sabato 12 luglio 2003

dimenticare

Corriere della Sera 12.7.03
Il farmaco sperimentato con successo in America e Francia. Francesco D’Agostino: eticamente inaccettabile, altera la responsabilità personale
Una pillola per dimenticare i ricordi dolorosi divide gli scienziati
Il medicinale è un anti ipertensivo I pazienti sono riusciti ad accettare memorie prima insopportabili
di Margherita De Bac

ROMA - Il farmaco è vecchio, ma l’uso è nuovo. Da cinquant’anni viene prescritto come anti ipertensivo. Alcuni ricercatori vorrebbero riproporlo per curare non una malattia, ma uno stato emozionale. Per cancellare il malessere psicologico dello stress post trauma oppure per annullare rimorsi e pietà. La pillola del non ricordo. La ingoi e dimentichi quanto di brutto ti ha offerto il passato. Pazienti ideali, le donne che hanno subìto aggressioni sessuali, le vittime di assalti terroristici, chi ha provato lo shock del terremoto o non riesce a riprendersi da un incidente stradale. Poi ci sono le applicazioni estreme. Soldati che si curano con la pasticca per dimenticare azioni efferate commesse in guerra.
La pillola è a base di propranololo, famiglia dei betabloccanti, il primo antipertensivo della storia, nato negli Anni ’50 e tuttora prescritto con queste indicazioni. I farmacologi spiegano che agisce sul sistema adrenergico e quindi agisce come un sedativo delle emozioni, in termini tecnici «diminuisce il rivissuto».
Qualche anno fa un medico americano chiese e ottenne la pubblicazione di una lettera sul New England journal of medicine : «Da quando prendo il propranololo non riesco più ad apprezzare la musica e i tramonti. Meglio tenermi la mia pressione alta». La molecola compare nella lista delle sostanze dopanti, vietate agli sportivi. Svolge un’azione anti ansiolitica, riduce tachicardia, tremori. Pensate quanti vantaggi potrebbe trarne un tiratore al piattello che avverte lo stress della gara.
L’Università di Harvard e l’Associazione parigina di psichiatria biologica stanno sperimentando lo stesso farmaco per il post trauma. I risultati clinici mostrano già una buona percentuale di successo. I pazienti riescono a metabolizzare ricordi insopportabili, che li facevano vivere.
Il mondo scientifico è diviso, specie quando vengono ipotizzate applicazioni in guerra. Si pensa a soldati che torturano e massacrano e che poi dimenticano con la pasticca del non ricordo: «Mostruosità, la pillola del diavolo. Può portare uomini e donne a commettere azioni che in altre situazioni sarebbero inaccettabili», dice Barry Romo, coordinatore delle Associazioni veterani del Vietnam.
Da noi i commenti non sono meno teneri. Per Francesco D’Agostino, presidente Comitato nazionale di bioetica «dietro questa linea c’è il riduttivismo anglosassone e l’interesse delle aziende farmaceutiche. Inoltre qualunque sostanza alteri la responsabilità personale non è etica. Il rimorso è funzionale alla responsabilità dell’individuo, è motivo di rigenerazione psicologica».