giovedì 19 giugno 2003

guadagnarsi il paradiso guadagnandoci

il manifesto 19.6.03
Scuola
Assunti dalla chiesa
di Antonio Peduzzi

Il senato discute in questi giorni il disegno di legge governativo (n. 1877) riguardante il reclutamento degli insegnanti di religione. La proposta del governo consiste nell'istituzione di un concorso che abbia l'obiettivo dell'accertamento di una preparazione culturale, generale e didattica, con esclusione dei contenuti specifici dell'insegnamento della religione cristiano-cattolica (la cui valutazione è rimessa all'autorità diocesana). Il governo, dunque, intende configurare un reclutamento diverso da quello ordinario, che costituirebbe un vero e proprio canale parallelo di assunzione in ruolo, governato da criteri confessionali. Non può essere diversamente, peraltro, dal momento che dal punto di vista governativo si tratta di far coesistere due sovranità, di cui una debole (quella statale) e una forte (quella ecclesiastica). E' come se si stabilisse con legge che per il reclutamento e l'immissione in ruolo di un insegnante della scuola statale italiana dovessero essere operanti due distinte commissioni giudicatrici: una effettiva (quella diocesana) e una virtuale (quella statale). Benché a prima vista sembri configurarsi per gli insegnanti di religione un ruolo autonomo destinato a coesistere con il ruolo ordinario degli insegnanti statali, a un esame appena più attento ciò si rivela falso. La scuola italiana non tollera più di un ruolo: il docente di religione transitato nei ruoli statali, qualora perda l'idoneità riconosciutagli dall'autorità ecclesiastica, può transitare su cattedra d'insegnamento diversa purché in possesso di laurea confacente. In questo modo è stato aperto un canale alternativo per l'accesso al ruolo d'insegnamento della scuola. Per far capire il problema ci serviremo di un esempio.
Prendiamo una insegnante di religione di 48 anni. Ha iniziato a insegnare nelle elementari a 24 anni: la diocesi conferisce la nomina senza alcun riguardo ai titoli, ma unicamente sulla scorta del riconoscimento dell'idoneità. Dopo anni nelle elementari è passata alle medie, quindi alle superiori. Nel frattempo si è sposata ed ha avuto figli. A 48 anni consegue la laurea in Pedagogia (che ora si chiama Scienze dell'educazione). Trattandosi di una laurea tuttofare (il suo curriculum a spizzico consente di insegnare tutto, meno Scienze, Matematica e fisica, Greco e poco altro), può chiedere il passaggio sulle seguenti cattedre: Italiano e storia (istituti tecnici); Italiano e latino (licei); Filosofia e storia (licei); Filosofia, psicologia e pedagogia (istituti magistrali); Psicologia sociale e pubbliche relazioni (istituti tecnici femminili), Storia dell'arte. Il passaggio di cattedra presuppone che la cattedra richiesta sia formalmente vacante. Ma se questo si realizza implica necessariamente che, trascorso il primo anno sulla nuova cattedra, in caso di contrazione di organico venga redatta una graduatoria d'istituto. Tenendo conto del fatto che la docente di cui sopra ha 25 anni di servizio, molto probabilmente il suo punteggio produrrà l'effetto del suo mantenimento in ruolo e della messa in esubero di un collega che ha meno anni di servizio perché prima di insegnare ha dovuto laurearsi. Chi insegna religione non ha questo obbligo, per cui inizia a lavorare e ad accumulare punteggio prima. Spesso fa anche famiglia prima (i figli fanno punteggio).
Ma lasciamo da parte le quisquilie e badiamo alla sostanza: in questo modo abbiamo scoperto un canale alternativo per il conseguimento del posto statale ma - meglio ancora - abbiamo trovato un eccellente sistema per la confessionalizzazione di oltre il 50 per cento degli insegnamenti della scuola italiana.