venerdì 17 ottobre 2003

da clorofilla.it, un articolo di Andrea Ventura

(segnalato da Tonino Scrimenti; nella pagina di clorofilla.it dove appare, questo articolo è corredato da immagini e link: lo si può trovare QUI)

www.clorofilla.it
Giovedì 16 ottobre 2003
Buongiorno, inconscio
di Andrea Ventura


 “Io sono vecchio, mi sono fermato al problema delle donne. Non so cosa c’entrano con la conoscenza”. Così si esprime Roberto Herlizka nella parte del padre di Massimo, il protagonista di un film di Marco Bellocchio del 1994, Il sogno della farfalla.

La sceneggiatura del film, scritta da Massimo Fagioli, comparve nel primo numero della rivista “Il Sogno della Farfalla” nel lontano 1992, e oggi, mentre lo stesso attore è nel film Buongiorno, notte con cui Bellocchio ha raggiunto il suo massimo successo, l’ultimo numero della rivista offre la straordinaria opportunità di comprendere il senso più profondo di quelle parole.

“Donne e ricerca scientifica” è infatti il titolo della terza sessione del Meeting internazionale “La libertà delle donne in Europa e nel Mediterraneo” organizzato dall’Università degli Studi di Foggia, i cui Atti “Il Sogno della Farfalla” ripropone.
 
Commentare l’affascinante percorso di ricerca che Carla Severini, organizzatrice della sessione, e i relatori Ilaria Bonaccorsi, David Armando, Paolo Fiori Nastro e Annelore Homberg hanno proposto non è cosa semplice. Solo qualche breve cenno quindi, solo un invito alla lettura.

I lavori presentati, tra storia, filosofia, medicina e psichiatria si intrecciano attorno ad una domanda: quale è stato il ruolo delle donne nella ricerca scientifica e medica in particolare? O meglio, come si compone questo ruolo con l’identità umana, e più specificatamente maschile, da sempre identificata con la ragione? Vediamo così, nelle prime due relazioni, guaritrici, levatrici, raccoglitrici di erbe, donne che fin dai primi secoli cristiani esercitavano una capillare e in molti casi avanzatissima attività medico - pratica, essere trasformate, orientativamente nel corso del XIII secolo, in streghe e fattucchiere che possono sì guarire, ma anche far ammalare.

L’istituzionalizzazione della professione medica e la formazione delle università, con la regolamentazione che questo ha comportato e l’accesso agli studi consentito ai soli uomini, le vede quindi emarginate. Poi la cacciata delle donne dal sapere medico si trasforma nell’accusa di magia e stregoneria e nei roghi dell’Inquisizione, dove vengono inglobati nello schema del sabba tutti quegli aspetti della cultura popolare che deviano dall’ortodossia religiosa.

Infine, nel passaggio dall’Inquisizione alla fondazione della scienza moderna, vediamo ben delineato quell’elemento di continuità costituito dalla scissione tra ragione e non ragione, e come l’esclusione delle donne abbia coinciso con l’esclusione dal “pensiero”, dalla scienza e dalla conoscenza, di tutto un intero mondo non solo di esperienza medica, ma anche di passioni, immagini, sensazioni, sogni, di tutto ciò che non è ragione. 

La rivoluzione scientifica quindi ha cancellato l’irrazionale e le donne, anche se, viene ricordato, dall’Ariosto a Giordano Bruno il Rinascimento aveva tentato una via diversa alla modernità, una via che non passasse attraverso l’esclusione del mondo delle passioni. Perché tutto questo? Forse, risponde il prof. Fiori Nastro, per il terrore che l’antica prassi medica delle donne potesse diventare teoria, “pensiero”, e dato che la parola “pensiero” era, ed è anche oggi, legata all’altra parola che è “ragione”, è chiaro che non era pensabile associare la ragione alle donne. Infatti, fin dalla fondazione del pensiero occidentale, ma anche orientale, l’identità umana legata alla ragione ha escluso le donne.

