giovedì 13 novembre 2003

miracoli:
depressione? ci pensa il papa...

(segnalato da Sergio Grom)

La Repubblica 13.11.03
Un convegno e un sondaggio tra i vescovi sull'angoscia moderna
Il Papa: depressione killer, "è una malattia da curare"
di MARCO POLITI



CITTÀ DEL VATICANO - Sul capezzale di trecentoquaranta milioni di depressi si china ora Santa Madre Chiesa. Il lettino degli psicanalisti ha sempre suscitato sospetti nei monsignori, ma il confessionale - strumento classico per guidare e rianimare gli spiriti - non basta più. Giovanni Paolo II ha chiesto al suo ministero della Sanità (il Consiglio pontificio per la pastorale sanitaria) di prendere di petto anche le «malattie emergenti» e il cardinale Javier Lozano Barragan, che ne è presidente, esordisce con un convegno internazionale di tre giorni dedicato alla depressione e al disagio mentale. «L'"uomo potente" dell'era contemporanea - spiega il neoporporato - è anche l'"uomo pauroso" che ha un´angoscia immensa anche se spesso non osa confessarla». Meno di un quarto dei depressi, specifica, hanno accesso ad un trattamento efficace.
L'obiettivo del convegno, secondo Lozano, è di sviscerare tre temi. Cos'è la depressione? Come la vede Dio? Cosa possiamo fare?
Il fenomeno è diventato talmente importante tra le vecchi e le nuove generazioni, nelle metropoli come nelle bidonville, che persino i suicidi sono giudicati in maniera diversa dalla Chiesa. Niente cerimonia religiosa, niente sepoltura in terra benedetta si diceva una volta. La norma resta, perché togliersi la vita «è peccato grave», ma chi può dire se il depresso era capace e libero di compiere una scelta? Per questo la Chiesa oggi nella prassi è molto meno punitiva verso la memoria del suicida.
Al convegno, che si apre stamane nell'Aula Nervi, verrà presentata una ricerca svolta interrogando centoventisette vescovi responsabili della pastorale sanitaria in 121 nazioni. È un primo sondaggio per capire la cause di questa malattia «killer della nostra epoca», come la definisce il cardinal Lozano. Dalle risposte multiple emerge un panorama preoccupante. Predominano fra le cause sociali - Marx esclamerebbe «l'avevo detto!» - le angosce derivate dalla povertà, dalla precarietà del lavoro, dal disgregarsi delle reti di solidarietà, dai processi di emarginazione, dalle diseguaglianze prodotte da politiche economiche, sociali e sanitarie che lasciano allo sbando fette consistenti di popolazione. Ma giocano anche altri fattori: la diseducazione alla gestione dei sentimenti, pesano ansia, frustrazione, delusione, carenza di autostima, dipendenza dall´alcol e da stupefacenti. Alta l'incidenza dell'insicurezza originata dalla mancanza delle figure dei genitori e dallo sgretolarsi dei tradizionali valori di riferimento. Un'impennata di risposte suscita anche la voce «edonismo» come aspetto sociale che può influire sull´origine e la diffusione di malattie mentali.
La ricerca si conclude con un rilevamento sull'esistenza o meno nelle Chiese locali di programmi dedicati al problema della salute mentale. Due terzi degli interrogati rispondono di no: segno che c'è ancora moltissimo da fare, notano i curatori del sondaggio, che suggeriscono al Vaticano di formare «agenti pastorali» capaci non solo di accompagnare il singolo, ma di individuare strategie anche per premere sui politici affinché vengano messi in atto programmi di prevenzione, riabilitazione e difesa dei diritti del malato. Tra i seicentoquattordici partecipanti al convegno ci sono oltre a sei cardinali anche esponenti ebrei, islamici, buddisti e induisti per un'analisi interreligiosa.