venerdì 14 maggio 2004

antidepressivi

una segnalazione di Sergio Grom

Repubblica 14.4.05
In Italia i farmaci del "sistema nervoso" sono al quarto posto tra le classi di medicinali pagati dal Ssn. Oggi le cifre nel convegno all´Istituto Superiore di Sanità
Pillole della felicità, è record allarme per bimbi e adolescenti
Antidepressivi, boom di prescrizioni: in 2 anni consumi quintuplicati
Il mercato degli psicofarmaci è arrivato a 25 dosi giornaliere ogni mille abitanti
(ma.re.)


ROMA - Vi sentite depressi? Niente paura, basta una pillola e tornerete a vedere tutto rosa. Siete ansiosi? Nessun problema, esistono farmaci miracolosi. Malgrado gli appelli di molti farmacologi, il mercato marcia a gonfie vele. E coinvolge anche bambini e adolescenti.
Il punto sulla situazione verrà fatto oggi, nella sede dell´Istituto Superiore di Sanità. Nel corso del convegno, organizzato dalla Farmacap, l´agenzia delle farmacie comunali, ricercatori, psicologi e docenti universitari illustreranno il rapporto tra "i farmaci e la salute mentale". Comunque le cifre parlano chiaro. In Italia i farmaci del «sistema nervoso centrale», come vengono chiamati dagli esperti, sono al quarto posto tra le classi di medicinali pagati dal Sistema sanitario nazionale. Vanno alla grande gli antidepressivi di seconda generazione, pubblicizzati come meno tossici, ma che danno effetti collaterali devastanti: aumento di peso corporeo, diabete e dipendenza. E non basta. Malgrado le scarse prove raccolte sull´efficacia e la non nocività dei nuovi farmaci su bambini e adolescenti, la prescrizione di antidepressivi continua a crescere. Dal 2000 al 2002 il consumo è aumentato di cinque volte, complici anche le prescrizioni "allegre" di molti medici. I nuovi prodotti agiscono sulla "serotonina", che diminuendo provocherebbe la depressione. Ma sugli effetti collaterali i dubbi aumentano con il passare dei mesi: primo fra tutti quello di favorire comportamenti autolesionistici, fino al suicidio. A nulla sembra servire l´allarme lanciato dagli esperti. I risultati sono preoccupanti: nel 2003 il 6.4 per cento della popolazione italiana ha fatto uso di antidepressivi, mentre è salito a 25 dosi giornaliere per mille abitanti il consumo nazionale di psicofarmaci. E se in Italia le percentuali di bambini con forme depressive sono attorno al 2 per mille, negli Stati Uniti le statistiche del Mental Health Institute parlano del 2.4 per cento della popolazione in età evolutiva e dell´8.3 degli adolescenti. E nel 2000 oltre un milione hanno fatto uso di psicofarmaci. Tutti medicinali «off label», ossia non sperimentati sui bambini e quindi senza alcuna sicurezza scientifica sugli effetti collaterali e l´efficacia terapeutica.

Repubblica 14.4.05
L'INTERVISTA
Le accuse del direttore dell´Istituto Mario Negri di Milano
Garattini: "Ricette troppo facili senza pensare ai gravi rischi"
Si è scoperto che venivano nascosti gli studi negativi sui bambini
Negli anziani questo tipo di medicine porta a un pericolo di ictus tre volte superiore
di MARIO REGGIO


ROMA - «Gli ansiolitici vengono usati spesso senza ricetta medica con la compiacenza di alcuni farmacisti per controllare le malattie psicosomatiche, dimenticando che portano alla dipendenza. Gli antidepressivi di seconda generazione sono stati pubblicizzati senza rendere noti i gravi effetti negativi, tradendo la fiducia dei medici e dei pazienti».
Le accuse del professor Silvio Garattini, direttore dell´Istituto Mario Negri di Milano, sono pesanti.
Vuol essere più preciso?
«Molti dimenticano che gli ansiolitici hanno effetti collaterali e soprattutto inducono una particolare forma di dipendenza, per cui quando si smette il trattamento compaiono disturbi che sono peggiori di quelli per i quali si è assunto il farmaco. Gli antidepressivi vengono utilizzati non solo per curare la depressione, una grave malattia che richiede una terapia, ma per alleviare stati depressivi che dipendono dalle circostanze della vita, come la morte di una persona cara, una difficoltà economica. Casi che richiedono un aiuto psicologico e non farmaci».
Lei parla di psicofarmaci di seconda generazione.
«Una formula che implica un concetto migliorativo: più efficace e meno tossico, in accordo con una campagna promozionale e pubblicitaria condotta con grande scaltrezza e dovizia di mezzi. Mezzi resi disponibili dai considerevoli guadagni dovuti all´alto costo di questi prodotti. Purtroppo anche il prezzo alto ha il suo fascino su medici e pazienti: "se costa di più, vuol dire che sarà meglio"».
Ma è così?
«Alcune recenti conoscenze gettano molti dubbi sulle ottimistiche prospettive. È vero che i nuovi farmaci antipsicotici danno probabilmente meno "effetti motori" rispetto ai vecchi, ma la propaganda non ha mai fatto sapere che i nuovi prodotti provocano l´aumento di peso, con la relativa crescita dei rischi di malattie cardiovascolari e diabete. Negli anziani, nei casi di perdita di memoria accompagnata da disturbi comportamentali, non solo non danno benefici, ma provocano un rischio di ictus tre volte superiore ed il raddoppio delle possibilità di decesso».
C´è dell´altro?
«Per quasi tutti questi farmaci, forse un po´ meno per la fluoxetina, l´interruzione del trattamento deve essere graduale, per evitare disturbi depressivi che richiedono la ripresa della terapia».
Creano problemi anche a bambini e adolescenti?
«Le conseguenze sono ancora più gravi. Nonostante i dubbi che si dovrebbero avere nel prescrivere psicofarmaci ai bambini che sono in fase di sviluppo, le prescrizioni sono numerose. Si è scoperto che venivano pubblicati solo gli studi positivi, mentre quelli negativi venivano nascosti, perché, come ad esempio è riportato in un memorandum della società produttrice della "paroxetina", "avrebbero peggiorato il profilo del farmaco". Alla fine si ottengono risultati che mostrano non solo l´inefficacia, ma addirittura un peggioramento per quanto riguarda la tendenza al suicidio. E questo vale per la paroxetina, setralina, citalopram e venlafaxina. La mancata pubblicazione dei dati negativi, una pratica non rara, configura gravi responsabilità che vanno denunciate».