giovedì 18 marzo 2004

il Rigoletto di Marco Bellocchio

La Gazzetta di parma 18.3.04
LIRICA—La nuova produzione della Fondazione «Arturo Toscanini»
La «prima» di Bellocchio
A Piacenza firma il «Rigoletto» diretto da Neuhold


E' il debutto di Marco Bellocchio nella regia operistica: un "Rigoletto" della novità e della memoria, invero qualcosa di più - e di diverso - dal cronico tentativo di dar corpo all'ambiguo binomio "tradizione-innovazione" nell'opera lirica.
Un capolavoro verdiano dei più conosciuti viene plasmato, sul fronte rappresentativo, dall'intelligenza e dal sentimento di un grande regista di cinema: Bellocchio, infatti, proporrà un personale approccio al "Rigoletto" di Verdi, ricollocato negli anni '50 del Novecento ed emozionalmente inciso dal ricordo di un'infanzia piacentina fatta di borghesia e melodramma, di provincia e di nebbie, di terra e di fiume: in questo caso il Po, che lambisce la città emiliana come il Mincio abbraccia la Mantova di Rigoletto.
Lo spettacolo andrà in scena, a partire da domani, al Teatro Municipale di Piacenza, città natale di Bellocchio. Altre due recite sono in programma il 21 e il 23 marzo.
La scelta di "Rigoletto" è stata dello stesso Bellocchio, il quale, durante la conferenza stampa di ieri pomeriggio a Piacenza, ne ha così spiegata la ragione: «E' un'opera perfetta, equilibrata, e l'italiano di Piave può far ridere ma non è insopportabile. Poi il mio orecchio musicale si è formato su "Caro nome", su "Tutte le feste al tempio", che mia madre canticchiava a voce leggera».
Il regista di film come "Diavolo in corpo", "L'ora di religione" e "Buongiorno, notte" ha aggiunto: «Rigoletto mi ricorda anche la Piacenza della mia prima giovinezza, quella degli anni '50. Una città chiusa, provinciale, avvolta nella nebbia e in un clima politico teso, caratterizzato dalle grandi lotte tra comunisti e democristiani. Leggendo il libretto dell'opera, quelle atmosfere mi sono tornate presenti. Le ingiustizie e i soprusi dei ricchi di allora non sono lontani dal dramma di un poveraccio che diventa buffone per divertire i potenti e campare, la cui sola figlia viene sedotta e uccisa per il piacere di quegli stessi personaggi su cui credeva di trovare sostegno. Gettare un ponte tra la Piacenza della mia infanzia e quel mondo verdiano mi è stato naturale».
Questa produzione di "Rigoletto", realizzata dalla Fondazione Toscanini col teatro Alighieri di Ravenna, è stata affidata all'esperta direzione di Günter Neuhold (nell'ultimo biennio ha vinto due dischi d'oro dell'Awards Academy per la registrazione dei preludi sinfonici wagneriani e per la prima esecuzione mondiale della "Madama Butterfly" nella versione originaria), che salirà sul podio dell'Orchestra Arturo Toscanini dirigendo, oltre al Coro del Teatro Municipale di Piacenza guidato dal m° Corrado Casati, un cast di giovani cantanti, in testa al quale figura uno dei baritoni più affermati della nuova generazione, Alberto Gazale, che interpreterà il ruolo di Rigoletto.
Nei panni di Gilda si esibirà il soprano Gladys Rossi, in quelli del Duca di Mantova il tenore statunitense David Miller. Il basso Riccardo Zanellato darà voce al personaggio di Sparafucile e il mezzosoprano Rossana Rinaldi a quello di Maddalena. Le scene sono di Marco Dentici; le luci di Pasquale Mari; i costumi di Sergio Ballo.

