È DISPONIBILE QUI DI SEGUITO
Processo al monoteismo 1
L’accusa
Il focolaio dell’ intolleranza
L’idea di un libro sacro come unica fonte della verità induce a cercare la salvezza nella lotta agli «infedeli»
di Luciano Canfora
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Corriere La Lettura 3.4.16Repubblica 3.4.16
Processo al monoteismo 2
La difesa
Una rivoluzione egualitaria
Il pagano passa da un idolo all’altro senza via d’uscita. Solo l’infinitamente Altro può liberarci dalla schiavitù
di Donatella Di Cesare
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Bibliografia
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Molestie in seminario, vescovo indagato
Cassino, un ex studente accusa monsignor Gerardo Antonazzo, altri sei giovani sarebbero coinvolti Lui: attacchi infondati. Il dossier della procura alla Santa Sede che lo difende: scandalo costruito ad arte
di Conchita Sannino
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Corriere 3.4.16
Indagato il vescovo di Cassino I pm: ha molestato 8 seminaristi
Il prelato: «Le accuse sono infondate». I dubbi della Santa Sede
di Ilaria Sacchettoni
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Repubblica 3.4.16
Il Vaticano boccia la Marcuzzi “Non è adatta al Giubileo”
di Orazio La Rocca
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La Stampa 3.4.16
La natura romantica del Papa
di Claudio Gallo
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un libro di Marco Vannini
Repubblica 4.3.16
Le vere ragioni delle dimissioni di Ratzinger
di Paolo Rodari
Quali sono le ragioni delle dimissioni di Benedetto XVI? Gli intrighi di palazzo, la pedofilia, le carte trafugate… Ma cosa, in fondo, lo ha spinto a rinunciare? Se lo chiede il filosofo e teologo Marco Vannini, tra i massimi esperti di mistica cristiana, in All’ultimo Papa con una tesi che fa discutere: l’ultimo Papa è Benedetto. La risposta va oltre eventi contingenti per ritrovarsi nel «venir meno dei fondamenti storici della fede». In sostanza, dice Vannini, Ratzinger resta l’ultimo difensore di una credenza tradizionale, secondo la quale il «vecchio Dio Padre» è rex tremendae majestatis. È il Dio della tradizione ebraica che oggi, dal pronunciamento di Giovanni Paolo I fino al rilancio operato dalla teologia cosiddetta al femminile, è stato sostituito dal concetto di Dio-Madre. Secondo Vannini, Ratzinger avrebbe dovuto operare un’azione troppo ardita: far passare il cristianesimo da mitologia (appunto la credenza in un Dio potente e superiore) a conoscenza dello spirito nello spirito, un Dio privo di ogni attributo, pura luce: «Un pensiero che non crea né teologie né chiese, perché esso esprime soltanto l’esperienza di una realtà assolutamente diversa ». Lo si chiama Dio per consuetudine ma, spiega Vannini, «non intendiamo affatto parlare di un ente supremo, lassù nei cieli», quanto della scoperta di ciò che siamo, «il nostro stesso essere». Ratzinger avrebbe dovuto spostare il cristianesimo su questo secondo livello. Ma, dice Vannini, l’impresa è sembrata «tale da richiedere forze molto superiori a quelle di un vecchio papa». E per non tradire se stesso, per non abbracciare un «nuovo umanesimo », ha preferito ritirarsi.
All’ultimo papa di Marco Vannini Il Saggiatore pagg. 205, euro 17
Repubblica 3.4.16
Cosa furono davvero le crociate
risponde Corrado Augias
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Il Sole 3.4.16
Parole e verità
La ragione, la poesia e l’amore divino
La fiducia illimitata nella potenza della ragione e della parola che l’esprime è un tratto della mentalità illuministica della modernità.
di Bruno Forte
qui
Il Sole Domenica 3.4.16
Le sfide del nostro tempo
La sostenibilità cristiana
di Gianfranco Ravasi s.j.
