venerdì 1 agosto 2003

intervista a Marco Bellocchio

Il Gazzettino di Venezia Venerdì, 1 Agosto 2003
Roma
«A me non interessa...»

Roma
«A me non interessa, non essendo uno storico, cercare di scoprire la verità. Io ho voluto cercare all'interno di questa tragedia un movimento che non fosse solo apparente». Marco Bellocchio parla così di "Buongiorno, notte", il film che presenterà in concorso alla Mostra del cinema di Venezia e uno dei più attesi eventi della rassegna. La pellicola racconta, attraverso gli occhi di una giovane terrorista appartenente alla lotta armata, il sequestro Moro o meglio gli anni di piombo e le contraddizioni di quel periodo. «Oggi - spiega Bellocchio - c'è anche un'esigenza civile e morale, non solo artistica, di "tradire" la storia, nel senso di non subirla fatalmente. Per mia formazione e per ricerca non simpatizzavo per le Br e ho avuto orrore per la conclusione della vicenda Moro, mi sembrava prima di tutto un'azione folle».

«Nell'immaginare il personaggio di Moro - prosegue il regista - spesso mi è venuta in mente la figura di mio padre, che è morto quando ero piccolo. Mio padre aveva qualcosa in comune con Moro, che peraltro non ho mai conosciuto né visto: anche lui era un uomo molto tenace, un conservatore, che però aveva un'umanità profonda che ho cancellato con la sua morte. L'immagine di mio padre è entrata nel film e ha dato corpo a un personaggio che non ho mai conosciuto. Forse non è un caso la scelta di Herlitzka che è del Nord e parla settentrionale, come mio padre».

Il film si basa su vari documenti, tra cui le lettere di Moro e libri sul caso. «Non ho quasi mai parlato con i brigatisti - spiega Bellocchio - ho avuto un unico incontro breve con Lanfranco Pace quando morì Maccari e venne fuori la versione che Maccari avrebbe ucciso materialmente Moro, perché Gallinari si era messo a piangere e a Moretti si era inceppato il mitra. Pace mi confermò, la notizia era già apparsa sui giornali, che Maccari non voleva uccidere Moro, lo fece per ubbidienza, per disciplina militare e subito dopo sparì dalle Br. Le Br di oggi mi paiono ancor più fuori dal mondo e dalla realtà e non credo che abbiano molta acqua in cui nuotare. Al tempo stesso - conclude - la storia oggi propone un terrorismo mondiale in cui tutto si moltiplica, la vittima diventa migliaia di vittime. Quando ci fu l'11 settembre ero già alle prese con il progetto di questo film e il dramma mi suggerì di cercare delle strade di racconto diverse. Ho anche seguito un'idea che provava a mettere in relazione tutti questi orfani, i figli dei poliziotti, quelli delle Torri, il nipote di Moro. Ma poi ho lasciato perdere, vedevo il rischio di un parallelismo schematico e mentale».