pubblicata ieri sempre da Repubblica il segretario di Rifondazione aveva sottolineato che non basta rilevare il giornale, ma bisogna anche far fronte a un buco di 3 milioni e mezzo di euro, oltre i contributi per l'editoria. Ma è evidente che la partita è più politica che economica, visto che la direzione di Sansonetti appare più in sintonia con la minoranza che fa capo a Nicky Vendola, che alla maggioranza di Ferrero.
Sansonetti non è, comunque, né uomo di maggioranza né di minoranza. Ha semplicemente un'idea dell'autonomia dei quotidiani di partito, rispetto alla proprietà, ben diversa da quella di Ferrero e lo ha dimostrato anche nella sua lunga carriere all'Unità.
Massimo Fagioli ritratta
Una novità arriva, intanto, anche da Massimo Fagioli. "Ho grande stima di Sansonetti: con me è stato sempre correttissimo, non ho mai detto che è un malato di mente, come ho moltissima stima di Bertinotti. E se con entrambi ci sono punti di dissenso, ben venga il dissenso!".
A parlare in questo modo - secondo dichiarazioni riportate dall'Agenzia Italia - è lo psichiatra Massimo Fagioli, che ritratta quanto aveva dichiarato nei giorni scorsi, cercando di definire "false" alcune affermazioni a lui attribuite, senza peraltro alcuna immediata smentita da parte sua.
"Non ho mai detto Sansonetti è un malato di mente - attacca lo psichiatra dell'Analisi Collettiva - ma ho detto che possono essere malati di mente coloro che si bloccano per stupore davanti alle formiche. Questa considerazione è poi diventata Sansonetti è un malato di mente". Una menzogna! "Che poi non abbia condiviso talune scelte di Sansonetti, come certi articoli apparsi su Liberazione sulla sessualità o il sesso, penso sia del tutto legittimo avere proprie opinioni. Se è venuto fuori un dissenso, bene, discutiamo".
Quindi, tocca a Vendola. "Non ho mai detto che Vendola va curato, ho detto e lo ripeto che, per me, è una contraddizione teorica essere omosessuale, cattolico e comunista e per questa ragione e solo per questa - precisa - non ho condiviso che fosse candidato alla guida di un partito".
E questo è stato un punto di dissenso con Bertinotti. "Ma posso aver un'opinione? Mi pare sia del tutto legittimo averla - aggiunge - questa opinione così formulata non è dire: Vendola è da curare".
Nessun divorzio dunque con Fausto Bertinotti, come si fa sapere dall'entourage dell'ex-Presidente della Camera ma alcune pur significative divergenze su giudizi attribuiti a Fagioli, mentre se e quando ci sarà un'occasione come Villa Piccolimi del 2004 o l'Auditorium del 2007, Bertintti ci sarà. Perché tutte queste menzogne, come quella dei 10 euro per ogni persona che va ai seminari di Analisi Collettiva che come si sa da quando ci sono, dal 1975, sono del tutto gratuiti, o quella di omofobia che tra l'altro non è chiaro cosa significhi o quella di essere editore, di star dietro a Luca Bonaccorsi nell'acquisto di Liberazione? "Me lo sono chiesto il perché di tutte queste menzogne su di me, il perché di questi attacchi - conclude lo psichiatra - Temono che la mia teoria si diffonda sempre piu' anche attraverso un giornale".