qui
Il Sole Domenica 3.4.16
Corpo
Post-umano, troppo post-umano
di Nunzio Galantino
qui
Repubblica 3.4.16
I tabù del mondo
L’arte erotica (e inaspettata) della fedeltà
Il nostro tempo è cinico e pragmatico, crede alla libertà senza inibizioni, giudica l’aspirazione delle coppie al “per sempre” una farsa o una catena repressiva Ma i legami non sempre sacrificano il desiderio: l’autentica forza dell’amore è trasformare la ripetizione in un’esperienza davvero unica e irripetibile
Quello che l’ideologia neo-libertina non vede è che ogni forma di disincanto tende, come spiegarono già Adorno e Horkheimer a ribaltarsi nel suo contrario
di Massimo Recalcati
qui
Il Sole 3.4.16
Isis, Libia, caso Regeni
La guerra in casa e il disordine mondiale
di Alberto Negri
qui
Il Fatto 3.4.16
Guerra e pace,
Il Grande Disordine
di Furio Colombo
qui
Corriere 3.4.16
Petrolio, saranno sentite Guidi e Boschi
La Procura: «Gemelli va arrestato»
I magistrati di Potenza valutano il disastro ambientale. E scatta il ricorso sul fermo negato
di Virginia Piccolillo
qui
Il Sole 3.4.16Corriere 3.4.16
L’imprenditore accusato anche di corruzione
La Procura presenta ricorso contro il no all’arresto di Gemelli
potenza
di I. Cimm.
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La Stampa 3.4.16
Le accuse della Procura: per l’Eni
100 milioni di risparmi irregolari
Indagato anche l’ammiraglio De Giorgi. Le domande dei pm alla Boschi
di Grazia Longo
qui
La Stampa 3.4.16
Quella rete di “amici” che puntava a fare affari
Il filo rosso dell’indagine che lega politici, manager e imprenditori
di Francesco Grignetti
qui
Repubblica 3.4.16
La globalità della corruzione
di Roberto Toscano
qui
La Stampa 3.4.16
Renzi: “Siamo sotto attacco ma non ci faranno cadere”
Elogia Marchionne: “Ha fatto più lui per i lavoratori che certi sindacalisti” E vuole sostituire la Guidi in settimana. In pole Bellanova e De Vincenti
di Carlo Bertini
qui
Il Sole 3.4.16
Verso la Direzione del partito. L’intervento alla scuola di formazione politica del Pd - Domani la «resa dei conti» con la minoranza
Renzi contro i sindacati, frenata sulle privatizzazioni
Il premier loda Marchionne: «Ha fatto più lui che certi sindacalisti» - «Si è privatizzato fin troppo»
di Emilia Patta
qui
La Stampa 3.4.16
Presentate due mozioni di sfiducia, i grillini dicono no al centrodestra
Berlusconi non parla di Tempa Rossa e attacca i giudici
di Amedeo La Mattina
qui
La Stampa 3.4.16
L’immagine in bilico del partito che doveva cambiare il Paese
di Marcello Sorgi
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Repubblica 3.4.16
Il fiammifero della Guidi e l’incendio che ora divampa
di Eugenio Scalfari
qui
Il Sole 3.4.16
La fase nuova e l’avversario che ora c’è
La santa alleanza Grillo-Salvini che ora fa paura
di Lina Palmerini
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Marino, Marziano a Roma (con autogol)
di Aldo Grasso
Attenti a rubare i titoli dei libri! O Ignazio Marino è dotato di uno
spirito autoironico finora ignoto o è caduto in un infortunio clamoroso,
del genere «una risata lo seppellirà».
Per regolare i conti con il Pd, Marino ha scritto un libro, «Un marziano a Roma», che ha lo stesso titolo di una strepitosa farsa di Ennio Flaiano del 1960. In realtà, già nel ‘54 Flaiano aveva scritto un racconto omonimo, inserito in «Diario Notturno»: il marziano in questione si chiama Kunt e atterra con la sua astronave a Roma, nel prato del galoppatoio di Villa Borghese. Sei anni dopo l’autore ne ricava un lavoro teatrale. Il marziano subito è accolto come un messia (qualche analogia con Marino traspare) in un’atmosfera di redenzione, da «anno zero». Ma presto dai fasti di «angelo revisore», il marziano decade alla condizione di «uomo del giorno» dai molti «doveri di rappresentanza» (altre curiose analogie con Ignazio) ed è chiamato banalmente «dottore».
Quello che forse Marino non sa è che Flaiano inscena poi lo svilimento del marziano: alla fine non farà più notizia e diventerà uno dei tanti «sciagurati» che a Roma scrivono un libro. L’ultimo quadro si chiude fra le pernacchie di giovinastri che lo deridono: «A Marzianooo!».
