Il Messaggero Lunedì 3 Maggio 2004
Una ricerca di un’equipe di psicologi rivela l’angoscia di molti Quelli che a tavola con il partner o i genitori preferiscono tacere
Pranzo in famiglia, la noia è servita
Per un italiano su 4 è un incubo. L’ideale? Mangiare da soli davanti alla tv
di ELENA CASTAGNI
ROMA - Ma chi glielo fa fare agli italiani di continuare a ritrovarsi a tavola, famiglie intere, tre generazioni come minimo, sedute intorno allo stesso tavolo con lo scopo di passare una bella giornata di festa, ma con la consapevolezza mal celata di non poterne più? Se sono veri - è gli esperti confermano - i risultati di una ricerca della rivista Riza psicosomatica, sarebbe meglio abolire il rituale del pranzo della domenica perché sei volte su dieci si trasforma in un incubo collettivo dove i commensali neanche riescono a parlare tra loro, mentre l’ansia cresce, ci si concentra sul cibo, e si cade vittima di quello che gli esperti chiamo “l’ingrasso emotivo”.
Non solo la tavola delle feste è responsabile di questa sindrome che colpisce in particolare i maschi (64 per cento) soprattutto i single di età compresa tra i 28 e i 34 anni. Anche la cenetta a due spesso finisce in un mutismo consumato davanti a una pizza e una birra, con lei e con lui che neanche si sfiorano con lo sguardo, preda di noia e ansia, interpreti di una pesantezza così assoluta da contagiare anche gli ignari vicini di tavola.
Già, per un italiano su quattro, cenare con la fidanzata o con i genitori è un incubo, anche se il 27 per cento neanche si ribella, perché è comunque una consuetudine impossibile da evitare, ma due su dieci la vivono come una terribile incombenza.
Il perché di tanta tortura va ricercato nel fatto che tra i vari commensali non ci sarebbe un vero legame affettivo, solo una conoscenza superficiale alimentata da conversazioni superficiali, quando pranzo non si traduce in un vero e proprio interrogatorio per i ragazzi costretti a dire ai genitori sempre le solite cose (come è andata la scuola? sei stato interrogato? come era il compito in classe? con chi esci oggi? e così via) che i più decidono di dribblare con un mugugno.
Innocui, ma ugualmente pesanti, sono i problemi di lavoro che gli italiani portano a tavola: silenzio, tanti pensieri e cibo ingurgitato senza neanche gustarne il sapore, è il quadretto che ne esce. E’ inquietante invece scoprire che tre su dieci tacciono perché troppo concentrati su loro stessi, oppure perché provano completo disinteresse per gli altri commensali.
Forse sono proprio questi ultimi che si pentono di non aver rifiutato l’invito finché erano in tempo e che cercano di estraniarsi per tutta la durata del pasto. Ma la maggior parte (il 24 per cento) si concentra sul cibo e mangia senza sosta per poi confessare, una volta abbandonata la tavola, di sentirsi appesantito fino alla nausea. Come se non bastasse il tasso di colesterolo alzato a colpi di creme e condimenti, ci sono anche i sensi di colpa e una forte sensazione di ansia che colpiscono il 22 per cento dei commensali. Niente a che vedere con l’immagine della famiglia felice riunita intorno alla tavola (solo il 19 per cento si definisce sazio e contento). Una fotografia di altri tempi, certamente più dilatati di questi, con meno richiami all’esterno per le giovani generazioni. Infatti, gli intervistati salvano solo le cene e i pranzi con gli amici, mentre l’ideale è rappresentato dalle pasti solitari davanti alla tv: un momento catartico contro lo stress della vita di tutti i giorni.
Il Mattino 3.5.04
Gli italiani grassi per noia:
mangiano per non parlare
Tra una portata e l’altra noia, ansia e silenzi imbarazzati. Oppure la tv accesa. Così gli italiani, per soffocare gli sbadigli e sfogare la tensione dei pasti in famiglia, si gettano sul cibo e diventano vittime di quello che gli esperti chiamano l’ingrasso emotivo. A rivelarlo è un’indagine di Riza psicosomatica secondo la quale, almeno in 6 casi su 10 i pranzi e le cene degli italiani, siano essi in famiglia, con i parenti o anche in coppia, sono sempre più silenziosi. Ci si riempie la bocca di continuo pur di non dover essere obbligati a parlare. Insomma, la tavola, da luogo in cui portare la gioia di stare in compagnia, si è trasformata - secondo l’indagine - nel luogo nel quale esplodono le frustrazioni e domina la noia.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»