venerdì 1 agosto 2003

Maurizio Porro su Marco Bellocchio e Venezia

Corriere della Sera 1.8.03
L’autore di «Buongiorno, notte»: lo statista assassinato dalle Br mi ricordava mio padre, non mi interessa scoprire la verità sui terroristi
Dal caso Moro a Salvatore Giuliano: sfide del nostro cinema
di Maurizio Porro

Il cinema italiano farà sentire alta e chiara la sua voce a Venezia. Si parte con gli attesi acuti dei maestri coevi Bertolucci e Bellocchio che si passano idealmente il testimone, riprendendo il primo con The Dreamers, fuori concorso, l’utopia del ’68 che finisce con il lancio del porfido dei marciapiedi parigini. «Così finirà male...» dice uno dei tre ragazzi: la traiettoria del lancio per alcuni porterà infatti troppo lontano. Porterà verso il terrorismo di cui si occupa Bellocchio con Buongiorno, notte che ricostruisce più in interni di coscienza che storicamente, attraverso gli occhi di una giovane combattuta terrorista (Maya Sansa), il caso Moro. Dice Bellocchio: «A me non interessa, non essendo uno storico, scoprire la verità. Non ho mai simpatizzato per le brigate rosse, né sposato l’assurda causa di cambiare il mondo ammazzando gente. Ho parlato poco con i terroristi, oggi che il fenomeno è cambiato, diventato globale. Ma mi è venuto in mente mio padre, che aveva qualcosa in comune con Moro. Un uomo tenace e conservatore con una profonda umanità». Nel cast Luigi Lo Cascio e Roberto Herlitzka (un somigliante Moro). A testimoniare il rinnovato impegno del nostro cinema ecco in gara il severo Paolo Benvenuti che riesplora con Segreti di Stato la storia di Salvatore Giuliano e la strage di Portella delle Ginestre. Non in contrasto col capolavoro di Rosi, ma forse avendo potuto approfondire i fatti, vedere i documenti, anche quelli usciti di recente da Washington. Ma la sostanza dell’accusa non cambia: il film chiama in causa, con nomi e cognomi, la mafia, la Dc, il Vaticano, la Cia, da Andreotti a Pio XII, preoccupando non poco il produttore eroe Domenico Procacci.
In concorso ci sarà anche il neofita 38enne Edoardo Winspeare, pugliese di origini anglo-austriache, già autore di due film geniali (Sangue vivo e Pizzicata), contentissimo di esserci anche se consapevole dei rischi dell’arena del Lido. «Specie con Miracolo in cui tratto temi massimalisti, un dodicenne che uscito da uno choc dopo un incidente viene creduto capace di miracoli e vede una luce che forse è Dio. S’immagini lei. Girando con cifra realistica, ma con spazio per la dimensione onirica, per la sospensione del tempo».
Il nostro cinema ha di nuovo messo i pugni in tasca, riflette in modo critico sulla storia. Nella sezione «Controcorrente», il già tanto discusso Il ritorno di Cagliostro di Ciprì e Maresco, maxi provocazione horror sociale, in gotico palermitano, verso il B movie anni ’50. Si racconta della Trinacria Film, sgangherata produzione d’epoca, compromessa con la mafia. Robert Englund, il mostro di Nightmare, è nel ruolo di Cagliostro, mago e alchimista di origine palermitana. «E’ il nostro film più divertente - dicono gli "scandalosi" autori rifiutati a Cannes - e che ha maggiori possibilità di coinvolgere il pubblico». Nella stessa sezione c’è Liberi di Tavarelli, che torna al tema del lavoro, molto frequentato dal cinema europeo d’oggi, con la storia di una fabbrica che chiude e una famiglia che si sfascia. «Il titolo - dice il regista - esprime il tentativo di vivere secondo la libertà personale, di esprimersi per come si è dentro, sia dentro che fuori casa».
E poi ci sono le feste e gli omaggi, che partono col Leone alla carriera a quel ragazzino ottantatreenne di Dino De Laurentiis, con il premio Bianchi al caro Manfredi. E i libri: uno sulla Biennale e le storie della laguna, uno di Silvio Danese Anni fuggenti, 30 autoritratti di gloriose cine-personalità, Capitani coraggiosi, volume sui produttori italiani dal ’45 al ’75 cui è dedicata la retrospettiva. Infine l’omaggio a Zavattini di Lizzani, il profetico blob tv di san Fellini, il nuovo film di Emmer con la Ferilli, i molti titoli nella sezione Nuovi Territori. E Ballo a tre passi di Salvatore Mereu alla Settimana della Critica, storia molto truffautiana di un gruppo di bambini sardi che nella loro vita non hanno mai visto il mare.