Agi 6.1.09 20.15
Liberazione: Sansonetti, Direzione il 12. Mi sfiduciano? Vedremo(AGI) - Roma, 6 gen. - Sappiamo che oggi Liberazione è “un buon giornale, autorevole, che gode di una notevole considerazione, che pesa nel mondo politico, sappiamo che - precisano Sansonetti e Cossu - è una delle poche cose di prestigio restate a sinistra, che ha un’ottima redazione, molti collaboratori di qualità, moltissime idee, ha capacità di pensiero, di battaglia e di informazione. E questo è il frutto di molti anni di lavoro, guidato da diversi direttori tra i quali cito solo i due più importanti: Lucio Manisco, che lo ha guidato ai primi passi, e il grande Sandro Curzi”. Ora però, “parliamo del 2008, che, in Italia, è stato l’annus horribilis della sinistra. In questo annus horribilis, Liberazione, per fortuna, ha resistito. Ha qualche acciacco economico, ma le vendite reggono e la diffusione è enormemente aumentata. Nel 2008 abbiamo venduto in edicola più o meno le stesse copie del 2007, risultato francamente clamoroso, visto che tutti gli altri giornali hanno perso copie e visto che il partito di riferimento, e cioè il Prc, è stato ridotto ai minimi termini. Ma il risultato eccezionale lo abbiamo realizzato fuori dalle edicole. Perchè nel corso di questo anno appena concluso, Liberazione ha introdotto due novità che hanno quintuplicato la sua influenza. Innanzitutto mettendo on-line il giornale sin dal mattino e in questo modo acquistando alcune decine di migliaia di lettori al giorno su internet. E poi con la Free-press, che e’ stato un esperimento straordinario e di grande successo. La free-press è l’edizione pomeridiana di Liberazione, che produciamo da marzo, e distribuiamo in 100 mila copie al giorno tra Roma e Milano. Ne abbiamo realizzati circa 120 numeri (dal lunedì al giovedì con interruzione estiva) diffondendone più o meno 12 milioni di copie”. Questo vuol dire che “il giornale quest’anno ha distribuito circa 15 milioni di copie, contro i tre milioni di copie degli anni ruggenti, cioè dei primi anni del decennio, quando i giornali (e i partiti di sinistra) andavano a gonfie vele. Quintuplicare la propria diffusione in anni di crisi nera non è un cattivo risultato (senza tenere conto delle decine di migliaia di lettori via internet) e credo che sia il segreto del forte aumento della nostra influenza nella vita politica. Queste cifre ve le abbiamo fornite anche per por fine alle continue polemiche sulla crisi di Liberazione, alimentate da molte parti e che oltretutto producono danni economici notevoli al giornale, che noi vorremmo fermare. Danni, perchè si rende più difficile la raccolta della pubblicità e danni perchè le voci offrono alimento alle campagne di boicottaggio del giornale. Talvolta a fornire cifre disastrose su Liberazione sono addirittura i dirigenti del partito. E questo non va bene, ed è anche abbastanza paradossale. Io sono molto vicino al partito e - aggiungono - alle sue difficoltà politiche ed elettorali, però penso che in ogni polemica, anche nelle polemiche interne, bisognerebbe mantenere il senso della misura e della realtà. Voglio dire: stiamo ai dati certi. Per esempio ai risultati elettorali più recenti, quelli dell’Abruzzo. Il Prc passa dai 36.000 voti del 2005 ai 15.000 voti raccolti alle regionali di dicembre. Perde circa il 60% del suo elettorato. Liberazione nello stesso periodo perde il 22% in edicola e in compenso guadagna il 400% con la diffusione free-press. E’ ragionevole che il partito rimproveri a Liberazione un cattivo risultato? Vedete un po’ voi. Detto questo, non possiamo nasconderci che un problema c’è ed è drammatico. Il problema economico. Liberazione è sempre costata al partito una cifra che oscillava tra il milione e i due milioni di euro. Cifra considerata ragionevole per sostenere un giornale che comunque offriva molta visibilità al Prc e stimolava il suo dibattito e la sua crescita culturale e politica. Quest’anno i dati economici sono peggiorati.
Agi 6.1.09 ore 19.59
Liberazione: Grassi, in modo trasparente verso nuova direzione"Stiamo compiendo in modo trasparente i passi che abbiamo deciso: abbiamo revocato il Cda di Liberazione, che aveva presentato un piano non consono a quanto richiesto dalla direzione del partito, e cambieremo il direttore, sulla base del mandato del Comitato politico nazionale". Claudio Grassi, numero due di Rifondazione comunista e responsabile organizzazione del partito, conferma la decisione di andare avanti sulla strada del risanamento della grave situazione deficitaria del quotidiano del Prc e del preoccupante calo di copie vendute. "Nessuno ha venduto nulla. Non c'ènessuna novità - sottolinea Grassi - portiamo soltanto avanti le decisioni assunte, a partire dalla nomina di un direttore che sia in sintonia con la linea politica del partito. Tutto sulla base delle decisioni assunte dagli organi dirigenti del partito". Sarà cosi' la direzione di Rifondazione, convocata per lunedi' 12 gennaio a stabilire il nome del nuovo direttore. Tra le ipotesi che si fanno, non viene escluso che al direttore garante della linea politica possa eventualmente essere affiancato un direttore responsabile, giornalista professionista, come previsto dalle norme in vigore.
(segnalazione di Simona Maggiorelli)
Agi 6.1.09 19.59
Liberazione: Sansonetti, due per sostituirmi, bello no?"La maggioranza del Prc ha deciso di cambiare il direttore di Liberazione. Ha convocato una riunione di direzione, che si svolgerà lunedì prossimo, e ha annunciato che in quella sede sfiducerà il direttore attuale - cioà mi sfiducerà - e nominerà i nuovi direttori. Sono abbastanza orgoglioso del plurale: l'idea che per sostituirmi ci si devono mettere almeno in due, ammetterete, è una bella soddisfazione.. Vedremo come andrà questa riunione di Direzione. Non ho molto da dire sul merito della decisione. I proprietari, secondo la legge, sono padroni di fare quello che vogliono. E lo fanno coi mezzi che ritengono giusti e adeguati.
