Repubblica Salute 13.5.04
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Il buonumore nasce in cucina, decisivi carboidrati e pesce
Un pasto ricco di amidi e povero di carni favorisce la produzione di serotonina, molecola antidepressiva. Il deficit di acidi "omega 3" può indurre schizofrenia
Ciò che mangiamo può influenzare l'umore e l'attività mentale? Potrebbe apparire una domanda esagerata, ma non lo è. Sono sempre più numerosi gli studi che documentano una influenza del cibo e dello stato dell'intestino sul cervello. Una linea di indagine riguarda la serotonina, nota molecola antidepressiva, sintetizzata a partire dall'aminoacido triptofano.
L'anno scorso Richard J. Wurtman, direttore del Centro di ricerche cliniche del Massachusetts Institute of Technology, sull'American Journal of Clinical Nutrition, ha ulteriormente dimostrato che la composizione di un pasto, se a prevalenza di carboidrati o di proteine, influenza la quantità dell'aminoacido triptofano disponibile per la sintesi di serotonina cerebrale. Sono oltre trent'anni che lo scienziato americano studia questo argomento reiterando le medesime conclusioni: a causa della competizione con altri aminoacidi abbondanti nella carne, il triptofano passa nel cervello in quantità superiori se il pasto è ricco di carboidrati e povero di proteine.
Ma la serotonina non sta solo nel cervello. Anzi, quasi il 95 per cento di tutta la serotonina del nostro organismo viene prodotto dalle cellule cromaffini dell'intestino, dove regola i movimenti e l'attività digestiva e, al tempo stesso, serve come segnale al cervello: segnali positivi, come la sazietà, o negativi, come la nausea.
Recentemente, Michael Gershon ha proposto una spiegazione della concomitanza di problemi intestinali e disordini depressivi. La serotonina circolante - scrive su Reviews in Gastroenterological Disorders - va tenuta sotto controllo perché un suo eccesso può risultare molto pericoloso (shock anafilattico), per questo le cellule hanno elaborato sistemi di riassorbimento della molecola. In caso di infiammazione intestinale si produce un eccesso di serotonina che satura i sistemi di riassorbimento e desensibilizza i recettori: ciò può causare un blocco della peristalsi con costipazione. Da altri studi sappiamo che l'infiammazione attiva enormemente l'enzima che demolisce la serotonina e quindi si può avere, nel tempo, a livello cerebrale, un forte deficit della molecola con conseguente depressione. Infiammazione, alterazione intestinale e depressione possono essere manifestazioni dello stesso processo.
Sempre in tema di depressione, gli anni recenti hanno messo in primo piano il ruolo del pesce. Alcuni studi controllati, di cui si è già scritto su Salute, hanno mostrato l'efficacia dell'aggiunta di olio di pesce al trattamento antidepressivo standard. Altri recenti studi, sull'animale, dimostrano che la somministrazione di acidi grassi polinsaturi della serie omega-3, ben presente nel pesce, riducono i livelli di cortisolo (da stress) e il comportamento ansioso, al contrario della somministrazione di acido arachidonico, polinsaturo, serie omega-6, derivato dalla carne.
A proposito del pesce, è tornata alla ribalta l'idea che possa esserci una componente nutrizionale della schizofrenia. O, meglio, che la correzione di un deficit nutrizionale di acidi omega-3, nel quadro di una dieta povera di zuccheri e grassi saturi, possa migliorare la sintomatologia. L'inglese Malcolm Peet, dell'Università di Sheffield, in una recente review, riassume gli esiti degli studi al riguardo. In tutto 5, controllati con placebo, di cui 4 hanno dimostrato che la somministrazione di acido eicosapentenoico (EPA), acido grasso a catena lunga che si trova abbondante nell'olio di pesce, è superiore al placebo nella riduzione dei sintomi tipici della schizofrenia. (f. b.)
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