La Stampa VivereRoma 24 Luglio 2003
La Facoltà di Studi Orientali si è trasferita a piazza Vittorio
L´Esquilino parla cinese al banco e sui banchi
Il preside Masini: «Un quartiere stimolante»
di Licia Pastore
La misteriosa cultura degli ideogrammi cinesi, e le affascinanti influenze dell'estremo Oriente, pervadono entrando nella ex caserma Sani. L'edificio di fine `800, completamente ristrutturato dal Comune, si trova nel cuore dell'Esquilino ed ospita ormai da qualche mese quello che potrebbe definirsi il primo ed unico esperimento di convivenza tra la realtà accademica e una comunità cinese: i 5000 metri quadrati e il cortile dell´ex caserma, infatti, saranno condivisi tra Università e mercato dell'abbigliamento degli ex ambulanti di piazza Vittorio.
Loro, gli accademici, sbarcati all´Esquilino quando è stata trasferita la Facoltà di Studi Orientali, sono arrivati nel quartiere in silenzio. Una discrezione massima proprio come è consuetudine orientale. La facoltà si porta dietro duemila studenti de La Sapienza, 12 aule, un corpo docenti multietnico e un preside di 42 anni (il più giovane d'Italia), Federico Masini, che non è di origine cinese ma, pur essendo romano, è quasi come se lo fosse per lo stile che lo contraddistingue. È alla guida della Facoltà di Studi Orientali dal marzo del 2001, è laureato in filosofia. Ha studiato in Cina per 10 anni e a lungo a Berkeley negli Stati Uniti.
All´ex caserma Sani sorge la prima Facoltà di Studi Orientali Nello stesso edificio presente anche il mercato degli ex ambulanti
Duemila studenti de La Sapienza, 12 aule, un corpo docenti multietnico 3 E il più giovane preside d´Italia, Federico Masini
L´esperimento felice
Cinesi e università a piazza Vittorio si studia convivenza
«Quando il Rettore mi propose questo posto - spiega Federico Masini - capii subito l'importanza di avere qui una struttura universitaria che potesse anche contribuire alla riqualificazione in corso dell'intera zona».
Affacciandosi alle finestre della ex caserma Sani, si vedono solo negozi ed insegne cinesi, arabe e indiane. Sembra di essere catapultati direttamente in una piccola Chinatown. Per i corridoi della facoltà, ragazzi dai tratti assolutamente europei leggono testi con pagine stampate a ideogrammi e altre lingue «impossibili».
Come si annuncia la convivenza tra le due comunità, quella accademica e comunità cinese? «In questa struttura, con posizione strategica - racconta il preside Masini - non ci voleva venire nessuno. Ho pensato subito che sarebbe stata una situazione di grande vantaggio per gli studenti. Le università che insegnano materie orientali non hanno mai trovato collocazione tra grandi masse di immigrati».
Il progetto del preside Masini si propone anche come obiettivo di entrare in contatto con la realtà circostante fornendo così alla comunità un punto di riferimento di sviluppo culturale ed interculturale.
«Verrà creato per gli immigrati - dice - uno "sportello" culturale, gestito dagli studenti, che potrebbero così fare direttamente esperienza, acquisendo crediti per il loro curriculum».
La Facoltà ha un'offerta formativa molto ricca. Si insegnano, oltre al cinese e al giapponese, anche arabo, ebraico, persiano, hindi, urdu, tibetano moderno, sanscrito, bengali e coreano, ma non mancano insegnamenti di lingue «classiche» come assiriologia, sanscrito. «Esistono altri corsi di laurea analoghi a questo a Venezia e a Napoli, ma questa è l'unica Facoltà di Studi Orientali in Italia». I piani di studio prevedono anche altri insegnamenti come letteratura, storia e politica. E aprono buone possibilità di sbocchi professionali, anche perché per ora si contano circa 100 laureati l'anno. Una cooperativa di studenti ha aperto una libreria che procura testi in lingua sia ai residenti sia agli studenti. «Nella mia classe - conclude Masini - ci sono ragazzi cinesi di seconda generazione che parlano la lingua, ma non la scrivono e vengono qui per studiarla». Molto successo oltre al cinese e al giapponese, ha pure il coreano che ha riscosso grande interesse negli ultimi anni.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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