Libertà 18.3.04
Lirica - Presentata ufficialmente ieri la messa in scena dell'opera verdiana del regista bobbiese
Quel “Rigoletto” sarà una sorpresa
Attesa per Bellocchio e il cast. Oggi Bussi in conferenza
di Gian Carlo Andreoli


Presentata ufficialmente la nuova produzione di “Rigoletto”, che sarà in scena domani (alle 20.30 - turno A), domenica (alle 15.30 - fuori abbonamento) e martedì 23 marzo (alle 20.30 - turnoB). E oggi alle 17, nel Ridotto del Municipale, il musicologo e critico musicale Francesco Bussi presenterà l'opera al pubblico.
Ieri l'assessore alla cultura Stefano Pareti ha ricordato la prima volta di “Rigoletto” al Municipale nel lontano 1853, due anni dopo il debutto dell'opera a Venezia, cogliendo la circostanza della prima volta di Marco Bellocchio, sollecitato a impegnarsi nell'opera lirica, dopo la collaborazione per la realizzazione del documentario “Addio del passato”. Con “ Rigoletto” il regista ha avuto modo di evocare persone e luoghi, momenti vissuti, emozioni formative.
«Sono un regista di cinema», ha confermato Bellocchio, «e mi sono accostato all'opera con la consapevolezza della prima volta, ma anche responsabile delle mie scelte. Ho scoperto una complessità e una ricchezza di elementi che mi hanno coinvolto sempre più. Ora che sono trascorse le settimane di prova, ha continuato il regista, a lavoro ultimato, mi piacerebbe ricominciare, sicuro di scoprire altro, sfumature , situazioni interessanti. A fare l'opera lirica ci sono due registi, uno di scena e il direttore d'orchestra. La fortuna è d'aver lavorato in perfetto accordo e la massima disponibilità di tutti».
Al momento della verifica della 3ª produzione, il sovrintendente Gianni Baratta ha tracciato un primo bilancio della nuova gestione e degli impegni presi con la città. Impegni a cui fa riscontro un crescente interesse del pubblico e della critica. Il 24 marzo prossimo, “Requiem”, prodotto dal Teatro Municipale, sarà a Budapest ad inaugurare il festival musicale, mentre “Rigoletto” debutterà a Ravenna.
Gianni Baratta ha inoltre annunciato prossima la presentazione di un progetto finalizzato per la scuola, per facilitare l'ingresso del pubblico giovane al teatro musicale. Al maestro Gunter Neuhold il compito di precisare l'operazione “Rigoletto” nelle soluzioni musicali. Citando altre esperienze con registi provenienti dal cinema, il maestro direttore ha confermato la perfetta intesa con Marco Bellocchio, a trovare un giusto rapporto fra scena e orchestra e voci.
«Le distanze acustiche sono compensate», ha confermato il maestro direttore, «il testo musicale è rispettato, gli acuti ci sono dove e quando debbono essere, la tradizione è mantenuta per ciò che avvantaggia lo spettacolo, restituendo verità al momento drammaturgico».
Chiamati a dire anche i protagonisti, Alberto Gazale, “Rigoletto”, molto interessato a questi apporti di esperienze diverse e sensibilità nuove per rinnovare lo spettacolo lirico; David Miller - Duca di Mantova -, giovane tenore statunitense, con esperienze di teatro musicale a Broadway, che ha ribadito l'importanza di sintonizzare la scena lirica con spettacoli di più largo consumo, come cinema e televisione. Interessante l'apporto dello scenografo Marco Dentici, che ha approntato un impianto scenico complesso, che va via via spogliandosi di elementi, fino alla scena finale conclusiva. Con Dentici, Pasquale Mari collabora con il regista Bellocchio, come datore luci nel cinema. Ricorda la prima esperienza in teatro di prosa, “Macbeth” a Roma. «La sala buia è il contenitore -, dice -, la luce va a scoprire, via via, lo spazio, i personaggi. “Rigoletto” è un dramma della notte, ideale al nostro modo di lavorare , lasciando sempre un margine di indefinito, suggerire più che mostrare».
Il lavoro di scena si completa con i costumi di Sergio Ballo che ha colto il senso del tempo nella caratterizzazione dei personaggi. Colpo di scena finale, come si conviene al miglior teatro, l'annuncio da parte del sovrintendente Gianni Baratta, di una prossima futura collaborazione con il regista Marco Bellocchio.