(segnalato da Annalina Ferrante)
La Repubblica 24.6.03
QUANTE IDEE NEL MEDIOEV0
Gli studi di Franco Alessio storico del pensiero
un´indagine sulla città che si rifà a cattaneo
le summae autentici capolavori dell´epoca
Indagando il rapporto tra scienza e filosofia muove da Pietro da Abano legato alla nuova università di Padova
Lo studioso si è occupato soprattutto della logica che ebbe in quei secoli una posizione di grande rilievo
JACQUES LE GOFF
È un fausto evento intellettuale la pubblicazione, ad opera di un gruppo di suoi amici e discepoli, dei dieci più importanti studi del grande storico della filosofia medievale Franco Alessio (1925-1999), il quale, dopo aver insegnato nelle università di Cagliari e di Milano, è stato titolare della cattedra di Storia della Filosofia Medievale dell´Università di Pavia per venticinque anni (Studi di storia della filosofia medievale, a cura di Gianni Francioni, presentazione di Furella De Michelis Pintacuda, Pisa, Edizioni Ets, pagg. 302). Questo insigne storico, che per molti illustri studiosi da lui formati fu anche un esimio maestro, ha segnato la storia del pensiero medioevale in modo profondo e imperituro, come si evince chiaramente dagli studi contenuti in questa raccolta.
In essa si può infatti seguire tutta la storia dei concetti essenziali della filosofia medievale dal XII al XV secolo, trovandovi un´enfasi particolare per il Trecento e per le conseguenze delle condanne al vescovo di Parigi, Etienne Tempier, nel 1270 e nel 1277, ragionamenti tratti dall´insegnamento universitario incentrato su Aristotele e sul suo commentatore arabo Averroé (Cordova 1126 - Marrakech 1198), nonché su San Tommaso d´Aquino, morto nel 1274 e canonizzato, malgrado le polemiche, nel 1323.
Nelle riflessioni di Franco Alessio si tratta espressamente di filosofia e non di teologia, benché la sua opera - tra molti altri meriti - abbia anche quello di illustrare in modo originale e persuasivo i rapporti tra teologia e filosofia, fondamentali, come è risaputo, per comprendere il pensiero e l´insegnamento del Medio Evo. Desidero qui illustrarvi alcuni degli studi di Franco Alessio - amico molto rimpianto - inerenti alcuni aspetti essenziali di filosofia medievale.
Affascinato dai rapporti della filosofia con il pensiero scientifico, Alessio si è particolarmente interessato alla logica, per la quale il Medio Evo è stato senza alcun dubbio un´epoca determinante. Per sottolineare come la logica occupi un posto centrale nella storia della filosofia, egli cita il trattato di Benedetto Croce Logica come scienza del concetto puro (1916), che si colloca nella scia delle grandi opere che hanno conferito alla logica una posizione di rilievo. Dalla Storia della logica in Occidente di Carl Prawl (1870) alla Storia della filosofia medievale di Maurice de Wulf (1934) - essendo la sua metodologia profondamente storica - questi saggi rappresentano non soltanto un´espressione personale di storia della filosofia medievale, ma conferiscono a questa stessa storia anche una dimensione storiografica. Affermando che la logica concerne concetti esprimibili a parole, egli sottolinea che «per il logico medievale il linguaggio-oggetto è il latino e per esattezza proprio quel latino [il latino scolastico], e non il linguaggio matematico o fisico-matematico». Seguendo l´evoluzione della «nuova logica» - quella riconducibile all´elaborazione della Scolastica - a partire dalla logica di Abelardo, il primo grande logico scolastico della prima metà del XII secolo, egli si sofferma sulla Summa Lamberri, opera del dominicano Lamberto d´Auxerre, vissuto tra il 1240 e il 1350, che costituisce l´anello di congiunzione tra la scuola episcopale e la scuola dominicana di Auxerre, perché, studiando il contesto intellettuale, religioso e sociale della filosofia, sottolinea l´importanza di nuovi centri di produzione e di diffusione del sapere, i nuovi conventi e le scuole degli Ordini dei Mendicanti, sorti nel XIII secolo.
Essendo a suo parere una caratteristica fondamentale del pensiero medievale, Alessio indaga anche i rapporti tra filosofia e scienza (tema poco approfondito prima di Alessio, tranne che per A. C. Crombie che si occupò del dominicano inglese del XIII secolo Roberto Grossatesta o di Lincoln), prendendo il via dall´opera di Pietro da Abano, illustre rappresentante tra Duecento e Trecento del sapere scientifico e della cultura veneziana nella nuova università di Padova. Nelle idee di questo erede di una famiglia di notai troviamo riflesso l´ambito cittadino con tutta la sua complessità di rapporti quotidiani e di legami con la cosa pubblica. Partendo da uno degli aspetti della filologia, Pietro da Abano si interessa soprattutto alla scienza medica e alle influenze della cultura greca - essendo infatti l´Università di Padova molto aperta alla cultura bizantina. In medicina (una medicina profondamente influenzata dall´astrologia), Pietro esplora la compenetrazione di due dimensioni, quella della ratio e quella dell´experimentum, fusione che conferisce alla medicina i suoi due connotati: «la dimensione della scientificità et la dimensione della praticità [...] L´arte della medicina è dignissima, perché mediatrice fra la Legge e la Vita, fra la necessità et la libertà, fra il cosmo e gli individui reali». L´approccio di Pietro da Abano è in «contrapposizione» alla teologia, è laico, sfiora quasi l´eresia.
