giovedì 27 maggio 2004

"big brother"
insegnamento della storia

Repubblica 27.5.04
Se la scuola non insegna la memoria
CORRADO AUGIAS


Caro Augias, i programmi scolastici, come avete dimostrato in modo eccellente con la tentata cancellazione di Darwin, sono documenti importanti per capire l'Italia di oggi. La storia lo è anche di più. Lo studio della storia significa ricerca libera della verità; per questo la storia, come diceva Péguy, «è il prodotto più pericoloso che la chimica dell'intelletto abbia elaborato». Oggi la storia fa paura, alla destra e alla sinistra. Dopo decenni di ideologie che hanno nascosto la realtà a un paese carico di una disperata energia quale oggi solo la Cina forse possiede, e ci hanno illuso di essere innocenti e perfino vincitori innocenti di un regime nazionalista e razzista che abbiamo inventato, vincitori di una guerra che abbiamo scatenato e perduto oggi siamo alla resa dei conti: il sistema Italia lungi dal produrre ricchezza scricchiola da ogni lato e ciascuno, individuo o corporazione, tenta di scavarsi un rifugio per affrontare un futuro che fa paura. Così l'insegnamento della storia viene sì mantenuto ma lo si trasforma in una svirilizzata favola edificante, cucita intorno all'Europa cristiana, unita e solidale nella stessa identità, senza le crociate, senza l'Inquisizione, senza Lutero e le guerre di religione, senza la caccia agli ebrei e alle streghe, senza la rivoluzione industriale, in una parola senza conflitti né oppressioni, di razza, di classe, di genere, con tanta apertura all'incontro con l'"altro" (una volta si diceva colonialismo). Sembra che l'invito alla «purificazione della memoria» di cui la Chiesa cattolica ha parlato al tempo del Grande Giubileo del 2000 qui si sia tradotto in una cancellazione dalla memoria. Gli insegnanti sono avvertiti: è questo che una società chiusa e terrorizzata dal futuro chiede loro. Non protesteremo se prenderanno l'invito sul serio. Che altro possono fare? Sanno gli italiani che cosa sono gli insegnanti, dove vivono e lavorano, quali i loro mezzi e la loro dignità professionale?
Adriano Prosperi
a. prosperi@sns. it


Faccio mio lo sfogo appassionato del professor Prosperi, storico insigne. Lo studio della storia, così come la riforma Moratti lo ha ridisegnato nei programmi della scuola media, istituisce un modellino esangue che tace su troppi aspetti del passato, mentre altri furbescamente accomuna. La conoscenza del mondo greco-romano al quale dobbiamo gran parte della nostra civiltà, viene limitata in modo intollerabile e riservata in pratica solo agli allievi dei licei. Abolita la rivoluzione sovietica che andrebbe studiata comunque, anche da parte di chi la considera un fallimento o un errore; tutti i 'totalitarismi' novecenteschi sono gettati in un solo mucchio indistinto, s'ignora il colonialismo così come le guerre di religione che nel Cinquecento insanguinarono l'Europa, si limita il valore della Resistenza al nazifascismo, compresa quella italiana; in poche parole si applicano gli aspetti più discutibili di quel "revisionismo" che da molte parti si sta tentando d'imporre. Quando si è tentato di amputare la scuola di un insegnamento fondamentale come la teoria evoluzionistica, la comunità scientifica ha reagito e i risultati sono venuti. Questa storia sfigurata ha fatto finora meno scandalo. Forse perché gli storici sono ancora più scoraggiati degli scienziati.