Repubblica sabato 2 aprile 2016
Perché i genitori devono dire “no”
risponde Corrado Augias
CARO Augias, sono un pediatra. Ho letto il bellissimo articolo di Massimo Recalcati ( Repubblica 27/03/16) che tra l’altro scrive: “Nessun tempo come il nostro ha mai esaltato così la centralità del bambino nella vita della famiglia. Non sono più i bambini che si piegano alle leggi della famiglia, ma le famiglie che devono piegarsi alle leggi (capricciose ) dei bambini... ”. Quando incontro le famiglie per il controllo dell’anno di vita del bambino, ricordo sempre ai genitori l’importanza della ricerca da parte del bambino della sua autonomia, ma anche la necessità da parte dei genitori di educare, di mostrare autorevolezza (saper dire no, i no fanno crescere, dico). Ho anche letto su Repubblica un movimento di genitori sul web che chiedono l’installazione di videocamere per il controllo degli educatori. So che tali luoghi possono diventare teatro di violenze, vorrei però che i genitori riflettessero sulla loro crescente incapacità ad alimentare nei loro figli il senso del limite e del differimento della soddisfazione.
Enrico Davalli
HO LETTO anch’io l’importante contributo di Massimo Recalcati pubblicato domenica 27. Il centro della questione è che molti adulti sembrano aver rinunciato al peso della loro responsabilità il che, in parole molto povere, vuol dire far capire ai bambini che non tutto è possibile, che, soprattutto, non tutto è possibile subito. Il che tradotto in pratica significa rinuncia al soddisfacimento di alcuni desideri; imparare l’attesa. Una corrente della pedagogia è andata diffondendo l’idea che la cosiddetta “educazione” altro non sarebbe che una mordacchia “imposta da genitori paranoici alla voglia di libertà dei figli”. Estendendo il discorso, lo stesso principio si applica alla scuola che viene dichiarata sede di una “educazione forzata” (in assonanza con “lavori forzati”), macchina repressiva che spegne ogni creatività imponendo controllo e disciplina uniformi. Una delle conseguenze è il fenomeno, anni fa marginale oggi frequente, di chi rifiuta la valutazione degli insegnanti, l’idea che durante le vacanze sia vessatorio assegnare qualche compito; per non parlare di bocciature o provvedimenti disciplinari contro i quali c’è subito il ricorso al Tar. «Il mio bambino un asino? Ma io la rovino, caro lei!». Recalcati citava un saggio di Peter Gray pubblicato da Einaudi dal titolo eloquente: Lasciateli giocare.
Va bene, lasciamoli giocare; ma che cosa accadrà all’adulto al quale da bambino e da adolescente nessuno ha mai detto: fino qui è possibile, al di là no? I piccoli tiranni capricciosi sono preoccupanti; ciò che quei bambini diventeranno da grandi, in un Paese di non grandi tradizioni civili, lo è ancora di più. Nel bel romanzo di Edoardo Albinati La scuola cattolica (Rizzoli ed.) leggo queste parole: «I castighi sono utili a saggiare e a sviluppare la resistenza dell’individuo piuttosto che a vincerla, prove da attraversare, come fatiche di Ercole, facendo appello alle risorse che solo così, quasi con stupore, uno scopre di possedere […] Un’iniziazione non può che essere, almeno in parte, dolorosa».
il Fatto 2.4.16
Signori, la Libia è pronta
Finalmente è guerra
di Furio Colombo
qui
La Stampa 2.4.16
Lezione sulla laicità anche nell’ora di religione
di Gian Enrico Rusconi
È tempo che il dibattito sull’insegnamento delle religioni nella scuola pubblica faccia un salto di qualità sul piano operativo. Il tema è annoso: accanto o in alternativa all’«insegnamento della religione cattolica» quale è praticato oggi, sotto il diretto controllo dell’autorità ecclesiastica, ci sono molte proposte per «lo studio del fatto religioso», della «storia delle religioni», «del pluralismo religioso». Sono state fatte molte esperienze a livello locale con risultati utili e istruttivi. Ma la situazione generale è ben lontana dall’essere soddisfacente.
