La Stampa 27.5.04
Per una volta si privilegia l’arte
Il film di Giovanni Fago non si perde nell’aneddotica mondana
di Lietta Tornabuoni
FINALMENTE un film che, raccontando di un grande pittore, anziché perdersi nell'aneddotica mondana si concentra sull'arte, sul lavoro, sulla pittura. «Pontormo» Di Giovanni Fago guarda all'ultimo tempo della vita di Jacopo Carucci detto il Pontormo, meraviglioso manierista cinquecentesco toscano al servizio del duca Cosimo de' Medici: un periodo dominato dall'ansia di non arrivare a completare gli affreschi in San Lorenzo a Firenze (poi andati perduti), ai quali lavorava dal 1546 e continuò a lavorare sino alla morte avvenuta nel 1556.
Altri elementi segnano l'esistenza del pittore in quel periodo: il legame con una giovane donna fiamminga rimasta muta dopo il taglio della lingua subìto durante la guerra delle Fiandre, esule e straniera a Firenze dove viene arrestata e processata per stregoneria; il conflitto durissimo con l'Inquisizione; i molti malesseri fisici registrati pure nel diario; i rapporti mai semplici con il committente; la difesa acerrima della sua opera, che non intende mostrare a nessuno (neppure al duca, tanto meno all'Inquisitore) prima del definitivo completamento. Quest'uomo irriducibile e forte, appartato, silenzioso, parco, lavora sempre; frequenta soltanto l'amico Bronzino, l'assistente (Giacomo Palmarini) o il preparatore dei colori che è l'ammirevole Sandro Lombardi; s'allontana da casa o dal luogo del lavoro soltanto per andare a ritrarre disegnando annegati o teatranti alla cui fisionomia la morte violenta o l'artificio mestierante imprimevano quell'alterazione anticlassica che sarà un segno d'innovazione della sua arte.
Pontormo soffre della vecchiaia e del mutare dei tempi, della crisi politica che prepara la fine delle Signorie e dei Principati, della crisi religiosa che rende intolleranti i comportamenti della Chiesa cattolica allarmata dall'eresia: Joe Mantegna interpreta il personaggio con dignità accorata, con pacato dolore, e dà un contribito importante al film un poco scolastico, molto interessante.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»