Così l’illuminismo e la Rivoluzione Francese, e, possiamo aggiungere, tutto il ciclo rivoluzionario che dalla Rivoluzione Francese e dal marxismo ha preso le mosse, pur proponendo la sostanziale uguaglianza tra tutti gli esseri umani, si è scontrato, è fallito, o comunque ha trovato il proprio limite nel fatto di aver definito quest’uguaglianza sull’identità umana come ragione: tutti gli uomini sono uguali e si possono comprendere tra di loro perché dotati di ragione, e questo li distingue dagli animali. Una definizione che esclude dalla realtà umana il bambino dei primi mesi o anni di vita e ogni dimensione non razionale, come quella dei sogni e del rapporto dialettico uomo - donna.

E qui, nella relazione della dottoressa Homberg, vediamo illustrato con chiarezza il cambiamento di prospettiva proposto dalla Scuola Romana di Psichiatria e Psicoterapia: “Nel rapporto uomo – donna si deve fondare una diversità assoluta tra corpo umano maschile e femminile con un’uguaglianza altrettanto assoluta, per cui entrambi sono esseri umani pur essendo diversi”. E’ un’operazione psichica poco “razionale”, che si scontra col principio di non contraddizione perché deve mettere insieme diversità e uguaglianza, tanto più difficile se si approfondisce la ricerca e si ipotizza che alla diversità fisica possa corrispondere una diversità mentale, per cui la ragione sarebbe associata all’identità maschile, mentre l’identità femminile sarebbe rimasta più legata all’irrazionale.

Qui, appunto, si viene a proporre l’idea che la psichiatria, cioè la possibilità di conoscere il mondo dell’irrazionale e di curare la malattia mentale, debba passare necessariamente per il rapporto uomo – donna e per il recupero dell’immagine e dell’identità femminile, in sé e per tutto quello che essa rappresenta. Donna e ricerca scientifica quindi. Recupero e sviluppo dell’identità umana non razionale, non scissa tra ragione e non ragione, grazie a una “teoria della nascita” identica per gli uomini e le donne che fonde l’inizio della vita fisiologica del neonato con l’inizio del pensiero, e quindi supera la scissione tra anima e corpo.

L’ampio dibattito che ha seguito le relazioni ha visto la partecipazione di Massimo Fagioli. Numerosissimi i temi toccati: le radici storiche del pensiero sulla presunta inferiorità della donna, la favola di Amore e Psiche e la sua trasformazioni in quella della Bella e la Bestia, il rapporto tra religione e mondo dell’irrazionale, le differenze tra Islam e mondo cristiano, la noxa esterna nelle malattie organiche e in quelle mentali etc. Insomma, il numero 4/2003 de “Il Sogno della Farfalla”  è un’occasione da non perdere per tutti coloro che vogliono avvicinarsi ai temi della ricerca della Scuola Romana di Psichiatria e Psicoterapia.

“Io sono vecchio…” Vecchia è un’identità umana che è riuscita a svelare i segreti del cosmo e delle particelle e a far raggiungere ad una parte dell’umanità livelli di benessere economico e di salute fisica mai raggiunti prima, ma non si propone nessuna ricerca su ciò che è al di là della ragione e della coscienza, su ciò che è sano e malato nella mente dell’uomo, sui suoi rapporti più intimi, e che quindi ha pagato tutto questo col vuoto e l’anaffettività. Il singolare intreccio che ha visto nascere una rivista di psichiatria con lo stesso titolo della sceneggiatura di un film trova la sua giustificazione nel fatto che la nuova psichiatria muove dalla ricerca sulle immagini, anzitutto quelle che compaiono nei sogni, poi quelle artistiche. I sogni sono pensiero, non dissociazione, possono essere interpretati ed ogni uomo è artista quando compone il suo sogno. Alcuni lo sono anche nella veglia, così, oggi, al di là della cura medica, non solo gli psichiatri ma anche molti artisti contribuiscono allo sviluppo di questa nuova identità umana inconscia e irrazionale, e la raccontano, e come nei sogni ogni immagine nasconde un pensiero e racconta una storia, nel film di Bellocchio Buongiorno, notte, io, con un po’ di fantasia, posso leggere un’altra storia: dietro i quattro brigatisti scorgo quattro seminari a cui, da quasi trent’anni, partecipano centinaia e centinaia di persone, eredi della tradizione marxista e del sessantotto. Lo scontro con lo psichiatra dell’analisi collettiva è mortale, ma poi, superata quella tradizione e realizzata l’immagine femminile, lo lasciano libero, nel suo cappotto scuro.