Compreso - come è successo nel nostro caso - la destituzione senza motivi di un intero consiglio di amministrazione, è un caso unico nella storia dell'editoria, decisa con una manciata di voti di maggioranza". E' quanto scrivono nell'editoriale di domani su 'Liberazione' il direttore Piero Sansonetti e la vice, Simonetta Cossu. "La cosa più ragionevole da fare è - dicono - tornare sulle proprie decisioni, approvare il piano di ristrutturazione ed iniziare la trattativa coi sindacati: ogni altra soluzione (come la vendita) assomiglia molto più a un suicidio che ad altro. Ci sono ancora 4-5 giorni per ragionare. Possono esser sufficienti", avvertono i due.
Agi 6.1.09 19.57
Liberazione: Cdr, ultimatum a Prc o chiarezza o scioperiO nelle prossime ore la segreteria del Prc fa chiarezza sul futuro del giornale prima dell'assemblea programmata per giovedì 8 gennaio e prima della Direzione Nazionale convocata per il 12 gennaio e ripristina un percorso sindacale interrotto il 23 dicembre scorso oppure daremo corso alle iniziative di lotta, compreso il pacchetto di 10 giorni sciopero affidatoci dalla redazione. E' la posizione del CdR di 'Liberazione' che, in una nota, lamenta "dopo aver subito ieri un'azione di killeraggio mediatico che ha preso in ostaggio la redazione di Liberazione, stravolgendo l'esito dell'assemblea e diffondendo presunte deliberazioni mai prese, oggi apprendiamo che la Direzione nazionale del Prc è stata convocata per il giorno 12 gennaio con al primo punto all'ordine del giorno, citiamo letteralmente, 'situazione di Liberazione', sfiducia all'attuale direttore ed elezione dei nuovi direttori". Questa notizia "ci giunge all'antivigilia della programmata assemblea di confronto delle lavoratrici e dei lavoratori del quotidiano - aggiunge la nota del CdR - affiancati, per quanto riguarda i giornalisti, da Fnsi e Stampa romana, con il segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero. Assemblea che doveva essere il momento più aperto e discorsivo del ripristino del confronto sindacale da parte del partito proprietario del giornale, dopo l'improvvisa sospensione del percorso di trattativa già avviato, la bocciatura del piano di ristrutturazione e gia' formalmente trasmesso al sindacato tramite la Fieg e l'annuncio da parte dello stesso segretario del Prc della presenza di una lettera d'interesse d'un editore, poi rivelatosi Luca Bonaccorsi, all'acquisto della maggioranza delle azioni della società editrice".
Apcom 6.1.09 ore 19
Editoria/ Cdr Liberazione a Ferrero: Decisa vendita a Bonaccorsi?
Chiarisca perché Direzione convocata per eleggere nuovi direttoriRoma, 6 gen. (Apcom) - La vendita della maggioranza delle azioni di Liberazione all'editore Luca Bonaccorsi è stata già decisa? Lo chiede il Comitato di Redazione del quotidiano del Prc al segretario Paolo Ferrero in un comunicato in cui rende noto che è stata convocata la Direzione per il 12 gennaio con al primo punto dell'ordine del giorno la "situazione di Liberazione" e la "sfiducia all'attuale direttore ed elezione dei nuovi direttori". Secondo il Cdr, tale ordine del giorno "richiama oggettivamente il contenuto di quella stessa lettera d'interesse dell'editore Bonaccorsi laddove propone per Liberazione due direttori, uno 'politico-editoriale' nominato dal Prc e l'altro 'responsabile' nominato dall'acquirente".
"Dopo aver subito ieri un'azione di killeraggio mediatico che ha preso in ostaggio la redazione di Liberazione stravolgendo l'esito dell'assemblea e diffondendo presunte deliberazioni mai prese - si legge nella nota del Cdr - oggi apprendiamo che la Direzione nazionale del Prc è stata convocata per il giorno 12 gennaio con al primo punto all'ordine del giorno, citiamo letteralmente, 'situazione di Liberazione, sfiducia all'attuale direttore ed elezione dei nuovi direttori'".
