sabato 28 giugno 2003

il congresso dell´International Society for Adolescent Psychiatry a Roma

La Repubblica 28.6.03
Gli psichiatri e l´adolescenza, Un convegno a Roma
Se un ragazzo non si esprime forse merita maggiore attenzione di chi dichiara problemi
di Massimo Ammaniti

Ogni volta che ci accostiamo ai comportamenti degli adolescenti si ha spesso l´impressione che ci sfugga qualcosa: si tratta con ogni probabilità delle nostre maglie concettuali, che spesso sono dei pregiudizi, che non riescono a coglierne la complessità e la contraddittorietà, ma soprattutto la mutevolezza. In un recente dibattito sui Giovani e l´Europa i relatori, tutti adulti, si affannavano a trovare dei percorsi per facilitare la scoperta da parte dei ragazzi dell´Europa, come entità politico-amministrativa, dimenticando che per gli adolescenti i confini sono molto più labili, possono infatti dialogare a distanza con i giovani di tutto il mondo con le chat-line oppure possono attraversare i vari paesi europei con un biglietto ferroviario illimitato, l´InterRail, col quale incontrano giovani di paesi diversissimi, dormendo uno accanto all´altro, dentro al proprio sacco a pelo.
Ma queste difficoltà a mettere a fuoco il mondo degli adolescenti non riguardano solo gli adulti e i genitori, anche gli stessi psicologi e gli psicoanalisti sono costretti a riformulare le proprie teorie dell´adolescenza. Rileggendo oggi il famoso caso Dora, un´adolescente affetta da isteria trattata da Freud circa 100 anni fa, e che ha rappresentato un paradigma per gli sviluppi successivi della psicoanalisi dell´adolescenza, ci appare troppo lontano dall´esperienza degli adolescenti di oggi che vivono in un contesto familiare, sociale e tecnologico profondamente diverso.
Ancora una volta la sfida, potremmo dire concettuale, dell´adolescenza verrà raccolta dalle centinaia di clinici e studiosi di tutto il mondo che partecipano a Roma al Congresso dell´International Society for Adolescent Psychiatry che, iniziato giovedì, terminerà domani. Sfogliando il programma del Congresso, e come viene anche ribadito dal nuovo Presidente della Società Scientifica, lo psicoanalista italiano Enrico De Vito, si avverte lo sforzo di uscire fuori dai percorsi più tradizionali confrontandosi con le nuove frontiere del mondo degli adolescenti, che hanno a che fare, in primo luogo, con un corpo in via di trasformazione e che genera ansie di perdere il controllo di sé. Restrizioni alimentari devastanti, piercing e forme di automutilazione come i tagli ripetuti di parti del corpo, ingestione di alcol e di droga per modificare le sensazioni corporee rappresentano comportamenti tipici di questa fase che stravolgono i genitori, spesso incapaci di capire. E allora si ricorre al clinico che deve aiutare l´adolescente, ma non può trascurare lo sconcerto e le sofferenze dei familiari, che possono costituire una risorsa importante nel trattamento del giovane. Si tratta di realizzare trattamenti combinati, non solo l´aiuto psicoterapeutico all´adolescente ma anche ai familiari che vanno sostenuti in questa fase di transizione e se è necessario si possono utilizzare gli psicofarmaci, che possono modulare le risposte emotive che spesso sono eccessive e fuori misura.
E´ interessante che in una recente ricerca realizzata dall´Università di Roma siano emersi dei risultati piuttosto sorprendenti. Il campione era costituito da più di 1000 studenti dei Licei e dei Centri di Formazione Professionali, ossia con livelli culturali e sociali diversi che dovevano rispondere a dei questionari che valutavano il funzionamento emotivo e adattativo e l´immagine di sé. Si è visto che i ragazzi dei licei presentano maggiori problemi per quanto riguarda sintomi somatici oppure stati ansioso-depressivi e allo stesso tempo manifestano comportamenti aggressivi più accentuati. Ugualmente anche per quanto riguarda l´immagine di sé, rispetto alla famiglia, i giovani liceali mettono in luce maggiori problemi e conflitti. Una possibile ipotesi riguarda il fatto che i giovani liceali, che hanno avuto maggiori risorse familiari e culturali, siano maggiormente in grado di esprimere e riconoscere le proprie difficoltà, mentre i giovani che hanno avuto un percorso scolastico più travagliato mettano in atto dei meccanismi di difesa che tendono a negare e a silenziare le proprie difficoltà personali, forse perché hanno imparato che nessuno era in grado, intorno a loro, di ascoltarli e di prenderli in considerazione. Il grande privilegio in adolescenza è quello di poter esprimere se stessi, facendo emergere i conflitti e i contrasti che in alcuni momenti possono essere tumultuosi, ma che in definitiva aiutano a staccarsi dalla famiglia e a ricercare un proprio percorso personale. Gli altri ragazzi, ossia quelli provenienti da ambienti scolastici più limitati, assumono, invece, una postura difensiva rigida che riduce le possibilità di arricchimento personale e di elaborazione. Le implicazioni di questa ricerca sono molte, forse bisognerebbe prestare maggiore attenzione all´adolescente che non si esprime e che nasconde il proprio malessere rispetto all´adolescente, potremmo dire, difficile che si impone in virtù dei propri problemi.
Un´ultima considerazione sul fenomeno sempre più importante dei giovani immigrati, che provengono da paesi lontanissimi e cercano di inserirsi nel nostro paese. In una recente ricerca, realizzata sempre dall´Università di Roma, si è visto che nonostante le grandi difficoltà del viaggio e dell´inserimento questi giovani riferiscono che si trovano molto bene in Italia (41%), abbastanza bene (30%) e bene (25%). Un buon numero di questi giovani è in grado, nonostante il breve tempo di permanenza, di comprendere la lingua italiana (35%) e di parlarla (30%). Indubbiamente la scuola è per la maggior parte di questi giovani (61%) la grande occasione per entrare nel mondo culturale e sociale del nostro paese e quello che è più interessante è il fatto che il 26% ha già moltissimi amici italiani, il 21% molti e solo il 20% pochi.
Sono dati che fanno riflettere perché ci fanno vedere che durante l´adolescenza, nonostante le difficoltà di transizione all´età adulta, si hanno a disposizione grandi potenzialità: ci si guarda intorno con curiosità, si stabiliscono nuove relazioni, si entra in mondi diversi come è il caso degli adolescenti immigrati che sono in grado, spesso, di trovare una buona integrazione fra la propria appartenenza etnica e l´assimilazione della cultura del nuovo paese in cui ci si sta inserendo. Forse anche gli adulti potrebbero vivere meglio se riuscissero a mantenere delle caratteristiche proprie dell´adolescenza, in primo luogo la curiosità e l´entusiasmo, che forse eviterebbero atteggiamenti difensivi rigidi e discriminatori che sono alla base del razzismo e dell´intolleranza.