mercoledì 16 luglio 2003

schizofrenia, uno studio da Toronto

La Stampa TuttoScienze 16.7.03
Espressioni dello sguardo e schizofrenia

Un nuovo studio basato sul neuro-imaging condotto dall’Istituto di Psichiatria di Toronto mostra per la prima volta come anormalità a livello cerebrale e difficoltà sociali siano correlate: in particolare, si sono rilevate differenze tra il funzionamento cerebrale di un soggetto «sano» ed il funzionamento cerebrale di un soggetto schizofrenico che possono spiegare perché sia così difficile per gli schizofrenici interpretare i sentimenti delle altre persone. Condotto dal dr. Tonmoy Sharma, lo studio ha ideato un nuovo focus di ricerca, ossia ha combinato lo studio della cognizione sociale (la capacità di riconoscere e di comprendere i sentimenti delle altre persone) con la tecnica della risonanza magnetica funzionale (fMRI), per esplorare come e perché gli schizofrenici abbiano difficoltà ad interpretare il comportamento delle altre persone. Lo schizofrenico presenta infatti problemi nel comprendere e nel prevedere pensieri, emozioni e comportamenti altrui, cosa che intacca profondamente la vita sociale, rendendo difficile - ad esempio - relazionarsi alle altre persone, fare amicizia o procurarsi un lavoro. Proprio questo fallimento nell’empatizzare con gli altri correttamente potrebbe essere una causa, o una concausa, di alcune di quelle esplosioni di violenza caratteristiche di alcune forme di schizofrenia. Nell’esperimento che supporta questo studio veniva chiesto ai partecipanti di identificare una serie di espressioni dello sguardo, e mentre essi svolgevano questo compito venivano prese immagini del loro cervello in funzionamento: si è trovato così che gli schizofrenici sono risultati effettivamente meno abili ad identificare le emozioni espresse da quegli sguardi rispetto al campione di controllo, composto da soggetti «sani». Usando l’fMRI, i ricercatori hanno inoltre potuto mostrare che nella schizofrenia le difficoltà sociali sono strettamente correlate a differenze nel funzionamento cerebrale: l’imaging ha rilevato ridotta attivazione cerebrale nei circuiti fronto-temporali dell’emisfero sinistro. Anormalità in queste aree sono ben documentate nella schizofrenia, ma questo è il primo studio in cui si usa la tecnica di fMRI per studiare le difficoltà sociali proprie della schizofrenia. Il dr. Sharma sostiene che questa sia un’area di indagine che ha assoluto bisogno di essere ulteriormente esplorata: “La capacità di riconoscere le emozioni è ciò che ci rende esseri umani, ed è proprio questa essenziale capacità che si perde nella schizofrenia. La prossima sfida è capire quali trattamenti farmacologici e psicoterapici possano recuperare questi deficit nella cognizione sociale”.
Rossana Pecorara