giovedì 5 giugno 2003

l'articolo di Licia Pastore su La Stampa del 4.6.03

la Stampa - mercoledì 4 giugno 2003
(ricevuto da Elio)
SALUTE – Dal disagio psichico si può guarire; Il messaggio è diventato un poster affisso sui bus; Incrementati gli investimenti capitolini
Coinvolti nell’operazione il comune e le 5 Asl; Obiettivo della campagna è costruire una rete di sostegno e scardinare i preconcetti

Malattia mentale in città
Cinquantamila chiedono aiuto

Nel Lazio sono stati 45.282 i cittadini che nel 2002 hanno avuto almeno un contatto con un centro specializzato
Raffaela Milano, assessore alle Politiche sociali, parla di fondi incrementati del 27%.

Fagioli "È il pensiero che va curato"
di Licia Pastore

"Dalla malattia mentale si può guarire". Il messaggio sul poster incollato dietro i bus Atac è chiaro. Una frase, uno slogan. Questo il filo conduttore scelto per la campagna cittadina sulla salute mentale promossa dal Comune di Roma assieme alla Consulta cittadina ed ai Dipartimenti di salute mentale delle cinque Asl romane che hanno deciso di combattere i pregiudizi sulla malattia mentale e sensibilizzare sui percorsi di cura possibili.
La frase parla proprio di "cura" e non di "assistenza", come a voler comunicare la possibilità di guarigione e quindi togliere al malato mentale quello stigma che lo ha fatto diventare un malato per definizione come se la follia fosse un modo di essere inconoscibile e quindi fatto di chissà quali meccanismi misteriosi. Questi stessi meccanismi mentali che proprio perché poco conosciuti hanno contribuito a dare del malato mentale un’immagine fondata su pregiudizi e nei casi migliori, su stereotipi sociali.
Nel Lazio nel corso del 2002 sono stati 45.282 i cittadini che hanno avuto almeno un contatto con un Centro di Salute Mentale. A Roma si stima che nello stesso periodo siano stati circa 28 mila (lo 0,9% della popolazione). Un cittadino ogni 100 ha avuto nel 2002 un contatto con i servizi dei Dipartimenti di Salute mentale. Il 40% di queste persone ha presentato una diagnosi relativa a nevrosi, il 60% rappresenta la percentuale dei casi più gravi, ovvero delle psicosi. Tutto questo nonostante i dati sul consumo degli psicofarmaci siano notevolmente incrementati e di conseguenza la spesa.
Una grande campagna
L’obiettivo della grande campagna cittadina è quello di far fronte a queste problematiche: costruire una rete di servizi articolata in grado di rispondere ai bisogni delle persone con problemi mentali. Sostenere la sperimentazione di nuovi modelli di intervento che abbiano al centro la formazione, il lavoro, la residenzialità e la rete sociale ed inoltre dare fondamento concreto al diritto di cittadinanza delle persone con problemi psichiatrici. Questi, in grande sintesi, i programmi del Quinto Dipartimento per le Politiche Sociali e della Salute del Comune che ha già realizzato 24 centri diurni (ogni giorno accolgono 650 persone), 18 residenze socio-assistenziali, 19 appartamenti personalizzati ed inserimenti in alloggi Erp, soggiorni estivi di vacanza.
Quattro milioni di euro
"In questi due anni – spiega l’assessore Raffaela Milano – i fondi di bilancio comunale per gli interventi in favore delle persone con disagio mentale, sono stati incrementati del 27% passando da 3.250.000 euro nel 2001 a 4.130.000 euro nel 2003. A questo impegno abbiamo voluto affiancare una campagna di comunicazione ideata assieme alle Asl ed ai familiari dei pazienti per comunicare ai cittadini che dalla malattia mentale è possibile guarire e che tutti possono contribuire combattendo il pregiudizio e l’indifferenza".
L’opinione di Fagioli
È d’accordo, a suo modo, anche uno psichiatra controcorrente quale Massimo Fagioli, docente di psicologia clinica all’Università di Chieti, che conduce a Roma da oltre 30 anni i seminari di Analisi Collettiva con la partecipazione di migliaia di persone. Fagioli, noto anche per la collaborazione con il regista Marco Bellocchio, sostiene che, pur ovviamente esistendo le malattie d’organo delle quali è competente il neurologo, la malattia mentale non è a base organica. È il pensiero – dice – che si ammala non il cervello. E spiega: malati non si nasce, sono i rapporti interumani malati; in particolare quelli che intercorrono nei primi anni di vita.
"Io sostengo che la psichiatria – spiega Fagioli – non debba occuparsi solo di mente cosciente e di clinica evidente, del povero dissociato che dà in escandescenza, ma deve cercare oltre, non limitarsi al funzionamento del corpo ma capire la realtà mentale latente, quella appunto non evidente. Bisogna occuparsi di realtà mentale, di inconscio. Bisogna cercare la malattia dell’inconscio, il disturbo del pensiero e non del comportamento evidente. Per fare questo bisogna costruire il cammino di una ricerca che per la psichiatria significa scoprire quell’irrazionale dichiarato storicamente inconoscibile perché nella storia non c’è mai stato nessun tentativo di conoscerlo. Quello che si deve fare è la ricerca. Un conto è fare assistenza, considerando i malati inguaribili. Altro è curarli togliendo loro la malattia. Ecco il grande discorso".