mercoledì 15 ottobre 2003

psichiatri lombardi

Il Giorno 15.10.03
Psichiatri lombardi: riformate la 180
di Paola D'Amico


Considerare la crisi acuta di un malato psichico alla stregua di un infarto e introdurre il principio del dovere alla salute - lo stesso che impone il casco a chi circola in moto e che porta a sanzionare chi non lo indossa - per il malato di mente che, dimesso dopo un ricovero, rifiuta le cure. Gli psichiatri lombardi chiedono un aggiornamento della legge 180. Attraverso un progetto di legge che, dopo i passaggi di rito in Commissione sanità e in Consiglio regionale, dovrebbe prendere la via della Capitale, si fanno promotori di un'integrazione che riempia un vuoto lasciato dalla legge. «Non vogliamo il ritorno ai manicomi. Ma riteniamo che i malati psichiatrici siano come tutti gli altri pazienti e come tali debbano essere trattati - hanno spiegato Claudio Mencacci, psichiatra al Fatebenefratelli, e Carlo Safiotti, presidente della commissione Sanità in Regione -. La legge Basaglia non deve essere snaturata ma integrata». Oggi la proposta sarà oggetto di un dibattito al convegno «I trattamenti senza consenso».
Due sono gli strumenti che si chiede di introducce: l'accertamento sanitario d'urgenza e il contratto terapeutico vincolante. «Oggi abbiamo l'accertamento sanitario e il trattamento sanitario obbligatorio - ha precisato Mencacci -. Due atti estremamente burocratizzati per i quali possono trascorrere giorni. Ma la crisi di un paziente psichico non aspetta. Nel primo caso da una segnalazione di familiari, del medico curante, di un vicino, si passa ad una visita a domicilio con uno specialista che bussa alla porta del soggetto. Che può anche rifiutarsi di aprirla. Nel secondo, il Tso, si passa al ricovero coatto, ma non c'è, ancora una volta, il concetto che la malattia psichica può essere un'urgenza. Tra proposta del medico, convalida, autorizzazione del Sindaco passano anche due giorni». Invece, la segnalazione di una crisi merita l'attenzione che si dà ad un infarto. Deve essere il 118 ad occuparsene.
E sul principio che il malato psichico è un paziente come tutti gli altri si basa anche la seconda integrazione della Basaglia.
«Oggi un malato dimesso dall'ospedale dopo un lungo ricovero può rifiutare le cure - spiega Mencacci -. Mi riferisco, naturalmente, a pazienti gravi, schizofrenici,che soffrono di delirio, di disturbo bipolare. Oggi non possiamo imporre loro di proseguire cure di cui avrebbero bisogno. La malattia psichiatrica va curata per mesi, anni, per la vita. Vorremmo, invece, evitare i cosiddetti "pazienti persi". Attraverso un contratto tra loro e gli operatori, cerchiamo di costringerli in modo soft alle cure. Il principio è quello del dovere alla salute. Chi non porta il casco in moto può essere multato. Non vogliamo rinchiudere chi soffre, ma costringerlo ad aderire alle cure. E così responsabilizzare operatori e familiari e medici curanti».