sabato 10 gennaio 2004

neurologia amerikana, da Corsera e Repubblica:
dimenticare? rimuovere? annullare?

citato al Lunedì

Corriere della Sera 10.1.04
Scienziati americani scoprono le basi neurologiche del meccanismo. Ci si può anche allenare alla rimozione?
Dietro la fronte il segreto per cancellare i ricordi sgraditi
Studiata con la risonanza magnetica l'attività cerebrale di 24 persone tra i 19 e i 31 anni
di Adriana Bazzi


A volte sono poco piacevoli, altre volte sono semplicemente troppi. Così il cervello si difende e cancella i ricordi non desiderati. Lo fa grazie a un circuito cerebrale appena scoperto da un gruppo di ricercatori americani dell'Università dell'Oregon nella corteccia prefrontale, dietro la fronte. La capacità del cervello di seppellire nell'inconscio i ricordi sgraditi, non è una novità e richiama alla mente la tesi di Sigmund Freud sull'esistenza di una soppressione volontaria della memoria. È invece una novità il fatto che si siano individuate le basi neurologiche di questi meccanismi e che il cervello possa addirittura essere "allenato a dimenticare". Una possibilità, secondo gli esperti, che potrà servire agli psichiatri per curare pazienti dopo esperienze traumatiche. I ricercatori americani, che hanno pubblicato il loro studio sull'ultimo numero di Science, hanno analizzato, con la risonanza magnetica, l'attività cerebrale di 24 persone tra i 19 e i 31 anni, mentre erano occupate a rimuovere il ricordo di alcune parole. Gli individui che hanno fatto da cavia dovevano ascoltare coppie di parole non correlate tra loro (per esempio vapore-treno oppure mandibola-gengive) e poi dovevano ricordare oppure evitare di pensare a una delle due parole di ogni coppia, mentre guardavano l'altra scritta su un foglio.
Durante la fase di "soppressione" del ricordo, la risonanza ha registrato un aumento dell'attività della corteccia prefrontale, mentre l'ippocampo (l'area del cervello che normalmente lavora quando si cerca di ricordare qualcosa) non mostrava segni di attivazione. In altre parole è l'attivazione della corteccia prefrontale che impedisce all'ippocampo di rievocare memorie indesiderate. "Non c'è dubbio - ha commentato Michael Anderson, coordinatore dello studio - che siamo incappati in qualcosa di molto rilevante per le persone sopravvissute a un trauma e si spiega la tendenza a dimenticare con il tempo le esperienze dolorose".
Oggi, grazie alle tecniche di imaging, il cervello sta svelando tutti i suoi segreti e c'è chi ha già costruito una mappa delle aree che governano le diverse funzioni dell'organismo, dai movimenti alle emozioni, dalla memoria ai sentimenti. Ma siamo ancora ai primi passi. La ricerca americana - commenta Alberto Oliverio, psicobiologo all'Università La Sapienza - fa riferimento a ricordi materiali, che riguardano, per esempio, le parole. Diverso è parlare di rimozione di un ricordo strutturato, cioé della possibilità di dimenticare un avvenimento che ha anche un contenuto emotivo.
Una memoria complessa coinvolge non soltanto la corteccia: la memoria spaziale, per esempio, ha a che fare con l'ippocampo, le emozioni sono concentrate nel sistema limbico, i ricordi visivi e musicali vengono immagazzinati nella corteccia.
"Le ricerche sulla memoria si sono sempre divise in due filoni. Il primo si occupa di ricordi neutri, riferiti a cose, come le parole, senza una particolare rilevanza per la persona - continua Oliverio -. Il secondo studia i ricordi con contenuti emotivi e affettivi".
La ricerca americana potrebbe spiegare il meccanismo attraverso il quale il cervello riesce a difendersi dall'eccesso di informazioni. Non riuscirebbe, invece, a giustificare la capacità del cervello di rimuovere tutte quelle esperienza traumatiche, più complesse, la cui rievocazione costituisce, a partire da Freud, la base di molte psicoterapie. "Spesso i ricordi - aggiunge Oliverio - vengono inconsciamente rimaneggiati a seguito di esperienze successive e una volta rievocati non corrispondono più alla realtà. Alcuni psicoterapeuti mettono anche in guardia dai rischi di riportare alla coscienza le memorie di un passato ormai sepolto".

La Repubblica 10.1.04
LA SCOPERTA

Un test di scienziati Usa prova la validità delle teorie di Freud
Così il cervello rimuove i ricordi spiacevoli
La corteccia cerebrale sa cancellare volontariamente la memoria

In futuro si potranno aiutare le persone a superare eventi traumatici
di KEAY DAVIDSON


È trascorso più di un secolo da quando le idee di Sigmund Freud sulla memoria accesero per la prima volta una disputa. Ora, però, quelle stesse idee sono state almeno in parte avallate dagli esperimenti condotti dall'università di Stanford, grazie ad alcune tecnologie del tutto inimmaginabili ai suoi tempi. Uno dei capisaldi delle teorie di Freud era che gli esseri umani "rimuovono" i ricordi spiacevoli. Tali ricordi - sosteneva Freud - continuano ad annidarsi nel cervello, e in talune occasioni tornano in superficie sotto altre sembianze, per esempio nel simbolismo onirico o in imbarazzanti lapsus. Gli scettici hanno sempre contestato che questa rimozione avesse effettivamente luogo.
Ora, per mezzo di una nuova tecnica, la Fmri, risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno osservato come agiscono i tessuti cerebrali umani quando rimuovono i ricordi, in questo caso abbinamenti di parole, e hanno riportato le loro scoperte nell'ultimo numero della rivista "Science".
Nonostante la stupefacente abilità che il cervello ha nell'archiviare i ricordi di tutta una vita, una delle sue funzione primarie è, paradossalmente, proprio quella di dimenticare. I nostri organi sensoriali ci inondano letteralmente di informazioni, non sempre gradevoli, e se non rimuovessimo parzialmente tali informazioni non potremmo sopravvivere ad una singola giornata, men che meno alla nostra intera vita.
Nel corso dell'esperimento condotto a Stanford, 24 volontari di età compresa tra i 19 e i 31 anni hanno iniziato a memorizzare abbinamenti di parole quali "vapore-treno", "gengiva-gomma da masticare," e così via. In seguito ognuno di essi si è disteso nello scanner della Fmri, situato nel centro Lucas per la Risonanza Magnetica Spettroscopica di Stanford, e ha letto le parole che apparivano su uno specchio, sul quale si rifletteva lo schermo di un computer.
In un primo tempo è stato chiesto ai volontari all'apparire di una data parola di pensare alla parola associata che avevano memorizzato. In seguito è stato chiesto di dimenticarla. Al termine è stato loro richiesto di ricordare tutti gli abbinamenti mentali e si è scoperto che tutti faticavano a ricordare le parole che poco prima si erano impegnati a dimenticare. Ma la cosa più importante è ciò che è avvenuto nei loro cervelli. Le zone cerebrali che si supponeva utilizzate per rimuovere i ricordi - la corteccia frontale sinistra e destra - erano molto attive, e l'intensità della loro attività era documentata da un maggior flusso di sangue e un maggior consumo di ossigeno. Allo stesso tempo è stata segnalata una minor attività nell'ippocampo, che è invece coinvolto nel processo di memorizzazione.
La scoperta potrebbe incoraggiare la messa a punto di nuovi sistemi che aiutino le persone a superare i ricordi di eventi traumatici che hanno vissuto.

(Copyright La Repubblica - San Francisco Chronicle
Traduzione di Anna Bissanti)