giovedì 13 novembre 2003

bulimia e anoressia, su clorofilla.it

clorofilla.it 12.11.03

la versione originale di questo articolo è disponibile QUI

«Soprattutto al Centrosud non ci sono strutture adeguate alla cura di malattie particolari come queste», dice a Clorofilla Emilia Costa, docente di psichiatria alla Sapienza. E aggiunge: «Sono patologie della mente ma creano anche gravi conseguenze fisiche»
Bulimia e anoressia, quei mali sospesi tra psiche e corpo...
di Lucia Ghebreghiorges


Roma - Malattie della mente ma anche del corpo, difficili da combattere perché spesso latenti. Bulimia nervosa, anoressia, disturbo da alimentazione incontrollata ed altre patologie affini che la medicina tenta sempre più di contrastare.

Se ne è parlato oggi a Roma al seminario “Disturbi delle condotte alimentari: un percorso pubblico di terapia integrata tra degenza, day hospital ed ambulatorio”, svoltosi in occasione dell’inaugurazione del reparto ristrutturato per i disturbi delle condotte alimentari del Policnico Umberto I. Bulimia e anoressia rientrano nell’area di competenza psichiatrica, ma poiché è proprio nel corpo che il disagio si manifesta con tutta la sua imponenza, spesso si deve necessariamente ricorrere ad interventi multidisciplinari. Ed è qui che entrano in gioco internisti, nutrizionisti, psicoteraputi e altri specialisti.

«Purtroppo in Italia, soprattutto al Centrosud vi è una carenza di strutture adeguate alla cura di patologie come queste – spiega a Clorofilla la professoressa Emilia Costa, titolare della prima cattedra di Psichiatria dell’Università della Sapienza, nonché direttore del reparto per i disturbi delle condotte alimentari appena rimesso a nuovo – I costi sanitari per poter garantire cure appropriate sono molto alti – continua – ed è per questo che le strutture mancano o non sono all’altezza della situazione. E ciò, naturalmente non fa altro che favorire il peggioramento delle malattie. Troppe volte, infatti, queste diventano recidive e si trascinano fino all’età adulta».

«Nel nostro reparto – aggiunge Costa – abbiamo un day hospital dove vengono effettuate diverse diagnosi e un servizio di degenza che prevede, in contemporanea, il recupero alimentare dei pazienti, la psicoterapia e i trattamenti farmaceutici. A tutto questo, inoltre, si aggiungono una sorta di corsi “educativi” rivolti ai familiari dei pazienti, al fine di rendere anche loro partecipi alla riabilitazione».

Ma che cosa s’intende quando si definiscono l’anoressia e la bulimia malattie dell’anima? Il dolore che avverte un’anoressica è lo stesso di quello che avverte una bulimica? «Innanzitutto – precisa l’esperta – si tratta di malattie dell’anima ma anche del corpo, visto che portano a gravi complicazioni fisiche. L’anoressia colpisce maggiormente durante l’adolescenza: questo periodo di crescita non facile con tutte le trasformazioni che implica, sia fisiche che psichiche, porta molte ragazze con problemi d’identità a dichiarare guerra al proprio corpo. Nella bulimia, invece, il cibo diventa una sorta di “sostituto” alle carenze affettive o a perdite familiari che non si riescono a superare. Per chi soffre di questa malattia – prosegue la professoressa – mangiare è un disperato tentativo di riempire un vuoto incolmabile. E poi non mancano, sia nell’una che nell’altra, i problemi con la società, con le incertezze che offre e allo stesso tempo con la perfezione che chiede. Elementi discordanti – conclude – che possono mettere in crisi giovani con una personalità non ancora ben definita».

In Italia l’incidenza di questi disturbi è in costante aumento, soprattutto per quanto riguarda l’anoressia: nove volte su dieci si ammalano ragazze tra i 12 e i 25 anni. Sempre nove volte su dieci, questi flagelli colpiscono donne. E tra loro, purtroppo, ancora troppe (il 20%) non ce la fanno.