La Stampa 11 Febbraio 2004
Sabato si festeggia il santo che convertì un antico rito pagano
La vera storia di Valentino
Da martire a «patrono» degli amanti
ALESSANDRIA. Sabato è il giorno di San Valentino, ormai anche da noi diventato la «festa degli innamorati». Pochi forse ci pensano, ma in effetti c’è una storia con qualche spunto curioso, anche dietro questa ricorrenza.
L’origine della festa degli innamorati, risale al tentativo della chiesa cattolica di porre termine ad un popolare rito pagano che riguardava la fertilità. Era il Quarto secolo avanti Cristo.
A quel tempo i romani ancora pagani rendevano omaggio, con un singolare rito annuale, al Dio Lupercus, durante appunto la festa dei Lupercali. I nomi delle donne e degli uomini che adoravano questo Dio venivano messi in un’apposita urna e opportunamente mescolati. Quindi un bambino sceglieva a caso alcune coppie che per un intero anno avrebbero vissuto in intimità affinché il rito della fertilità si concludesse. L’anno successivo il rito si sarebbe ripetuto con coppie diverse.
Determinati a porre fine a questa pratica i padri della Chiesa cercarono un santo protettore degli innamorati per sostituire il «deleterio» Lupercus. Così designarono San Valentino, un vescovo che era stato martirizzato circa 200 anni prima.
La leggenda narra che a Roma, nel 270, il vescovo Valentino di Interamma, amico dei giovani amanti, fu invitato dall’imperatore Claudio il quale cercò di convertirlo al paganesimo. Valentino rifiutò, non volendo rinunciare alla propria fede. A sua volta fu il vescovo a tentare di convertire Claudio al Cristianesimo. Anche questo tentativo fallì. Ma poiché a perdere certe scommesse con l’imperatore ci si rimetteva la vita, il 14 febbraio del 270 Valentino fu lapidato e decapitato. Quindi gli spettò senza problemi la qualifica di santo e martire.
La storia riporta inoltre alcuni cenni sulla prigionia di Valentino: mentre era recluso in attesa dell’esecuzione, si racconta sia «caduto» nell’amore per la figlia del guardiano, Asterius, e che con la sua fede e grazie al suo amore avesse ridato miracolosamente la vista alla fanciulla. Pare inoltre che in seguito, Valentino avesse firmato alla ragazza il seguente messaggio d’addio: «Dal vostro Valentino». Una frase che visse lungamente, anche dopo la morte del suo autore.
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