Due mesi fa, intervenendo ad un Convegno dedicato a «Scuola e religioni», il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, Stefania Giannini, ha usato toni ottimistici. «Non è vero che la scuola pubblica italiana non offre gli strumenti adeguati per interpretare nel migliore modi la società contemporanea caratterizzata dal pluralismo culturale e religioso». E ha ribadito il principio dell’autonomia scolastica e il cosiddetto «piano dell’offerta formativa» affidato all’iniziativa dei singoli istituti anche in tema di studio della storia delle religioni. In realtà non pare che questo giudizio ottimistico sia condiviso dagli insegnanti, dagli esperti e dagli studiosi del settore. Li sentiremo oggi a Torino dove faranno il punto sull’«insegnamento della “Storia delle religioni e del libero pensiero” nella scuola».
Il lavoro da fare è enorme, le forze politiche non percepiscono l’urgenza del problema e non sono disposte ad investire energie su un tema virtualmente carico di nuovi conflitti. Da parte sua, il mondo ecclesiastico si appresta a fare resistenza attiva e passiva contro ogni cambiamento che farebbe sfuggire al suo controllo il discorso sulla religione. Anzi è già stato affermato che un insegnamento delle religioni alternativo o semplicemente affiancato a quello vigente, è un passo verso il laicismo anti-religioso. Si denuncia che il pluralismo religioso che si pretende studiare e promuovere con approcci innovativi è l’anticamera del relativismo, del nichilismo ecc. Pertanto solo a partire da un solido punto di riferimento di verità rappresentato dalla religione cattolica - affermano i sostenitori dello status quo - è garantito anche del dialogo interreligioso.
Tutte queste obiezioni sono frutto di una visione sospettosa e riduttiva della laicità, vista esclusivamente a seconda di come si atteggia verso la religione. La laicità è molto di più di questo: è la disponibilità a far funzionare le regole della convivenza democratica a partire dalla pluralità e persino dal contrasto delle «visioni della vita» e delle convinzioni etiche in generale. E’ lo statuto stesso della cittadinanza. E’ a questa laicità che deve educare la scuola, includendovi anche il fatto religioso. Alcuni partecipanti al convegno romano, ricordato sopra, hanno affermato: «Ci interessa il “fatto religioso” perché ci sta a cuore la laicità della nostra Repubblica»; «Attraverso la storia delle religioni vogliamo educare alla cittadinanza».
Temo che la ventata innovativa di Papa Francesco non sia in grado di accogliere queste posizioni.
La scorsa settimana il Pontefice ha avuto espressioni infelici, anzi francamente inaccettabili, su un punto importante, non solo simbolicamente, per la nostra problematica. Condannando l’ipotesi di rimuovere il crocefisso dai luoghi pubblici, ha invocato direttamente la «Croce di Gesù» denunciando «coloro che vogliono escluderti dalla vita pubblica nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato». Dispiace che il Pontefice abbia un’idea così distorta della laicità anche di chi (magari credente) ritiene opportuno rimuovere il crocefisso dagli spazi pubblici.
Se la questione dell’insegnamento della religione a scuola dovesse riproporsi a livello politico-istituzionale, la posizione di Papa Bergoglio non sarà diversa da quella assunta per le «unioni civili». Il Papa dirà di «non immischiarsi» in politica, ma lascerà la gestione della questione ai rappresentanti della Chiesa nazionale, alla Cei, di cui conosciamo la posizione, assicurandole il suo assenso di principio.
Il Pontefice con la sua ferma critica contro lo sfruttamento e l’ingiustizia sociale, con la sua instancabile perorazione per l’accoglienza dei migranti, con la sua stessa appassionata «teologia della misericordia» rivolta incondizionatamente a tutti, trova il consenso di moltissimi laici. Dispiace però che nella sua visione complessiva manchi una più attenta considerazione degli argomenti laici. Non basta la simpatia per le persone. Occorre andare più a fondo nel confronto e nello scambio di ragioni e di argomenti.
