sabato 27 settembre 2003

il Medio Evo di Jacques Le Goff a Parma

La Stampa 27 Settembre 2003

SI APRE OGGI A PARMA LA MOSTRA «IL MEDIOEVO EUROPEO», IDEATA DAL GRANDE STORICO FRANCESE, CHE NE HA SCELTO I CAPOLAVORI


Costume e bellezza
«Costume e bellezza nell’Italia antica» è il titolo della rassegna che si inaugura oggi in oltre 80 siti e musei archeologici, fino al marzo del 2004. Scopo della manifestazione, come ha detto il ministro Urbani, valorizzare il nostro patrimonio artistico, abbinare le vestigia del passato alla creatività della moda moderna.


LE GOFF
fate e streghe
sogni e gioco


Il carattere fondamentale della donna medievale è la sua ambiguità: a volta Eva a volte Maria La prima incarna l’ideale della bellezza e del nudo e l’ossessione del corpo in quella società

Troppo spesso si parla di quei secoli come tristi e pieni di gemiti Al contrario il Medioevo ha conosciuto il riso ed è vissuto in mezzo a sonorità e melodie Ai divertimenti di palla del tempo risale l’origine del calcio


di Jacques Le Goff

SOGNO e cortesia. Il mondo medioevale è un mondo di gente che sogna, ma a differenza di uomini e donne dell'Antichità, che potevano rivolgersi a numerosi interpreti professionali dei sogni, che esercitavano persino nei mercati, la Chiesa medioevale proscriveva l'interpretazione dei sogni, attribuiti per la maggior parte a Satana, o all'indecenza di corpi travagliati dall'indigestione, dall'ubriachezza o dal desiderio erotico. La Chiesa riconobbe dunque agli inizi solo alcune categorie di sognatori privilegiati: santi, re, monaci; poi si moltiplicarono nell'arte le raffigurazioni di sognatori illustri, mentre l'interpretazione dei sogni si faceva sempre più democratica. Gli artisti medioevali giunsero a definire una postura quasi liturgica per la persona che sogna: per lo più non supina, ma coricata su un fianco e appoggiata su un braccio. Il sogno diventa un genere letterario. Dai sogni di Carlo Magno nella Chanson de Roland fino al Roman de la Rose il sogno é stato un grande tema, che ha sublimato questo aspetto della quotidianità di uomini e donne. Il sogno infine si inserisce nella crescente raffinazione dei costumi che Elias ha chiamato «processo di civilizzazione». Buone maniere a tavola, scene d'amore, bagni, si diffondono in un'atmosfera signorile in cui gli oggetti lussuosi delle arti minori - specchi, avori, gioielli - occupavano un posto centrale. Sogni e scene cortesi sono presenti e frequenti nella società del XV secolo che il grande storico olandese Johan Huzinga ha chiamato L'Autunno del medioevo.
Personaggi umani, personaggi femminili. Il mondo delle donne e degli uomini è ampiamente presente nell'arte medioevale. Certo, nell'insieme predominano gli uomini: è il «medioevo maschio» descritto da Georges Duby; ma le donne sono ben presenti nelle rappresentazioni figurative, nelle quali si rende manifesto il loro potere di seduzione, nel bene e nel male. Ecco quindi che il tema evangelico delle vergini sagge e folli offre all'arte gotica lo spunto per belle statue dai forti contrasti. Il carattere che si vuole fondamentale della donna è la sua ambiguità, il suo essere volta a volta Eva o Maria. Ambiguità condivisa anche dai personaggi, che a volte il medioevo ricupera, dei vecchi depositi mitici e popolari. Così anche le fate trovano posto nel mondo cristiano medioevale. Una di loro, Melusina, seduttrice di cavalieri, sedusse anche romanzieri e miniatori. Donna-serpente divenuta umana, feconda e benefica, dissoda terre, costruisce castelli, allatta i suoi figli. Ma la sua natura viene scoperta dal marito, che con ciò la condanna, sia pure involontariamente, ad abbandonare sposo, figli, dimora; potrà solo tornare di notte, lanciando «le grida della fata» descritte da Gérard de Nerval.
In questo mondo che spesso ignora la frontiera tra realtà e immaginazione si crede all'esistenza di un prestigioso animale simbolico, l'unicorno, interpretato come una vergine che fugge i cacciatori e va a rifugiarsi in grembo alla Madonna, la vergine per eccellenza. Dopo innumerevoli raffigurazioni, l'unicorno ispirò un capolavoro del XV secolo: il ciclo di sei grandi arazzi della Dame à la licorne , tra le opere più suggestive conservate al Musée du Moyen Age di Parigi.
Abbiamo visto Maria tra i personaggi divini; tra quelli umani e femminili bisogna cominciare da Eva, che del resto nell'arte medioevale finisce col perdere la natura malefica. Nel suo ruolo di tentatrice, principale colpevole del peccato originale, Eva può incarnare la bellezza femminile, in particolare il nudo, forma in cui Maria non può certo essere raffigurata. Così esposta Eva rappresenta tra l'altro l'ossessione del corpo vissuta dalla società medioevale. I corpi delle donne aristocratiche incarnano sempre più, nella statuaria, nel ritratto, la bellezza femminile, conservando però nell'espressione del viso se non l'ambiguità certo almeno un'aura di segreto. È il caso della marchesa Uta, nella cattedrale di Naumburg.
