giovedì 10 giugno 2004

LATMOS
nella Turchia occidentale

informazioni ricevute da Nadia Medda

La mostra
"Antiche immagini dell'uomo"
- Le pitture rupestri preistoriche del Latmo -


è attualmente in corso presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli

fino al 31 luglio


La mostra sarà poi allestita a Ferrara al Castello Estense dal 15 settembre al 31 ottobre.

Il catalogo della mostra di Anneliese Peschlow-Bindokat edito dalla Philipp von Zabern è unicamente consultabile presso la biblioteca del Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico Pigorini di Roma.

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alcune immagini (abbastanza scadenti purtroppo) di quelle pitture possono essere viste all'indirizzo seguente: www.naturundmensch.de e un'altra, forse migliore, può essere vista cliccando qui

Le pitture rupestri del VI millennio a.C.

Pitture rupestri preistoriche del Latmos. Dalla Turchia occidentale, una importante esposizione che presenta al pubblico una delle più interessanti e spettacolari scoperte dell'archeologia preistorica mediterranea negli ultimi anni, frutto di una ricerca condotta dall'Istituto archeologico di Berlino sotto la direzione di Annelise Peschlow-Bindokat, attraverso lo studio e l'interpretazione delle pitture preistoriche del Latmos. Questi disegni, la maggior parte riconducibili al VI - V millennio a.C., sono le uniche testimonianze finora note dell'arte rupestre in Asia Minore occidentale. Le figure, realizzate con uno stile chiaramente simbolico e di piccole dimensioni, rappresentano in sintesi le prime "immagini di famiglia". Diversamente dalle pitture rupestri paleolitiche dell'Europa occidentali, raffiguranti principalmente animali, l'interesse delle pitture del Latmos s'incentra sulla figura umana non durante attività quotidiana di caccia, allevamento o raccolta ma con prevalenza di coppie uomo - donna.


al proposito riproponiamo un articolo da La Repubblica del 30.01.04
già inserito in questo blog al momento della sua pubblicazione

La scoperta in Turchia: immagini di uomini, donne, bambini
Ecco il primo ritratto di famiglia è vecchio di ottomila anni

A Latmos, sui versanti della montagna, ne sono state contate 140 per un totale di oltre 500 figure: una mostra fotografica da oggi a Lecce l'intervista L'uomo diventa sedentario e getta le basi per il suo nucleo di discendenza I dipinti sono stati fatti con ematite rossa sui massi del monte: forse luoghi sacri
di CINZIA DAL MASO


ROMA - Sono i primi ritratti di famiglia, i primi al mondo. Segnano il momento in cui l' uomo, diventato agricoltore e sedentario, crea la famiglia, il senso di discendenza e di ereditarietà, la società modernamente intesa. E la rappresenta. è una scoperta davvero eccezionale. Immagini di uomini e donne affrontati o abbracciati, gruppi di tre o più persone sempre abbracciati o accostati o in cerchio. A volte sono figure piccole e grandi assieme che paiono l' intera famiglia riunita, nonni genitori e figli pronti per il ciak. A "scattarlo" circa sette-ottomila anni fa è stato un abilissimo pittore che, munito di abbondante ematite rossa, l' ha fissato per sempre su massi e ripari del monte Latmos nella Turchia occidentale. Abile davvero nel ritrarre uomini longilinei ma con solide gambe e la testa a zig-zag o a forma di "t", e donne di profilo per evidenziare le natiche abnormi ma così leggere che paiono danzare. Sono figure bellissime, eleganti nella loro essenzialità. Le ha scoperte e indagate Anneliese Peshlow dell' Istituto archeologico germanico di Berlino in anni di paziente ricognizione su ogni versante della montagna. Finora ha contato in tutto 140 pitture per un totale di oltre 500 figure rappresentate. E ha finalmente deciso di farle conoscere al mondo con una mostra fotografica che dalla Germania è scesa in Italia e oggi si inaugura al Convento dei Teatini di Lecce. Inaugurazione seguita il giorno dopo da una tavola rotonda che vedrà convergere a Lecce il fior fiore dell' intellighenzia mondiale in fatto di Neolitico. Tutti ad ascoltare la Peshlow, il suo racconto. Perché finora pareva che l' arte dell' uomo neolitico si limitasse a qualche statuina in pietra o argilla o poco più. Finora c' erano solo le stanze-tempio di Catalhoyuk (in Turchia centrale) e le pitture della grotta di Porto Badisco (sulla costa adriatica, proprio vicino Lecce) a dire che i primi agricoltori non tenevano solo il capo chino sulla terra ma sapevano anche produrre grande arte. Parevano isolate eccezioni. Poi, qualche anno fa, d' improvviso, in Turchia sud-orientale (area-chiave per le origini del Neolitico) sono spuntate le enormi teste d' uomo in pietra di Nevali Cori, e gli svettanti pilastri di Gobekli Tepe con grandi rilievi di uomini e animali. E ora giunge la sorprendente scoperta del Latmos. Tutte in un' asse che va dalla Turchia al Salento. Solo lì, almeno per ora. Ancora pochi e per noi ancora enigmatici. Ma sufficienti per dirci che il Neolitico non è stata solo una rivoluzione tecnologica e sociale, il momento in cui l' uomo ha cominciato a dominare la natura e a riunirsi in villaggi. Col Neolitico è nato anche il concetto moderno di arte. Per questo Isabella Caneva dell' Università di Lecce ha voluto riunire (nell' ambito della Scuola di specializzazione in archeologia) tutti i suoi colleghi. Per andare a fondo, capire bene la portata rivoluzionaria dell' arte neolitica, la sua importanza anche per noi moderni. «Prima, nelle caverne paleolitiche, l' uomo dipingeva il mondo esterno di cui aveva timore, feroci animali braccati da intrepidi e solitari cacciatori», spiega Caneva. «Col Neolitico dipinge se stesso, il proprio mondo. Perché è lui al centro del mondo. Anche gli animali di Gobekli Tepe sono in realtà animali domestici dal significato simbolico. A Catalhoyuk è la casa tutta, decorata con pitture ed enormi rilievi, ad assurgere a simbolo della nuova società. Col Neolitico nasce un nuovo modo di pensare, "moderno", che si riflette nell' arte. Nasce il ruolo sociale dell' arte». Delle sue forme, simboli e significati, si dibatterà domani a Lecce.


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