giovedì 24 giugno 2004

cultura tolemaica 1:
alcuni articoli da Repubblica

Repubblica Salute 24.6.04
Sua signoria la Serotonina
La molecola che decide il nostro umore La produzione stimolata dal movimento e dalla digestione. E dallo psicofarmaco più famoso
di Francesco Bottaccioli


LA SEROTONINA, 5-idrossitriptamina (5-HT in sigla), viene prodotta da alcune decine di migliaia di neuroni (pochi rispetto a un contesto fatto di miliardi di cellule) collocati nel tronco dell'encefalo, posto nella parte bassa del cervello (i cosiddetti Nuclei del Rafe), Da qui queste cellule distribuiscono una selva di prolungamenti (assoni ricchi di collaterali) in avanti verso tutte le aree fondamentali del cervello e in basso verso il midollo spinale, dove si connettono sia ai neuroni che comandano il movimento (motoneuroni) sia a quelli che ricevono le sensazioni (neuroni sensitivi) sia ai neuroni del simpatico.
La molecola viene catturata tramite diversi tipi e sottotipi di recettore. Nell'intestino, ad esempio, la stimolazione del recettore 5-HT3 produce una sensazione di pienezza che può arrivare fino alla nausea violenta.
Molto studiato è il recettore che trasporta la serotonina (sert o 5-HTT). Un cattivo funzionamento del trasportatore può non solo ridurre la disponibilità di serotonina nei neuroni, con rabbia e depressione, ma anche un incremento della molecola fuori dai neuroni, con possibile aumento dell'infiammazione e alterazione della coagulazione del sangue. Questa alterazione può dipendere da una variante genetica che sembra diffusa e rilevante soprattutto per le donne. (f. b.)

Repubblica Salute 24.6.04
I "brutti pensieri" causati dai farmaci
Allarme delle Sanità Usa, inglese e canadese


Nelle scorse settimane le autorità sanitarie americane, canadesi e inglesi hanno messo in guardia prescrittori e assuntori di farmaci antidepressivi serotonergici, in particolare per quanto riguarda il loro uso nei giovani con meno di 18 anni di età.
La decisione della Fda, l'ente governativo Usa di controllo sui farmaci, è la più cauta. Da un lato ha chiesto alla Columbia University di riesaminare i 25 studi su questi farmaci, al tempo stesso ha deciso di scrivere sul foglietto delle istruzioni "non è stato provato che causino un incremento del rischio di suicidio". La qual cosa ha suscitato critiche e ilarità di un movimento d'opinione che da anni segnala alle autorità statunitensi il rischio che, in alcuni soggetti, l'inizio della terapia con serotonergici possa aumentare pensieri suicidi.
L'Agenzia governativa inglese (Mhra) ha invece deciso che, al momento, solo un farmaco, la fluoxetina, ha prove tali da essere usato nei giovani sotto i 18 anni. Tutti gli altri, la paroxetina, la sertralina, il citalopram, la fluvoxamina non sono meglio del placebo, e in più potrebbe aumentare il rischio di suicidio o di idee suicide. Recentemente su Lancet un gruppo della Università di Londra ha dimostrato che le aziende non pubblicano tutti i dati a loro disposizione, dai quali emerge un quadro più preoccupante di quello noto.
Gli studiosi denunciano la scarsa o nulla efficacia dei farmaci sopradetti, almeno nei giovani, e gli effetti avversi: l'aumento delle idee e dei propositi suicidi e la possibile sindrome da astinenza nel caso di una loro brusca interruzione. E se non sorprende l'astinenza, comune a altri psicofarmaci, per l'incremento dei propositi suicidi è difficile avanzare spiegazioni. E' noto da tempo solo un meccanismo di desensibilizzazione dei recettori da eccesso extracellulare di serotonina e l'esistenza di una variante genetica che renderebbe meno efficiente il trasporto della molecola, esponendo le persone portatrici a una grave alterazione della trasmissione serotonergica. Ma per ora sono ipotesi.
Resta il fatto che "Lancet" denuncia l'assenza di una ricerca di Stato, indipendente, ed il monopolio di fatto degli studi clinici delle aziende. Cita il caso dell'inglese Biobank, che vuole reclutare mezzo milione di volontari per la sperimentazione dei farmaci. Presidente del comitato scientifico della Biobank è John Bell, che è anche il direttore di Roche, il colosso farmaceutico. È evidente, afferma "Lancet", che il coinvolgimento di interessi è tale da porre sospetti sulla trasparenza e correttezza degli studi da cui poi verranno autorizzati nuovi farmaci. (f. b.)


Repubblica 24.6.04
Ne soffrono 2 milioni d´italiani, colpite le donne
Estate, stagione a rischio per gli attacchi di panico


ROMA - Attacchi di panico per oltre due milioni di italiani, Ed è l´estate la stagione più a rischio. Molte volte la vittima predestinata è donna: due terzi delle persone che ne soffrono, soprattutto tra i 18 e i 40 anni, sono donne, quasi sempre in carriera, in competizione e stressate. Ma sono anche le grandi città, Roma e Milano in testa, a contare il maggior numero di casi. Questi i numeri diffusi dal neurologo Rosario Sorrentino, membro dell´Accademia americana di Neurologia e a capo dell´Uiap, unità italiana contro gli attacchi di panico, presso la clinica Paideia di Roma, Il neurologo ritiene che in estate gli attacchi s´intensifichino. «In questa stagione - dice - si rompe con la quotidianeità e quindi ci si sente meno protetti. Ma soprattutto cambia il clima che incide notevolmente sull´insorgenza del disagio mentale». Almeno un italiano su tre ha vissuto un episodio di attacco di panico, la paura di morire, di respirare e di volare. Il 10% di questi malati è candidato ad avere il disturbo da attacco di panico

Repubblica 24.6.04
L'animale, grazie a una proteina, dimentica i traumi
Si studia un "supertopo" per vincere ansia e paura


ROMA - Si nasconde nel cervelletto uno dei nodi di quella "rete della paura" di cui i neuroscienziati stanno ricostruendo il tracciato. La scoperta, che appare domani sulla prestigiosa rivista "Neuron", è opera di ricercatori dell´università di Torino e della Fondazione Santa Lucia di Roma, coordinati da Piergiorgio Strata. Lo studio riguarda un tipo di sinapsi (il collegamento in cui passano i segnali tra i neuroni) che ha sede nel cervelletto, e che ha una proteina prodotta da un gene detto GRID2. Studiando topi con una mutazione genetica naturale che provoca la mancanza della proteina, i ricercatori hanno scoperto che questi animali non ricordano gli eventi traumatici (ad esempio la scossa elettrica presa passando in un certo punto di una gabbia). Mentre i topi normali imparano a evitare le zone a rischio, i mutanti al momento hanno paura, ma dimenticano lo shock quasi subito. «Lo studio - commenta Strata - conferma che il cervelletto è coinvolto in funzioni superiori complesse. Ed è un importante passo avanti verso terapie per le sindromi fobiche e post-traumatiche». (c.d.g.)