La musica e il gioco. Il medioevo non è il mondo triste, pieno di gemiti, di cui troppo spesso si parla e si scrive. Al contrario, ha conosciuto il riso, si è divertito, è vissuto in mezzo a sonorità e melodie. Ha inventato o perfezionato non pochi strumenti musicali. Ha fatto progredire l'arte corale con il canto fermo, chiamato anche gregoriano. Ha aperto la strada alla polifonia e, sul finire, grazie anche a nuove forme di devozione - la Devotio moderna - ha creato una forma musicale moderna, l' Ars Nova. Abbiamo poche testimonianze sulla musica profana e sulla danza aristocratica, ma sappiamo dai testi che furono praticate abbastanza da suscitare l'ostilità, fortunatamente inefficace, del clero. E tuttavia la presenza eminente della musica nella società e nella cultura medioevali ha avuto sovente come teatro il luogo cruciale di quella società e di quella civiltà: la chiesa. Il medioevo infatti ha sviluppato anche uno strumento destinato a enorme fortuna: l'organo. E in più, anche se in ritardo rispetto all'India e all'Estremo Oriente, ha diffuso suoni legati alla liturgia, questo autentico calendario sonoro dell'Occidente. Parliamo delle campane, che dai campanili, a partire dal VII secolo, hanno risuonato con sempre maggior forza in tutto l'Occidente medioevale.
Dalla Bibbia gli artisti hanno fatto uscire un regale musicista: Davide, e attraverso di lui hanno innalzato al trono uno strumento, liuto o arpa, e una pratica sacra dall'origine: la danza.
Anche nel campo del gioco le pratiche, i divertimenti sono stato numerosi. Anche qui, per lo più con una frontiera netta a separare i giochi degli strati superiori della società da quelli dei ceti popolari. Certo nel medioevo non si è praticato lo sport come si faceva nell'Antichità e come si tornerà a fare nell'Europa del XIX secolo, ma i giochi di palla sono stati presenti, tanto che l'origine del nostro calcio è da ricercarsi proprio nel medioevo. In questa mostra compare uno dei giochi più tipici dei divertimenti aristocratici, segno ancora una volta delle influenze orientali, giacché arriva dall'Asia per tramite degli arabi tra XI e XII secolo: gli scacchi. Acquisteranno tale prestigio che un bell'esemplare del XII secolo verrà attribuito ad un possessore illustre, Carlo Magno. Circa l'anno 1300 il domenicano italiano Iacopo da Cessole, seguendo il gusto letterario dell'epoca per le opere di «moralità»", redige il Liber super ludo scaccorum , nel quale l'interpretazione dei pezzi e del gioco degli scacchi dà luogo a una delle più interessanti descrizioni della società e delle mentalità medioevali.
La morte e l'aldilà. La mostra inizia con le porte e l'evocazione degli spazi terrestri nei quali si è sviluppata la civiltà medioevale. Si chiude con un'altra apertura : quella sull'Aldilà e sull'eternità. È il tipo di fine su cui ruminavano donne e uomini del medioevo, spintivi dalla Chiesa o anche all'interno della loro devozione personale. I rapporti tra i vivi e i morti costituiscono un aspetto fondamentale di ogni società. La società medioevale ha conosciuto un'evoluzione essenziale di questi rapporti. I vivi erano tenuti a pregare per i morti, ma a partire dalla fine del XII secolo seppero che avevano speciali doveri di preghiera verso una particolare categoria di morti: le anime del Purgatorio. È questo il momento in cui si inventa questo terzo luogo del mondo ultraterreno. Da allora la geografia dell'Aldilà comprenderà cinque luoghi deputati, di cui due limbi (uno dei bambini e uno dei Patriarchi), e tre luoghi principali: Inferno, Purgatorio, Paradiso. L'Inferno e il Paradiso, a differenza dal Purgatorio, dovranno durare in eterno: l'umanità medioevale cristiana aspira alla salvezza, spera di essere accolta in Paradiso. L'attesa della fine dei tempi, della fine della storia, che dovrebbe sfociare nell'eternità, a ispirato la massima opera del medioevo, che non poteva mancare qui: la Divina Commedia .
La presenza dell'Aldilà e dell'Eternità coinvolge due aspetti essenziali. Da un lato, il coronamento della storia umana è la risurrezione dei corpi, perché il cristianesimo, unico tra le altre religioni, ne ha fatto un dogma di fede. Dall'altro, questa è un'altra occasione di rendere manifesta l'importanza del corpo nella civiltà medioevale.
Infine, come eco alla creazione, evento fondatore della storia, la società medioevale prevede per la propria fine un altro grande avvenimento. Poiché, durante il medioevo, ci si preoccupò sempre più attentamente della elaborazione del diritto e della giustizia, l'atto finale è un giudizio: il Giudizio Universale. Qui finisce la storia, qui il visitatore della mostra conclude il suo viaggio col messaggio di speranza proposto dalla Risurrezione.
(all’ Introduzione al catalogo della mostra «Il medioevo europeo». Traduzione di Daniela Romagnoli)