(inviato da Daniela Venanzi)
IL MESSAGGERO 30.0.2003
"BUONGIORNO, NOTTE": IL CASO MORO SENZA DIETROLOGIE
di Gabriele Ferzetti
Ci sono due modi per guardare "Buongiorno, notte". Il primo porta a cercarvi tutto quel che non c'è sul caso Moro, verosimiglianza, illazioni, dietrologie, etc. L'altro approccio è più libero e produttivo. Basta accettare la scommessa di Marco Bellocchio, che rilegge il rapimento Moro come una storia di famiglia. Dunque racconta i 55 giorni di prigionia dello statista democristiano adottando il punto di vista, parziale quanto rivelatore, dei suoi carcerieri. Anzi di una di loro: una donna, l'anello debole della catena, l'unica a non esser disposta a rinunciare alla vita. Non è un partito preso facile da accettare. Fondendo documento storico e licenza poetica Bellocchio si prende infatti tutte le libertà dell'artista. Ma ci dà in cambio un film formidabile per impatto, penetrazione, capacità di esplorare i doppifondi della Storia "senza subire la verità storica" , come lui stesso dice.
Anziché perdersi nell'inestricabile matassa di fatti e congetture, Bellocchio insomma prosciuga, scarnifica, concentra. Riuscendo a tradurre un dramma epocale nella dimensione del singolo, in quel groviglio di conflitti in cui ognuno può ritrovarsi, e usando i corpi, i volti, lo spazio, come solo un grande regista sa fare. Con buona pace di chi lo accusa di riduzionismo, senza cogliere l'immensa portata, anche simbolica, del gesto.
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Repubblica, edizione di Milano 30.9.03
Pagina XIII
BUONGIORNO, NOTTE
Bellocchio "riapre" il caso Moro: non, come altri, pretendendo di svelare la verità nascosta, ma offrendo il proprio punto di vista nel senso di sguardo attraverso quello della terrorista Chiara. Il suo è un film tutto di sguardi: che osservano, che spiano, che si negano. Quando non è in "soggettiva", la macchina da presa inquadra gli occhi di Chiara, il suo sguardo che cambia. "Tradendo" la cronaca, Bellocchio trova gli accenti giusti per dire qualcosa di nuovo. Di passaggio, ne approfitta per regolare i conti con le gerarchie ecclesiastiche e cattoliche, non ancora chiusi malgrado L'ora di religione.
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