"Questa notizia - prosegue il comunicato - ci giunge all'antivigilia della programmata assemblea di confronto delle lavoratrici e dei lavoratori del quotidiano, affiancati per quanto riguarda i giornalisti da Fnsi e Stampa romana, con il segretario nazionale del Prc, Paolo Ferrero. Assemblea che doveva essere il momento più aperto e discorsivo del ripristino del confronto sindacale da parte del partito proprietario del giornale, dopo l'improvvisa sospensione del percorso di trattativa già avviato, la bocciatura del piano di ristrutturazione già formalmente trasmesso al sindacato tramite la Fieg e l'annuncio da parte dello stesso segretario del Prc della presenza di una lettera d'interesse d'un editore, poi rivelatosi Luca Bonaccorsi, all'acquisto della maggioranza delle azioni della società editrice".
"Ora - sottolinea il Cdr - nella convocazione della Direzione del Prc per lunedì prossimo l'annuncio della 'nomina dei nuovi direttori', in seguito alla 'sfiducia all'attuale direttore', richiama oggettivamente il contenuto di quella stessa lettera d'interesse dell'editore Bonaccorsi, laddove con ignoranza del contratto nazionale di lavoro giornalistico propone per Liberazione due direttori, uno 'politico-editoriale' nominato dal Prc e l'altro 'responsabile' nominato dall'acquirente. Chiediamo al segretario Ferrero di chiarire immediatamente se questa coincidenza esiste e se dunque la decisione della vendita della maggioranza delle azioni della Mrc Spa è stata di fatto già assunta, oppure di smentirlo con altrettanta nettezza. Nel primo caso, dovremo considerare l'esigenza del confronto sindacale e con le lavoratrici e i lavoratori evidentemente evasa".
"Sulla base della risposte alla nostra richiesta di chiarificazione, o di un eventuale silenzio - annuncia il Cdr - decideremo nelle prossime ore l'indizione delle azioni di lotta già affidateci dall'assemblea delle giornaliste e dei giornalisti".
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l'Unità 7.1.09
Daniel Barenboim: «Inumano uccidere. Noi ebrei dovremmo saperlo»
«Israele non risolverà mai i suoi problemi con la via militare»
di Gherardo Ugolini
Il direttore d'orchestra ha dovuto bloccare la tournée in Medio Oriente della sua Divan Orchestra formata da giovani israeliani e arabi, palestinesi inclusi. «L'unica soluzione è accettare la vicinanza degli uni con gli altri».
BERLINO. Daniel Barenboim è molto arrabbiato. Il direttore d'orchestra d'origine argentina; con in tasca un passaporto israeliano ed uno palestinese, ebreo, ci teneva a celebrare il decennale della sua West-Eastern Divan Orchestra (composta da musicisti israeliani e arabi) con una tournée in Medio Oriente. Erano previsti concerti il prossimo fine settimana al Cairo e a Doha in Qatar. Ma l'escalation della guerra ha imposto uno stop improvviso e per motivi di sicurezza le due tappe del tour sono state cancellate. Ma questa battuta d'arresto non farà certo desistere Barenboim dal suo impegno pacifista e conciliatore. «Sono triste, preoccupato e indignato per quello che sta succedendo. Soffro per il sangue versato da entrambe le parti, per le vittime della violenza e per la mancanza di sbocchi possibili» afferma il musicista nel corso di un incontro con la stampa presso il teatro della Staatsoper di Berlino. Sugli attacchi israeliani nella striscia di Gaza commenta: «lo non voglio dare una valutazione delle faccende militari e politiche perché non credo sia questo il momento giusto. Ma resta il fatto che noi ebrei per primi dovremmo sapere che l'omicidio di esseri innocenti è inumano e inaccettabile».
Il direttore d'orchestra condanna «la miopia di tutti coloro che in Medio Oriente credono si possa risolvere il conflitto con le armi» e si domanda «quanto tempo dovremo aspettare perché tutti capiscano che i destini di israeliani e palestinesi sono strettamente intrecciati tra di loro». La convivenza pacifica tra israeliani e palestinesi è per Barenboim possibile e indica come esempio la sua West-Eastern Divan Orchestra, in cui «suonano insieme giovani cittadini di Israele e arabi di varie nazionalità: persone che hanno idee e posizioni diverse, ma che si propongono di stare insieme e lavorare insieme». «Questa Orchestra rappresenta da dieci anni un esempio concreto del fatto che la convivenza pacifica è possibile» conclude Barenboim sottolineando come gli eventi degli ultimi giorni non abbiano turbato l'atmosfera interna alla compagine, visto che «nonostante la crisi attuale e nonostante la diversità di opinioni, tutti i miei musicisti erano pronti a suonare nella tournée». Per il futuro del Medio Oriente la strada da perseguire secondo il direttore, che nel concerto di Capodanno a Vienna ha auspicato una rapida pace, è una sola: «Gli israeliani devono capire che con la via militare non riusciranno mai a risolvere i problemi. L'unica soluzione è di accettare reciprocamente la vicinanza degli uni con gli altri».
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