il Messaggero 31.3.04
Mercoledì 31 Marzo 2004
Biografie/ Come gli scienziati “scipparono” due donne
Il Nobel? Una cosa da maschi
di ROMEO BASSOLI
C’È stato un periodo nella storia dell’Europa, a cavallo della seconda guerra mondiale, nel quale le donne si affacciavano per la prima volta alle scienze “dure”. Alla fisica, alla chimica. Al sapere che dava potere, soldi, fama. Un mondo dominato dai maschi.
Una giovane, minuta polacca Maria Sklodowska, aveva tracciato la strada nel primo decennio del 900 ed era poi passata alla storia con il cognome del marito: Curie. Ma mentre la Francia, anche sulla spinta di Maria Curie, aveva aperto le porte delle università e dei laboratori alle donne, gli altri due giganti europei, la Germania e soprattutto la Gran Bretagna, tenevano ancora lontana l’altra metà del cielo. Eppure le donne c’erano. Ma era come se fossero invisibili. Anche quando ottenevano risultati, questi erano negati o scippati dai colleghi maschi. In questi giorni sono uscite, in Italia, due biografie di donne “scippate” del premio Nobel da consorterie scientifiche maschili (e dalla sfortuna). Sono due ebree dal carattere difficile, un po’ ombrose e tanto sole.
La prima, Lisa Meitner, austriaca, ha capito per prima che era stata realizzata una fissione dell’atomo, cioè il processo che avrebbe portato alla bomba atomica e alle centrali nucleari. Di lei esce una biografia per ragazzi per i tipi dell’Editoriale Scienza e grazie al lavoro di Simona Cerrato ( La forza dell’atomo , 96 pagine, 13,90 euro).
La seconda, Rosalind Franklin, inglese, ha trovato la prova decisiva che il Dna è una doppia elica. La sua biografia è scritta da Brenda Maddox per la Mondadori ( Rosalind Franklin. La donna che scoprì la struttura del Dna , 346 pagine, 20 euro).
Nessuna delle due ha preso il Nobel. Rosalind avrebbe dovuto condividerlo con Watson, Crick e Wilkins: morì, giovane, di cancro prima che lo assegnassero. Ma nei libri che hanno consacrato la scoperta della doppia elica, è stata sempre messa in secondo piano, come una seccatrice tenebrosa che aveva trovato quasi per caso la prova decisiva. Una prova che, dice la sua biografa, Watson e Crick utilizzarono a sua insaputa. Ma Rosalind non faceva mai nulla per caso. Era una delle massime esperte al mondo di una tecnica di indagine chiamata cristallografia ai raggi X. Era stata la migliore in tutte le scuole e le università (come Oxford) in cui aveva studiato. Aveva ottenuto ottimi risultati nei laboratori di ricerca di Parigi. Era tornata in Gran Bretagna per rispondere alle sollecitazioni della famiglia, ma nell’ambiente maschilista (e culturalmente depresso) del dopoguerra inglese si trovava a disagio. Così, a volte era aggressiva, scostante. La sua educazione rigida le impedì di avere un rapporto d’amore corrisposto con un uomo. Non era omosessuale: solo, non sapeva come fare con la mente maschile.
Più teatrale è la storia di Lisa Meitner. Viennese, trasferita a Berlino, diventa il primo professore donna di Germania. Le leggi antiebraiche del Reich la costringono a fuggire. Va a Stoccolma. E lì, il 19 dicembre 1938 riceve una lettera del suo collega Otto Hanh. Lui è rimasto in Germania (e ci rimarrà fino alla fine della guerra, lavorando al programma atomico tedesco). Le scrive per rivelarle che “c’è qualcosa di veramente molto strano” nei suoi esperimenti. Un risultato “incredibile”. E conclude: “cerca di capirci qualcosa tu”. E lei capisce. Fa i conti durante una passeggiata sulla neve. E i conti dicono che l’incredibile è avvenuto: il nucleo dell’atomo si è rotto e si è liberata energia. Lisa lo scrive subito a Otto. Lisa sa che cosa significa: la bomba atomica è possibile ed è terribile.
Lei non se ne vorrà occupare. La faranno i maschi, a Los Alamos, negli Stati Uniti. Dopo la guerra, a Otto Hanh verrà dato il Nobel. E lui non la ringrazierà nemmeno nel discorso davanti al Re di Svezia. Qualche giornale scriverà: “Lisa Meitner, l’assistente del premio Nobel Otto Hanh
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