martedì 3 giugno 2003

ancora su Paul Ricoeur

il manifesto 3.6.03
Ricoeur, la via lunga dell'interpretazione
«Itinerari ermeneutici», oggi a Roma una giornata di studi in omaggio al filosofo francese
di Giuseppe Martini

Oggi, presso l'Aula Magna del Rettorato di via Ostiense 159, si svolgerà in Roma una Giornata di studi in omaggio a Paul Ricoeur, che vedrà la partecipazione dello stesso filosofo francese. La giornata, dal titolo «Itinerari ermeneutici a partire da la memoria, la storia, l'oblio», attraversa significativamente la prima e l'ultima delle opere di Ricoeur tradotte in italiano, la cui diversità sottende in realtà una molteplicità di interconnessioni (come del resto la sua intera produzione), che rimandano, ad esempio, al rapporto tra il lavoro del lutto e la memoria, alla tematica della narrazione, alla questione del soggetto. Si inizia la mattina, con una introduzione dell'organizzatrice, Francesca Brezzi, e una prima sessione, coordinata da Angela Ales Bello, che prevede le relazioni di Paul Ricoeur (La mémoire après l'histoire), Franco Bianco e Giacomo Marramao. Seguono interventi di Marco Maria Olivetti, Leonardo Casini, Attilio Danese e Daniella Iannotta, traduttrice presso Cortina de La memoria, la storia, l'oblio. Nel pomeriggio il discorso si sposta invece intorno al testo Dell'Interpretazione, recentemente riproposto dal Saggiatore con un ampio saggio introduttivo di Domenico Jervolino. A partire di qui tre filosofi (Donatella Di Cesare, Domenico Jervolino, Francesco Saverio Trincia) e uno psicoanalista (Giuseppe Martini) discuteranno su «Il cammino dell'interpretazione». La questione non è di quelle marginali: l'interpretazione appare in filosofia come in psicoanalisi costantemente attuale e costantemente a rischio. A fronte della sua universalizzazione proposta dalla filosofia ermeneutica (la posizione interpretante è la inevitabile posizione dell'uomo nel suo essere al mondo), interpretare risulta un compito sempre più difficile e incerto, forse in ogni campo della conoscenza pratica. La psicoanalisi è stata profondamente attraversata da questa difficoltà, che si è tradotta nel progressivo «decentramento» dell'interpretazione «freudiana» in quanto strumento terapeutico e conoscitivo. Quanto a Ricoeur, già quaranta anni fa, in Dell'interpretazione, aveva abbozzato, con una riflessione straordinariamente lungi-mirante, una concezione dialettica della psicoanalisi che, lontana dall'essere pacificatoria, ha tuttt'oggi una portata eversiva non indifferente, come testimonia la sua difficoltà di penetrazione nell'ambiente psicoanalitico ove solo nella seconda metà degli anni `90 ha iniziato ad avere accoglienza. Aprirsi alle innumerevoli difficoltà che comporta una posizione dialettica, rappresenta per uno psicoanalista un oneroso, continuo interrogarsi sul senso e sulle modalità del proprio lavoro. Ma è questo che giustifica l'impegnativa lettura di Dell'interpretazione, che ha la caratteristica forma ricoeuriana della «via lunga». Anche l'opera più recente, La memoria, la storia, l'oblio, si presenta come un itinerario complesso, che passa da una fenomenologia della memoria, attraverso l'epistemologia delle scienze storiche, fino a una «ermeneutica della condizione umana». In fondo la «via lunga» di Ricoeur è proprio una attestazione delle possibilità costitutive della condizione umana nel riconoscimento dei limiti. Ed è questa duplice consapevolezza, dei limiti e delle possibilità, che ci autorizza, anzi forse ci impone, il passaggio «dal testo all'azione», dalla filosofia alla prassi, e che fornisce al suo discorso , ma anche al nostro agire, una connotazione inevitabilmente etica.