mercoledì 17 settembre 2003

gli intellettuali ovvero Bellocchio e l'identità nazionale...

Liberazione 17.9.03
Qual è il ruolo degli intellettuali?
Fare come Giordana e Bellocchio


E se un contributo serio alla politica (e allo stesso dibattito politico) numerosi intellettuali italiani lo stessero già dando in particolare con il mezzo cinematografico? Al dibattito in corso in questi ultimi mesi sui giornali a proposito del rapporto politica-intellettuali e delle responsabilità di un rapporto che in molti ritengono smarrito, e a quello seguito alla sollecitazione fatta nei giorni scorsi da Edoardo Sanguineti agli intellettuali italiani affinché escano dal torpore e dal silenzio rispetto al degrado della vita pubblica va senz'altro ascritto, al di là delle stesse intenzioni di Roberto Cotroneo, il suo intervento sull'Unità di martedì a proposito del successo de La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana e di Buongiorno, notte di Marco Bellocchio.

Mentre ci si amareggia e si rimane delusi per gli intellettuali (sperabilmente almeno amareggiati e delusi essi stessi) rintanati nelle loro "torri d'avorio" scientifiche o corporative, mentre ci si divide, si polemizza, ci si innervosisce e si grida all'invasione di campo quando un intellettuale (che sia Paolo Sylos Labini, Nanni Moretti, Antonio Tabucchi o Sanguineti) entra improvvisamente ed estemporaneamente in campo politico con le armi e il linguaggio della politica, mentre non ci si divide e purtroppo non ci si indigna più quando un intellettuale (che sia giornalista o sociologo o filosofo) si fa servitore della politica incassando "onori e prebende", c'è ormai una generazione di cinematografari che, specie negli ultimi tempi, vanno producendo film che scavano in «anni in cui si è azzerato tutto e che ci hanno lasciato il deserto». Intellettuali che cioè si ostinano a dare il proprio contributo, fra difficoltà e incomprensioni - parliamo di uno dei settori della comunicazione più massicciamente investito dalla modernizzazione e dalla mercificazione - al recupero della memoria e delle radici, che «parlano dell'Italia di trent'anni fa, ma spiegano bene la desolazione e lo spaesamento che viviamo nell'Italia di oggi».

Grazie in particolare a questi film, nota Cotroneo, «credo si sia riaperta una ferita antica, che interessa tutti, anche quelli che negli anni Settanta non erano neppure nati». E' da quei momenti, efficacemente descritti da Giordana e Bellocchio, e prima e insieme a loro da altri, che «si è come frantumata la nostra identità nazionale». Anche i politici e gli storici - i primi per interesse, i secondi per disinteresse - hanno deprivato in particolare l'eliminazione fisica di Aldo Moro del suo valore di spartiacque della storia nazionale, mentre «anche tangentopoli è figlia di quel trauma, di quel 9 maggio 1978». Le cause e le conseguenze di quell'evento, gli stessi «frammenti di ideologia nel caso Moro», velocemente rimossi e oscurati, e che ora «Bellocchio è riuscito a mettere in bocca a Lo Cascio-Moretti» emozionano e sgomentano anche i più giovani, che non c'erano, perché in realtà «ce li portiamo addosso ancora oggi. E ci impediscono di rielaborare e capire quella che fu l'Italia di quegli anni». E quella che è l'Italia di oggi.

Riscoperta e ricostruzione dell'identità nazionale, rielaborazione del passato e comprensione del presente, opposizione alla desolazione e allo spaesamento indotti dalla falsa coscienza individuale e collettiva: che sia proprio questo il terreno sul quale un lintellettuale - specie in tempi come quelli che viviamo - può sviluppare il suo corretto e proficuo rapporto con la pollitica e con la società? Contribuendo a restituire la memoria a chi c'era e le radici a chi non c'era? «Nessuno può sapere chi siano i ventenni che si commuovono di fronte a questi film», accorrendo in numero sorprendente nelle sale in cui vengono proiettati, ma forse «questi film hanno aperto una pagina di storia verso cui questi ragazzi fino ad oggi avevano sempre mostrato indifferenza». O della quale erano semplicemente ignari, grazie a questa tv, a questi giornali, a questa politica e un po' anche a questa scuola e a «questo mondo di oggi dove i libri si leggono sempre meno».

I libri, primario strumento e metafora della memoria. «Non è un caso», rileva Cotroneo, «che il film di Bellocchio sia anche un film di libri, di lettere di condannati a morte della resistenza europea, di biblioteche, di saggi di Marx-Engel...». E che «i libri li trovi anche nella Meglio gioventù, Basaglia, poeti italiani e inglesi...».