sabato 7 giugno 2003

La Repubblica Salute
Antidepressivo rallenta molto la demenza
di Adriana Albini

PITTSBURG La sindrome maniaco depressiva o «sindrome bipolare», così detta perché comporta repentini cambiamenti di umore, viene curata da molti anni con i sali di litio. Come funzioni a livello neurologico non è stato finora interamente chiarito, si pensa che il litio agisca sulla plasticità delle cellule cerebrali. Adesso, grazie ad una scoperta pubblicata su Nature, i sali di questo metallo leggero trovano una nuova, sorprendente applicazione: la malattia di Alzheimer.
Due particolari alterazioni biologiche caratterizzano questa demenza: il depositarsi a livello cerebrale di placche di una sostanza detta amiloide, e la formazione di "grovigli" di fibre all’interno delle cellule. Gli studiosi della scuola di Medicina della Pennsylvania hanno rivelato che il litio può bloccare la formazione di placche e prevenire l’aggrovigliamento delle fibre. Un’altra molecola, relativamente nuova, il Kenpaullone, ha effetti simili ai sali dell’argenteo metallo.
Come avviene il miracolo? Attraverso il blocco dell’enzima GSK3alfa, che agisce contemporaneamente sui due problemi biologici sopra accennati.
Il litio usato nelle forme di depressione bipolare comporta il rischio di effetti collaterali, soprattutto ad alti dosaggi. Fortunatamente, dagli studi sperimentali che lo propongono come cura per l’Alzheimer, risulta come dosi farmacologicamente tollerabili siano sufficienti a garantire l’effetto desiderato. Contemporaneamente, scienziati della Sanità di Bethesda, USA, hanno reso noto su un’altra importante rivista, PNAS, che il litio riduce il danno neuronale ed ha azione protettiva per i neuroni.
Un farmaco semplice noto, sperimentato, entra dunque nell’arsenale delle cure per varie forme di degenerazione cerebrale, tra cui l’Alzheimer: si accende una speranza importante, che andrà confermata con studi clinici sui malati.