Due mesi fa, intervenendo ad un Convegno dedicato a «Scuola e religioni», il ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, Stefania Giannini, ha usato toni ottimistici. «Non è vero che la scuola pubblica italiana non offre gli strumenti adeguati per interpretare nel migliore modi la società contemporanea caratterizzata dal pluralismo culturale e religioso». E ha ribadito il principio dell’autonomia scolastica e il cosiddetto «piano dell’offerta formativa» affidato all’iniziativa dei singoli istituti anche in tema di studio della storia delle religioni. In realtà non pare che questo giudizio ottimistico sia condiviso dagli insegnanti, dagli esperti e dagli studiosi del settore. Li sentiremo oggi a Torino dove faranno il punto sull’«insegnamento della “Storia delle religioni e del libero pensiero” nella scuola».
Il lavoro da fare è enorme, le forze politiche non percepiscono l’urgenza del problema e non sono disposte ad investire energie su un tema virtualmente carico di nuovi conflitti. Da parte sua, il mondo ecclesiastico si appresta a fare resistenza attiva e passiva contro ogni cambiamento che farebbe sfuggire al suo controllo il discorso sulla religione. Anzi è già stato affermato che un insegnamento delle religioni alternativo o semplicemente affiancato a quello vigente, è un passo verso il laicismo anti-religioso. Si denuncia che il pluralismo religioso che si pretende studiare e promuovere con approcci innovativi è l’anticamera del relativismo, del nichilismo ecc. Pertanto solo a partire da un solido punto di riferimento di verità rappresentato dalla religione cattolica - affermano i sostenitori dello status quo - è garantito anche del dialogo interreligioso.
Tutte queste obiezioni sono frutto di una visione sospettosa e riduttiva della laicità, vista esclusivamente a seconda di come si atteggia verso la religione. La laicità è molto di più di questo: è la disponibilità a far funzionare le regole della convivenza democratica a partire dalla pluralità e persino dal contrasto delle «visioni della vita» e delle convinzioni etiche in generale. E’ lo statuto stesso della cittadinanza. E’ a questa laicità che deve educare la scuola, includendovi anche il fatto religioso. Alcuni partecipanti al convegno romano, ricordato sopra, hanno affermato: «Ci interessa il “fatto religioso” perché ci sta a cuore la laicità della nostra Repubblica»; «Attraverso la storia delle religioni vogliamo educare alla cittadinanza».
Temo che la ventata innovativa di Papa Francesco non sia in grado di accogliere queste posizioni.
La scorsa settimana il Pontefice ha avuto espressioni infelici, anzi francamente inaccettabili, su un punto importante, non solo simbolicamente, per la nostra problematica. Condannando l’ipotesi di rimuovere il crocefisso dai luoghi pubblici, ha invocato direttamente la «Croce di Gesù» denunciando «coloro che vogliono escluderti dalla vita pubblica nel nome di qualche paganità laicista o addirittura in nome dell’uguaglianza che tu stesso ci hai insegnato». Dispiace che il Pontefice abbia un’idea così distorta della laicità anche di chi (magari credente) ritiene opportuno rimuovere il crocefisso dagli spazi pubblici.
Se la questione dell’insegnamento della religione a scuola dovesse riproporsi a livello politico-istituzionale, la posizione di Papa Bergoglio non sarà diversa da quella assunta per le «unioni civili». Il Papa dirà di «non immischiarsi» in politica, ma lascerà la gestione della questione ai rappresentanti della Chiesa nazionale, alla Cei, di cui conosciamo la posizione, assicurandole il suo assenso di principio.
