lunedì 22 settembre 2003

l'opinione dei vescovi

Avvenire, quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana

Terrorismo e tradimento dei padri
Massimo De Angelis


La famiglia, il suo infinito valore e il rifiuto di essa. E' il punto di partenza (e forse di arrivo) del film di Marco Bellocchio "Buongiorno notte". Non una ricostruzione storica del delitto Moro ma uno scavo nell'animo di chi, negli anni Settanta, fece la scelta terrorista. La brigatista donna che, ogni volta che rientra in casa, si toglie con fastidio un anello nuziale che indossa per non dare nell'occhio. Poi si scoprirà che quell'anello è della madre e che lei è orfana. Lei stessa che di Marx legge "La sacra famiglia", che sviene quando un sacerdote viene a benedire la casa e la famiglia che la abita e che si commuove quando Aldo Moro le legge la sua lettera al Santo Padre, nella quale implora un atto in nome della sua famiglia che ha così grande bisogno di lui. E qui viene alla mente la fuggevole, calda felicità narrata ne "La casa dei cento natali" di Maria Fida Moro. In questa contrapposizione tra il valore familiare, che più di ogni altro unifica la comunità italiana e che è testimoniato sino al martirio da Aldo Moro e l'agghiacciante freddezza ideologica del gruppo di fuoco (lugubre parodia della famiglia) è la chiave. Vi è qui un secondo passaggio solo accennato nel film. L'estremismo del '68 ha radicalizzato l'ideologia dei padri comunisti e resistenti. Ma certo la riluttanza di questi a seppellire i cattivi miti di Lenin e Stalin ha alimentato il pensiero terrorista. L'album di famiglia, appunto, di cui parlò Rossana Rossanda. Poi scattò l'idea che gli antichi ideali erano stati dai padri traditi. E in questa idea di tradimento, ricorrente nella nostra storia, è la porta che apre al rifiuto e al sovvertimento di ogni valore, a partire da quello della famiglia, e all'idea di salvare il mondo attraverso l'assassinio. La porta che apre al nichilismo. Infine la protagonista immagina o sogna la prigione di Moro trasfigurata quasi in un cenobio coi suoi compagni che si fanno il segno di croce e Moro che esce libero senza condizioni come chiedeva lo Stato italiano e il Santo Padre. Non per freddezza, come pure si adombra nel film, ma per difendere il proprio popolo dalla violenza, dal male e dal caos. Moro che esce libero senza condizioni: una storia possibile, personale e collettiva diversa. Fondata su una conversione dei terroristi. Ciò che allora non fu (per alcuni lo è stato più tardi), con una perdita secca per tutti, che non offusca però le scelte politiche di allora che consentirono comunque di vedere, dopo la notte, il giorno.