Alessio ha restituito alla movimentata e drammatica storia dell´ordine francescano nel secolo XIII e nel XIV l´eco nel pensiero filosofico degli ideali spirituali di simplicitas e paupertas, da Ruggero Bacone (1214-1294) a Guglielmo di Occam (fine XIII secolo - 1349 o 1350). Nella raccolta si cita l´articolo Ruggero Bacone tra filologia e grammatica, brano estratto dal suo grande libro Mito e scienza in Ruggero Bacone (1957).
Uno degli studi più interessanti e innovatori di Alessio è la sua Riflessione sulle artes mechanicae (secoli XII-XIV), nel quale parlando di Ugo di san Vittore (morto a Parigi nel 1141) illustra l´apparire nella filosofia medievale, in parallelo alle «arti liberali», dei mestieri «industriali» e manuali, «elevati alla dignità scientifica e sociale», così come il declino nel XIII secolo della diffusione delle arti meccaniche «a causa dell´orgoglio dei maestri della Scolastica», e il successivo innalzarsi di un muro invalicabile eretto tra scientia et manus. Occorrerà attendere la singolare personalità dell´ingegnere militare Pietro Peregrino di Maucourt nel 1266 per dichiarare imprescindibile il rapporto tra industria manuum (abilità manuale) e imperitum rationis (impero della ragione).
Franco Alessio ha saputo dimostrare i «rapporti interagenti nel tutto organico della Città». Non stupisce pertanto trovare in questa raccolta anche un´analisi approfondita del serpeggiare nel pensiero medievale di sentimenti favorevoli o ostili alla città, analisi che egli effettua nella scia dei quattro intensi saggi di Carlo Cattaneo La città considerata come principio ideale delle istorie italiane (1858). Questo testo, Città e anticittà nel pensiero filosofico e religioso (secoli XII-XIII), ci ricorda che Alessio ha pubblicato altresì un articolo meritevole di grande attenzione nel volume di autori vari Filosofia e Società, pubblicato nel 1975.
Alessio ha studiato anche il modo in cui si costituirono i modelli del sapere conservati, diffusi e divulgati tramite i libri e le istituzioni scolastiche e universitarie medioevali. E pertanto ecco lo studio Conservazione e modelli di sapere nel Medioevo. Alessio ci illustra dunque in che modo, seguendo l´evoluzione intellettuale e universitaria, si realizzarono delle «compilazioni» ordinate (il concetto di ordine è qui inderogabile), di cui sono esempio le «sentenze» di Pier Lombardo (vescovo di Parigi, morto nel 1160), e quindi le «summae», capolavori di grandi studiosi universitari del XII e soprattutto del XIII secolo, e infine le enciclopedie, traguardo primordiale del sapere medioevale, affascinato dalla globalità e allettato dall´idea di una «conservazione universale» - potremmo dire a partire dalla tardo antichità, perché il pensiero medioevale oltre alla sua potenza creatrice originale ha fatto anche da «tramite» - del sapere greco e latino, del sapere ebraico, del sapere arabo.
Infine Franco Alessio, che poco prima di morire aveva concesso l´onore e l´amicizia - a Jean-Claude Schmitt e a me - di scrivere l´articolo Scolastica per il nostro Dictionnaire raisonné de l´Occident médiévale, ha descritto nell´articolo Scolastica et Scolastiche la storia di quel grande movimento intellettuale che si manifestò all´inizio del Duecento grazie alla nascita delle prime università (la traduzione italiana del Dizionario ragionato dell´Occidente medievale a cura di Giuseppe Sergi, con il sottotitolo «Temi e percorsi», è in corso di pubblicazione presso Einaudi). Nessuno l´ha detto con maggior vigore di quanto abbia fatto Alessio: «nate insieme, l´una per l´altra, universitas e Scolastica sono saldate l´una con l´altra», ed anche «l´unità della Scolastica è nel suo metodo» e in particolare «nel commento ai testi-base». Tuttavia, con i tragici avvenimenti del Trecento - l´esilio del papato ad Avignone (1305-1378) e il Grande Scisma (1378-1417) - la Scolastica cedette poco alla volta il posto all´Umanesimo, che come quella includeva la filosofia, ma arrivava perfino a superarla, dandole spesso altri connotati, poiché essa è prima di tutto filologia, storia, erudizione, letteratura, diritto.
La cultura della Scolastica, secondo Alessio, era incentrata sulla teologia e sulla Fisica di Aristotele. La Scolastica non era umanesimo, perché ammesso che le sue due entità prioritarie - Dio e la natura - fossero state in rapporto con l´uomo, comunque non sarebbero state umane.
Quando infine il De vero falsoque bono di Lorenzo Valla (1441) valicò le Alpi per portare l´umanesimo, la Scolastica cessò di essere «la cultura viva d´Europa».
Traduzione di Anna Bissanti
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