A Marinooo! Non resta che consolarsi con il congedo dell’alieno: «Tutto si muove nel mondo verso un eterno amplesso. Anche toccare il fondo fa parte del successo».
Per regolare i conti con il Pd, Marino ha scritto un libro, «Un marziano a Roma», che ha lo stesso titolo di una strepitosa farsa di Ennio Flaiano del 1960. In realtà, già nel ‘54 Flaiano aveva scritto un racconto omonimo, inserito in «Diario Notturno»: il marziano in questione si chiama Kunt e atterra con la sua astronave a Roma, nel prato del galoppatoio di Villa Borghese. Sei anni dopo l’autore ne ricava un lavoro teatrale. Il marziano subito è accolto come un messia (qualche analogia con Marino traspare) in un’atmosfera di redenzione, da «anno zero». Ma presto dai fasti di «angelo revisore», il marziano decade alla condizione di «uomo del giorno» dai molti «doveri di rappresentanza» (altre curiose analogie con Ignazio) ed è chiamato banalmente «dottore».
Quello che forse Marino non sa è che Flaiano inscena poi lo svilimento del marziano: alla fine non farà più notizia e diventerà uno dei tanti «sciagurati» che a Roma scrivono un libro. L’ultimo quadro si chiude fra le pernacchie di giovinastri che lo deridono: «A Marzianooo!».
A Marinooo! Non resta che consolarsi con il congedo dell’alieno: «Tutto si muove nel mondo verso un eterno amplesso. Anche toccare il fondo fa parte del successo».
Corriere 3.4.16Repubblica 3.4.16
«Su Roma c’è ancora tempo» Il sondaggio riapre i giochi
Meloni: insieme possiamo vincere. Berlusconi tiene duro su Bertolaso
di Paola Di Caro
qui
La paziente morta per un melanoma e la dottoressa che voleva curarla con la psicoterapia Agli atti dell’inchiesta tutta la loro corrispondenza
“Liberati dai sensi di colpa e guarirai dal cancro” Le mail shock del medico
di Sarah Martinenghi
qui
Il Sole 3.4.16
Migranti, il sindaco di Riace nella classifica dei 50 leader più influenti al mondo di Fortune
di Donata Marrazzo
qui
Repubblica 3.4.16Corriere 3.4.16
Bambini in fuga, sbarchi raddoppiati
In Europa su 170.526 rifugiati gli adolescenti sono ben il 35 per cento del totale
Sono già 2.500 i minori non accompagnati arrivati in Italia. La rete di accoglienza è al collasso
di Vladimiro Polchi
qui
Corriere 3.4.16
L’Europa ha bisogno di una frontiera unica
di Sabino Cassese
qui
Corriere 3.4.16
L’Austria manda i soldati al Brennero
Vienna prepara “controlli serrati al valico con l’Italia”
Domani i primi rimpatri verso la Turchia
di Marco Bresolin
qui
Corriere 3.4.16
Una gestione sovranazionale per i centri di accoglienza
di Stefano Passigli
qui
La nuova vita di Angela Merkel nella Germania in movimento
di Danilo Taino
qui
Corriere 3.4.16
Disertori di Mimmo Franzinelli
Gettare la divisa alle ortiche In fuga dall’esercito del Duce
di Corrado Stajano
qui
(clicca sull'immagine dell'infografica qui a sinistra per ingrandirla)
Corriere Salute 3.4.16
Perché sognare ci è indispensabile
Con il sonno «attivo» armonizziamo il cervello
di Danilo di Diodoro
qui
Corriere Salute 3.4.16
Anche il valore premonitorio adesso viene riabilitato
di D.d.D.
qui
Corriere Salute 3.4.16
Persino gli incubi possono essere utili
D.d.D.
qui
Corriere Salute 3.4.16
Rare le «notti di note» Tranne che nei giovani
D.d.D.
