lunedì 5 gennaio 2004

Adorno vs Heidegger

La Repubblica 5.1.04
FILOSOFIA
LA MODERNITÀ DI ADORNO BIOGRAFIA INTELLETTUALE DEL NOVECENTO TEDESCO
di FRANCO VOLPI


«Nel giro di cinque anni ridurrò Heidegger a un nulla». Così annunciò Adorno poco dopo il suo ritorno in Germania a una serata in casa di Wilhelm Szilasi, pensatore ungherese amico di Heidegger e suo supplente sulla cattedra di Friburgo dopo la condanna per i trascorsi nazionalsocialisti. Venuto a saperlo, il maestro della Selva Nera tolse il saluto a Szilasi e non lesse più una riga di Adorno. «Non è un filosofo, ma un sociologo», replicava a chi lo punzecchiava in proposito.
Questa dura contrapposizione personale, alimentata da appartenenze culturali e ideologiche incompatibili, ha profondamente segnato la filosofia tedesca del secondo Novecento e le sue due scuole principali: la teoria critica e l'ermeneutica. La cosa singolare è che, scavando dietro le apparenze, si scoprono tra i due affinità sorprendenti. Per esempio la critica dell'idea metafisica di soggetto o la messa in questione della razionalità strumentale e calcolante. Perfino il linguaggio complicato - quello che Adorno denunciava come "gergo dell'autenticità" - li unisce in un'oscurità gemellare.
La biografia intellettuale di Adorno che il sociologo Müller-Doohm ha scritto per il centenario della nascita - tradotta con encomiabile tempestività da Carocci - non fornisce soltanto un'accurata ricostruzione della vita e del pensiero dell´influente maestro francofortese, ma apre al tempo stesso un invitante spaccato sulla storia intellettuale tedesca del Novecento, con la fitta trama di relazioni in cui Adorno operò ed esercitò la sua influenza: dalle amicizie con Alban Berg, Horkheimer, Benjamin e il giovane Lukács, attraverso rischiose aperture a sociologi di destra come Gehlen, fino alle inimicizie fatali non solo con Heidegger, ma anche con Hannah Arendt e Günther Anders. Ne risulta l'affascinante immagine di un Adorno principe del radicalismo intellettuale, ma anche raffinato interprete della modernità e delle sue contraddizioni, capace di inanellare con pazienza gli ardui paragrafi della Dialettica negativa, ma anche di appassionarsi - in Dalle stelle alla terra - per le rubriche astrologiche del "Los Angeles Times". Un testo che si legge d'un fiato.