martedì 16 settembre 2003

in libreria

La Repubblica, cronaca di Genova 16.9.03
Da Feltrinelli i volumi legati al cinema: domani "Il prigioniero"
Il film sbarca in libreria "prima uscita" Bellocchio
RENATO VENTURELLI


Dal libro al film, ma anche dai film ai libri. Da domani (ore 18), la Feltrinelli di via XX settembre raccoglierà su un banco della libreria una serie di volumi collegati a prime visioni in uscita nelle sale: opere cui i film si sono ispirati, monografie su registi e attori, libri d´arte, letteratura, cinema, storia o politica... L´iniziativa si chiama "Un film non è soltanto un film" ed è curata insieme a Claudia Bindi e l´Acec Liguria. Primo appuntamento, quello di domani con Paola Tavella, giornalista e scrittrice genovese ("Lavoro", "Manifesto"), ma soprattutto autrice di "Il prigioniero", il libro cui si è ispirato Marco Bellocchio per "Buongiorno, notte" e che la Tavella ha scritto insieme alla carceriera Br di Moro, Anna Laura Braghetti.
Un libro di cinque anni fa, ristampato da un altro editore: com´è la storia?
«"Il prigioniero" era uscito nel 1998 per Mondadori: avevo intervistato ininterrottamente per quindici giorni Anna Laura Braghetti e poi avevo scritto il libro in prima persona, dandole voce. In seguito, i diritti erano scaduti, proprio pochi giorni prima che Bellocchio lo comprasse. A quel punto, li abbiamo dati a Feltrinelli, perché lì avevano capito che si tratta di un documento unico nella storia di questo paese».
Ci sono stati rapporti diretti con Bellocchio?
«Lui ha mandato la sceneggiatura e ci era subito piaciuta molto. E´ una cosa fantastica vedere quello che un artista può fare del tuo lavoro. Ma ci tengo a dire che, pur essendo tratto dal libro in modo a volte anche impressionante, il film è e resta un´opera di Bellocchio. In seguito, ci siamo parlati solo a Venezia».
Quale è stata la reazione vedendo "Buongiorno, notte"?
«Penso sia un film sciamanico, da cui si esce liberati da una tragedia come quella del caso Moro. Per tutti questi anni era rimasto un caso buio, ma non per quello che si è detto sul coinvolgimento dei servizi segreti: io non credo a quel tipo di misteri. Era un´altra oscurità, più profonda, nel senso di un dark side con cui non si riusciva a fare i conti. In questo film, invece, c´è una grande consapevolezza. Quando Moro torna liberato nella Roma di oggi, dove si vede anche una bandiera della pace, la scena è bellissima ed esaudisce un desiderio che è dello spettatore, ma anche di una generazione, di Anna Laura, di tutti. È veramente l´uscita dal buio».
E questo ricreare nell´appartamento rituali borghesi, con i brigatisti riuniti a tavola per la cena, la vivandiera che scodella la minestra, il "padre" rinchiuso nello sgabuzzino...
«Penso che sia il linguaggio di Bellocchio, il suo modo di esprimersi e di narrare. A colpirmi di più in questo film è invece il fatto che noi abbiamo sperato di poter uscire da quegli anni attraverso una soluzione politica, senza mai riuscirci davvero. Quello che sta succedendo adesso in Italia è che viene fuori una soluzione artistica. Giordana con "La meglio gioventù", Bertolucci con "The Dreamers", "Bellocchio con "Buongiorno, notte", in parte anche Benvenuti con "Segreti di stato", ci permettono di affrontare attraverso il cinema cose che non erano state mai risolte in termini politici».
Alle 22, invece, Paola Tavella sarà alla sala Sivori, dove è stato aperto in questi giorni un bookshop di libri di cinema: la chiacchierata con gli spettatori avrà luogo prima dell´ultimo spettacolo di "Buongiorno, notte".