qui
Corriere Salute 3.4.16
Casi ricorrenti
La «classica» notte prima degli esami
qui
Corriere Salute 3.4.16
Grecia antica
Nei templi «visioni ispirate» per guarire
di Silvia Turin
Nell’antichità i Greci conoscevano bene il legame tra fisiologia e sogno e tra i modi per curarsi annoveravano anche il sogno incubatorio : una visione notturna auto-provocata che si verificava dormendo nel tempio di una divinità, così da ottenere una visione onirica di guarigione, se non la guarigione stessa. Asclepio, il dio della medicina, era foriero dei sogni diagnostici e di cura. A questa pratica, comune a tutte le culture antiche, ma diffusasi in Grecia a partire dal V secolo a. C, erano dedicati alcuni santuari, il maggiore dei quali era Epidauro. I pellegrini si accostavano alla notte fatidica (quella in cui potevano dormire nel tempio) in condizione di forte pressione psicologica, dopo un rituale che poteva durare diversi giorni e comprendeva atti purificatori, sacrifici, divieti alimentari, così che il supplice si avviava alla visione onirica intimamente determinato a riceverla. Le «Cronache di Epidauro» raccolgono le storie incise sulle tavolette votive, che rappresentavano la parte del corpo sanata (piedi, gambe, braccia, occhi…) e raccontavano l’avvenuta guarigione: uno aveva sognato che le sue dita anchilosate fossero distese dal dio, un altro infestato dai parassiti che Asclepio lo avesse ripulito con una scopa. Molti casi che nell’antichità apparivano irrisolvibili non erano poi così gravi e un evento come l’apparizione del dio poteva essere risolutivo. «Filiali» del tempio di Epidauro sorsero poi in varie parti del mondo ellenistico.
Corriere La Lettura 3.4.16
La dittatura del caso
di Giulio Giorello
Nelle
prime ore del 20 marzo Serena Saracino e altre ragazze italiane, in
Spagna per il programma Erasmus, avrebbero voluto fermarsi a dormire a
Valencia, dove erano andate per la famosa Fiesta de Las Fallas. Ma non
c’era posto. È per questo motivo che sono tornate ai pullman della
comitiva: per rientrare a Barcellona. Secondo quanto ha riferito a suo
padre una ragazza del gruppo, Annalisa Riba, dovevano prendere il mezzo
numero uno, ma poi, forse per seguire degli amici, sono salite sul
numero cinque, l’ultimo della carovana. Quello che è andato fuori strada
nei pressi di Tarragona. Serena e altre sei ragazze italiane hanno
perso la vita, Annalisa è rimasta gravemente ferita.
La mattina del 22 marzo Marco Scarpetta, italiano residente a Bruxelles, ha riferito di non aver preso la metropolitana che lo avrebbe portato alla fermata di Maelbeek, dove un terrorista si è fatto esplodere, perché si era svegliato tardi. Marco Montanari è salito sul convoglio immediatamente successivo a quello coinvolto nell’attentato. Il musicista Aron Chiesa, all’aeroporto di Zaventem, si è salvato perché al momento dell’esplosione si era attardato al bar prima di raggiungere il banco dove è avvenuta la strage.
È impressionante l’influenza che il caso può avere — in positivo o in negativo — nelle nostre vite: al filosofo Giulio Giorello abbiamo chiesto una riflessione sull’argomento.
quiLa mattina del 22 marzo Marco Scarpetta, italiano residente a Bruxelles, ha riferito di non aver preso la metropolitana che lo avrebbe portato alla fermata di Maelbeek, dove un terrorista si è fatto esplodere, perché si era svegliato tardi. Marco Montanari è salito sul convoglio immediatamente successivo a quello coinvolto nell’attentato. Il musicista Aron Chiesa, all’aeroporto di Zaventem, si è salvato perché al momento dell’esplosione si era attardato al bar prima di raggiungere il banco dove è avvenuta la strage.
È impressionante l’influenza che il caso può avere — in positivo o in negativo — nelle nostre vite: al filosofo Giulio Giorello abbiamo chiesto una riflessione sull’argomento.
Corriere La Lettura 3.4.16Corriere La Lettura 3.4.16
Ansia, il pregio è diventato un difetto
La capacità di trasmettere l’allarme di un pericolo (anche senza averlo mai vissuto)
è stata fondamentale nel successo evolutivo dell’uomo. Ma oggi costringe il cervello alla continua ricerca di nemici. Provocando il disturbo psicologico più diffuso e sottovalutato dei nostri tempi
di Fabio Deotto
qui
L’homo sapiens è mobile...
