mercoledì 15 ottobre 2003

i basagliani

Corriere della Sera 15.10.03
Due giorni di studio sulla salute mentale per rilanciare la «riforma non attuata»: «Ambulatori squallidi e strutture chiuse nei weekend»
«Psichiatria, 25 anni dopo ripartiamo dalla Basaglia»
La denuncia della moglie e degli allievi dell’uomo che aprì i manicomi: troppe prescrizioni di psicofarmaci e misure di contenzione


ROMA - Nell’80 per cento dei servizi di psichiatria la blindatura delle porte, la contenzione dei malati più turbolenti e le telecamere a circuito chiuso sono ancora in funzione. Nella maggior parte degli ambulatori le visite restano incentrate esclusivamente sulla prescrizione e, spesso, sull’abuso di psicofarmaci, oltre che «su prestazioni psicoterapeutiche del tutto avulse dalla vita, dal contesto sociale della persona in difficoltà». Di strutture aperte 24 ore su 24, compreso il fine settimana, i giorni critici della follia, se ne contano davvero poche. Gli organici del personale extra medico presentano buchi di 5 mila unità. Così si trascina la psichiatria pubblica italiana a 25 anni dalla Basaglia, o «180», la legge che ha chiuso i manicomi. La denuncia arriva, penetrante e addolorata, proprio dai sostenitori e dagli animatori, sul campo, di quella rivoluzione. Domani e dopodomani i basagliani si riuniscono a Roma in un Forum sulla salute mentale dove verranno gettate le basi di una nuova associazione nazionale per il rilancio di un sistema ridotto all’asfissia. Tra i promotori, Franca Ongaro Basaglia, moglie e memoria storica dell’uomo che liberò i «matti». Al suo fianco gli allievi dello psichiatra, Franco Rotelli e Giuseppe dall’Acqua, e poi ancora Sergio Piro che lottò con lui per far uscire i prigionieri della mente dai manicomi.
A muoverli non è il bisogno di rimettere in discussione la legge. Tutt’altro. «Il tempo passa e la dissociazione tra dire e fare è diventata drammatica - spiega le finalità del Forum, Rotelli, direttore generale di una Asl campana -. Malgrado i proclami, malgrado una letteratura scientifica che riconosce la validità di questo modello, ci troviamo di fronte ad una realtà povera, deprimente. Il 90 per cento dei luoghi considerati di salute mentale sono ambulatori squallidi, dove nulla si muove. I manicomi giudiziari sono rimasti uguali a 20 anni fa. Poi, ogni tanto Castelli o Ciampi si accorgono che c’è qualcuno chiuso là dentro da 52 anni e gli danno la grazia. E infine le strutture residenziali, che hanno avuto uno sviluppo incontrollato». Si discuterà di problemi concreti, di necessità concrete. Secondo Rotelli è il momento più opportuno per avviare un dibattito energico ed efficace: «Per fortuna le alzate di ingegno per modificare la legge 180 sono morte per strada, non dobbiamo difenderci che dalla realtà». Si riferisce, lo psichiatra, al disegno di legge sulla riforma della «180», relatrice la forzista Maria Burani Procaccini, dove si prevedeva tra l’altro la creazione di strutture residenziali controllate e l’obbligatorietà della cura. Si sta lavorando sulla revisione di un testo unificato, ancora in alto mare.
Invece, il documento programmatico della futura associazione, diffuso sul sito www.forumsalutementale.it, ha raccolto in pochi giorni 500 adesioni.