Il Pontefice con la sua ferma critica contro lo sfruttamento e l’ingiustizia sociale, con la sua instancabile perorazione per l’accoglienza dei migranti, con la sua stessa appassionata «teologia della misericordia» rivolta incondizionatamente a tutti, trova il consenso di moltissimi laici. Dispiace però che nella sua visione complessiva manchi una più attenta considerazione degli argomenti laici. Non basta la simpatia per le persone. Occorre andare più a fondo nel confronto e nello scambio di ragioni e di argomenti.
il manifesto 2.4.16
Scandalo pedofilia nella diocesi di Lione
Francia. Denunce contro l'arcivescovo Barbarin, per omissione di denuncia. Domande di dimissioni. Ma il Primat des Gaules non cede e si rivolge a un'agenzia di comunicazione per la gestione delle crisi di immagine
di Anna Maria Merlo
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La Stampa 2.4.16
Bertone, i lavori per l’attico sono stati pagati due volte
L’ipotesi del Vaticano. L’azienda romana fallita durante la ristrutturazione
di Andrea Tornielli
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La Stampa 2.4.16
“Feci versare io quei 400 mila euro. E il cardinale sapeva del mio progetto”
L’ex presidente del Bambin Gesù: per l’ospedale era un investimento
intervista di An. Tor.
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Corriere 2.4.16
Dall’attico alla cascina con parco. Ecco le mega case di altri cardinali
Tra privilegi e dicerie. «Solo polemiche, molte abitazioni vecchie e da ristrutturare»
di Fabrizio Caccia
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SIR Servizio Informazione Religiosa 7.3.16definitivi declini
Il filosofo Marramao: anche i laici hanno bisogno del “perdono” di Papa Francesco
di M. Michela Nicolais
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si ringrazia Annalina Ferrante
Il Fatto 2.4.16
Campidoglio,
i Radicali in campo con Giachetti
Blu come il colore dei liberali, giallo come la tonalità usata dai Radicali negli ultimi vent’anni, verde che richiama l’ecologismo. Più il rosso, che contribuisce a creare un arcobaleno stilizzato, simbolo associato al pacifismo e ai diritti. Il Partito Radicale ha presentato ieri il simbolo che utilizzerà per correre alle elezioni amministrative del 5 giugno a Roma e a Milano. Quanto alla Capitale, il segretario nazionale Riccardo Magi ha comunicato l’appoggio a Roberto Giachetti (iscritto anche al Partito Radicale, che permette il doppio tesseramento); tuttavia è stato chiarito che non si tratta di un sostegno al Pd. “A Giachetti ha spiegato Magi offriamo i dodici punti del nostro programma elettorale”. Assieme al segretario, anche la storica militante Emma Bonino ha rafforzato l’investitura in favore del candidato Pd. Tornando sul simbolo, Magi ha sottolineato “il riferimento al federalismo europeo, perché crediamo che vadano trovate delle soluzioni per rilanciare il progetto di Europa unita: gli Stati Uniti d’Europa, altrimenti gli Stati singoli continueranno nell'illusione di poter risolvere i propri problemi da soli, rincorrendo le emergenze, come sta accadendo in queste settimane”.
La Stampa 2.4.16
Le opposizioni mirano dritto alla Boschi
di Marcello Sorgi
qui
Corriere 2.4.16
Caso archiviato per Palazzo Chigi ma gli avversari incalzano
di Massimo Franco
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Repubblica 2.4.16
Il premier e l’incubo comunali “Nel mirino per farci perdere”
di Tommaso Ciriaco e Alberto D’Argenio
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La Stampa 2.4.16
I pm vogliono sentire Boschi. Lei si difende: “Rifarei tutto”
Le accuse dell’inchiesta al Pd: brogli e clientele. Mozione di sfiducia del M5S
Boschi nel mirino, Renzi la difende: “L’emendamento l’ho voluto io”
Mozioni di sfiducia delle opposizioni
di Amedeo La Mattina
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Repubblica 2.4.16
Il fantasma del logoramento
di Stefano Folli
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Il Sole 2.4.16La Stampa 2.4.16
Un passo obbligato, la credibilità in gioco
di Guido Gentili
qui
Il Sole 2.4.16
Ma le dimissioni basteranno?
