giovedì 20 novembre 2003

stalking

Panorama 18.11.03
Grandi molestatori crescono
di  Paola Ciccioli


Gli esperti li chiamano «stalker». Cioè persone che, come cacciatori, braccano la loro preda e la insidiano fino all'ossessione. Arrivando, in casi estremi, anche alla violenza fisica. Un fenomeno che fa sempre più vittime. Ecco le loro terribili storie, raccolte da Panorama.

«Era settembre, mi pare. Ho preso la macchina e sono andata nella sua casa di campagna. Mi ricordavo dov'era: c'eravamo stati insieme, una volta.
Non avevo la chiave e allora ho chiesto al fabbro del paese di forzare la serratura. L'ho convinto dicendogli che ero io la proprietaria. Quando mi sono trovata lì, sola, ho scritto un biglietto: "Aspetto che arrivi per i chiarimenti che dobbiamo avere noi due".
Sono tornata a Modena e ho infilato il foglio nella sua cassetta della posta. Poi sono salita di nuovo in macchina e mi sono messa ad aspettarlo nella casa di campagna. Ma lui non è venuto e sono arrivati i carabinieri».

Questa scena Anna Maria la ricorda bene. Perché da quel giorno i suoi tentativi di avere un contatto con l'uomo che ha inseguito e, sostengono i magistrati, perseguitato per oltre due anni, sono finiti. «Non so più niente di lui, buio completo» dic , trattenendo un po' di quel buio nello sguardo.
Anna Maria prima è finita in carcere, poi ha ottenuto gli arresti domiciliari e ora è stata affidata alle cure degli psichiatri nel centro La Madonnina di Modena. Ed è qui che ha accettato di raccontare la propria storia a Panorama.
La storia di una stalker.
Perché questa donna di 44 anni, dall'aspetto delicato, dal 21 ottobre del 2001 al 25 maggio di quest'anno non ha dato tregua all'uomo con cui aveva avuto una brevissima relazione. Forse un unico incontro d'amore, forse due, in quella casa di campagna «che ricordavo dov'era perché ci eravamo stati insieme».

«Sapevo che era sposato, che aveva un figlio e che la moglie ne stava aspettando un altro» racconta. «Poi persone stimabilissime hanno cominciato a dirmi che non era vero niente e allora andavo da lui per chiedere spiegazioni». È tutto chiaro nella mente di Anna Maria, tutto giustificabile: «Ero innamorata».
E questa convinzione l'ha trasformata nella Glenn Close del film Attrazione fatale, spingendola a violare il domicilio dell'ex amante e non solo in un'occasione. Ad andare a suonare al suo campanello ogni notte e per un anno intero. Ad aspettarlo accanto al portone di sera, a telefonare ai colleghi di lavoro della sua vittima, a costringerlo a rifugiarsi nel garage per evitare gli incontri.
E più lui fuggiva e più lei alzava il tiro. Il 14 febbraio del 2002 si è travestita, ha infilato un cappuccio e si è arrampicata sul suo balcone per lasciargli un bigliettino pieno di frasi dolcissime. Voleva, a ogni costo, che anche per lei fosse il giorno di San Valentino.

Amore o follia? «Lo stalking è una chiave di lettura di tante situazioni diverse». Il professor Paolo Curci schiva la domanda. Ordinario di psichiatria all'università di Modena e Reggio Emilia, è un esperto di questi comportamenti che vengono riassunti nel verbo inglese «to stalk», usato dai cacciatori quando vogliono dire braccare, fare la posta.
E se il fenomeno dello stalking in America, Australia, Inghilterra è quantificato e penalmente perseguito, in Italia magistrati e forze dell'ordine fanno ancora fatica a riconoscere e contenere quella a cui il professor Curci e la sua équipe hanno dato un nome italiano: cioè sindrome delle molestie assillanti.
Tema del documentatissimo saggio appena pubblicato da Bollati Boringhieri e scritto da Curci insieme con i ricercatori Gian Maria Galeazzi e Cesare Secchi.


MA LA LEGGE È INADEGUATA

To stalk: dall'inglese fare la posta, braccare, pedinare.
Si calcola che negli Stati Uniti, ogni anno, almeno un milione e 400 mila persone siano «preda» di molestatori, cioè stalker, che assillano le loro vittime con telefonate, appostamenti, invasioni della privacy. E molto spesso questo tipo di molestie sfocia in aggressione e violenza fisica.
Secondo il primo studio europeo sull'argomento (condotto nel 2000 dal British Home Office) l'11,8% degli adulti con più di 16 anni ha subito attenzioni insistenti e indesiderate.
Gli stalker sono per lo più uomini (81%), mentre le prede sono in prevalenza donne (73%), in particolare le giovanissime sotto i 20 anni e senza un partner stabile.
La maggior parte delle vittime è tormentata da persone conosciute: nel 29% dei casi dopo una relazione affettiva, nel 32% da parte di conoscenti. Nel 34% lo stalker è uno sconosciuto.
La legislazione italiana è inadeguata ad affrontare questo tipo di reato e per i casi di stalking viene applicato l'articolo 660 del Codice penale che sanziona le molestie e i disturbi causati a una persona in luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero con il telefono, per petulanza o per «altro biasimevole motivo».
Fonte: La sindrome delle molestie assillanti (Stalking), di Paolo Curci, Gian Maria Galeazzi e Cesare Secchi (Bollati Boringhieri)