Con
l’espressione «inquietudine migratoria» si descrive in etologia
l’aumento di attività motoria nei periodi delle migrazioni che si
riscontra in individui, appartenenti a specie migratorie di uccelli,
costretti in cattività. Depurandola da ogni accento istintuale, Guido
Chelazzi utilizza questa metafora per parlare della mobilità dell’ Homo
sapiens nel saggio Inquietudine migratoria (Carocci, pp. 240, e 16).
Unendo prospettive antropologiche (biologiche e culturali), ecologiche,
genetiche, climatologiche, Chelazzi tenta (con successo) un’anatomia
scientifica dell’irrequietezza — per fare il verso a Bruce Chatwin. Le
migrazioni contemporanee sono fenomeni nuovi? La migrazione primitiva fu
un fatto naturale di contro al carattere culturale di quelle più
recenti? Perché molti popoli collocano in un «esodo» le fondamenta della
propria identità? Le idee hanno sempre viaggiato con i piedi degli
uomini o si sono mosse autonomamente? Per rispondere occorre
scandagliare un insieme di discipline. Siamo «scimmie colonizzatrici» e
«opportunisti spaziali», sostiene Chelazzi. Migriamo, certo, anche per
fuggire alle guerre e alle persecuzioni e spinti dalla fame. Ridurre la
mobilità umana alla migrazione economica, tuttavia, è una prospettiva
semplicistica, adatta forse ai nostri tempi, ma non a un’umanità
osservata a volo d’uccello, risalendo fin alle origini. Un libro che
ogni viandante dovrebbe tenere nello zaino (il formato è adatto al
viaggio), accanto alle Vie dei canti.
Corriere La Lettura 3.4.16
L’ultima notte di un matematico
Fabrizio Falco porta in scena un monologo di Paolo Giordano dedicato a Évariste Galois, morto in duello a vent’anni nel 1832
di Laura Zangarini
qui
Corriere La Lettura 3.4.16
Un millennio di oracoli
Protetta
dalle pendici del Parnaso sorge Delfi, che gli antichi consideravano
l’ombelico del mondo. Lì la Pizia dava i suoi responsi oracolari a re e
governanti, creando una stretta connessione tra riti sacri e manovre
politiche; lì si svolgevano le gare atletiche in onore di Apollo, note
in tutto il Mediterraneo. Nel volume Delfi (traduzione di Daniele A.
Gewurz, Laterza, pp. 368, e 25) Michael Scott ripercorre la millenaria
storia del santuario.
Il Sole Domenica 3.4.16
Imre Kertész (1929-2016)
Aveva nostalgia del lager
di Boris Pahor
qui
Il Sole Domenica 3.4.16
I discendenti della Sfinge
Così enigmi e altre forme di arguzia, diletto, indovinelli, trucchi e giochi di parole hanno attraversato l’antichità
di Carlo Carena
qui
Il Sole Domenica 3.4.16
22 aprile 1516 - 22 aprile 2016
Cinque secoli furiosi
Il poema dell’Ariosto ha 500 anni. «Scoria dei sogni», «risplendente labirinto» lo definiva Borges, che come Galileo lo amò moltissimo
di Lina Bolzoni
qui
Il Sole Domenica 3.4.16
Per una costituente della ricerca
L’innovazione riparta dall’etica
di Elena Cattaneo
qui
Il Sole Domenica 3.4.16
Polemiche scientifiche
Neuroetica sotto tortura
New York Book review pubblica la difesa sorniona e acuta di Haidt e Pinker all’accusa di collusioni con le atrocità della Cia
di Elisabetta Sirgiovanni
qui
Il Sole Domenica 3.4.16
Gestazione per altri
Si può donare la genitorialità?
di Vittorio Lingiardi e Nicola Carone
qui
Il Sole Domenica 3.4.16
Joseph Stiglitz
L’alto prezzo della diseguaglianza
di Adriana Castagnoli
qui
Il Sole Domenica 3.4.16
Boccioni a Palazzo Reale
Il disegno futurista di Umberto
di Ada Masoero
qui
Il Sole Domenica 3.4.16
Boccioni a Milano
Avanguardista in giro per il mondo
qui
Il Sole Domenica 3.4.16
Roma Il «Mangiafagioli» dei Colonna
di Antonio Paolucci
qui