La «reputazione» nell’urna
di Lina Palmerini
qui
La magistratura che fa paura alla politica
di Ugo Magri
qui
La Stampa 2.4.16
Giudici di nuovo in campo. E ora la sfida è a Renzi
Le inchieste fecero cadere i governi di Berlusconi e Prodi
di Mattia Feltri
qui
Il Fatto 2.4.16La Stampa 2.4.16
Renzi e Boschi, un patto di ferro con le lobby
Trivelle, il premier blinda il ministro intoccabile: il suo ruolo è quello di controllare che il Parlamento faccia quello che vuole il governo
di Wanda Marra
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Il Fatto 2.4.16
Maria Elena lavorava per un secondo favore al fidanzato della Guidi
di Paola Zanca
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Il Fatto 2.4.16
Vietato danneggiare gli affari: stop alle leggi sulla trasparenza
Le norme sui lobbisti sono impantanate in Senato e l’esecutivo ha bloccato il tentativo di trasformarle in emendamenti
di Stefano Feltri
qui
Il Fatto 2.4.16
Inchiesta petrolio, indagato il numero uno della Marina De Giorgi per associazione a delinquere
All'alto ufficiale che ha voluto Mare Nostrum, riferisce Repubblica, sono contestati gli stessi reati del compagno dell'ex ministro Guidi. Nelle ultime settimane era in odore di candidatura per il vertice della Protezione Civile
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Sottosegretario e sindaca portavano sconosciuti a votare alle primarie Pd
La ricostruzione che emerge dai documenti dei pm
di Francesco Grignetti
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La Stampa 2.4.16
Il referendum doppiamente sbagliato
di Giovanni Sabbatucci
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La Stampa 2.4.16
La sinistra punta sul referendum-trivelle
“Prova generale della spallata d’autunno”
Renziani tranquilli: azzurri e leghisti non voteranno
di Carlo Bertini
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Il Fatto 2.4.16La Stampa 2.4.16
Non volevo, ma ora voterò no trivelle
di Antonio Padellaro
qui
Tornano a crescere i disoccupati
A febbraio +0,1% però c’è un calo dello 0,1% fra i giovani. Si riducono le assunzioni stabili Negli Stati Uniti l’economia corre: a marzo creati 215.000 posti, più delle attese degli analisti
di Luigi Grassia
qui
Corriere 2.4.16
il sondaggio
Elezioni a Roma, primi i 5 Stelle
Poi Giachetti. E Raggi batterebbe tutti
Solo Meloni può giocarsi il testa a testa al ballottaggio con la candidata M5S
Il 27,5% delle preferenze al nome del Movimento, seguono il deputato pd (22,5%),
la leader FdI (20%), Bertolaso (12%) e Marchini (6,5%)
di Nando Pagnoncelli
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La Stampa 2.4.16
Omicidio Regeni
Ora gli inglesi soffiano sulla crisi Italia-Egitto
I timori degli 007: Londra punta ai giacimenti dell’Eni
Dettagli e nuove foto nel dossier egiziano in arrivo a Roma
di Francesco Grignetti
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La Stampa 2.4.16Repubblica 2.4.16
Il Cairo mente anche all’America sulla morte del ricercatore italiano
Il ministro Shoukry ha raccontato a Kerry che il giovane è rimasto invischiato in una gang e ha fatto sesso sadomaso
di Paolo Mastrolilli
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Turchia
La battaglia di Can per la democrazia tiene in scacco Erdogan
Il processo al direttore di Cumhuriyet ha attirato l’attenzione mondiale sui diritti violati da Ankara
di Bernardo Valli
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Il Fatto 2.4.16
Argentina
“Desaparecidos e la cifra-simbolo che non torna”
L’attivista Meijide spiega come fu scelto il numero di 30.000 scomparsi per mano del regime di Guido Gazzoli
qui
Corriere 2.4.16
Ecco il Talmud in italiano Il sapere antico degli ebrei
di Paolo Salom
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